QUESTO POST NON CONTIENE SPOILER SULLA QUINTA STAGIONE.
Le consuete e puntuali riflessioni che Dexter suscita sono arrivate al rispettabile traguardo della quinta serie. Lo schema abbiamo imparato a conoscerlo: si parte da un assunto base e cioè quello di un protagonista serial killer che soddisfa un istinto omicida rispettando un codice d'onore discutibile ma che a suo modo gli permette di unire l'utile al dilettevole. Le prime due stagioni erano state improntate al meccanismo più interessante: come far empatizzare il pubblico con un "mostro"? La sfida fu ampiamente vinta, non solo per il successo di pubblico (che in America non fa testo, visto che da quelle parti è ancora fortemente considerato lecito il desiderio di punire a morte chi si macchia di orribili crimini) ma soprattutto per le dinamiche seriali messe in campo a sostegno dell'obiettivo da raggiungere. La terza serie propose un capovolgimento della prospettiva: e se Dexter piacesse a tal punto da far nascere spirito di emulazione? La quarta, e forse la migliore, serie sottolineava la nascente preoccupazione del protagonista verso i doveri familiari e come questo potesse conciliarsi con la sua sete assassina. La risposta finale fu tanto spiazzante quanto inaspettata: non si può; sono due mondi che non possono coincidere e che finiranno prima o poi con il distruggersi a vicenda.
Le consuete e puntuali riflessioni che Dexter suscita sono arrivate al rispettabile traguardo della quinta serie. Lo schema abbiamo imparato a conoscerlo: si parte da un assunto base e cioè quello di un protagonista serial killer che soddisfa un istinto omicida rispettando un codice d'onore discutibile ma che a suo modo gli permette di unire l'utile al dilettevole. Le prime due stagioni erano state improntate al meccanismo più interessante: come far empatizzare il pubblico con un "mostro"? La sfida fu ampiamente vinta, non solo per il successo di pubblico (che in America non fa testo, visto che da quelle parti è ancora fortemente considerato lecito il desiderio di punire a morte chi si macchia di orribili crimini) ma soprattutto per le dinamiche seriali messe in campo a sostegno dell'obiettivo da raggiungere. La terza serie propose un capovolgimento della prospettiva: e se Dexter piacesse a tal punto da far nascere spirito di emulazione? La quarta, e forse la migliore, serie sottolineava la nascente preoccupazione del protagonista verso i doveri familiari e come questo potesse conciliarsi con la sua sete assassina. La risposta finale fu tanto spiazzante quanto inaspettata: non si può; sono due mondi che non possono coincidere e che finiranno prima o poi con il distruggersi a vicenda.
La quinta stagione si è appena conclusa negli USA e nel primo episodio riprende esattamente il filo della quarta: Dexter Morgan ha fallito, non è riuscito a tenere insieme famiglia e sangue e ne consegue che sarà costretto a rimanere solo per sempre. L'inizio di stagione mostrava un evento troppo crudo, perfino per il protagonista e dunque per il pubblico: Dexter, frustrato e sofferente per il suo fallimento, uccide il primo uomo che gli capita a portata di mano e per quanto gli autori ci mostrino un evidente "bad guy", neanche ciò giustifica l'efferato (ennesimo) crimine del nostro Dexter. Da qui si poteva ripartire per una nuova e rischiosissima scommessa su cosa il pubblico è disposto a sopportare ma gli autori non hanno osato e hanno preferito glissare. La vicenda portante della quinta stagione, infatti, è la vendetta e la redenzione. Dexter si convince che per sopportare il dolore di ciò che gli è capitato dovrà aiutare qualcun'altro ad elaborare il medesimo lutto, coinvolgendo una donna (la new-entry Julia Stiles) nella sua fame di sangue. Tra alti e bassi a cui le precedenti serie non ci avevano abituato, la quinta stagione si conclude con una risposta per nulla consolatoria, né per il protagonista né per il pubblico: Dexter è un mostro; non importa il codice d'onore, non importa quanto schifosa sia la vittima che capita sul suo tavolo della morte, ciò che importa è che nulla di quello che il protagonista compie lo porta a sbarazzarsi del suo "passeggero oscuro". Quella voglia di uccidere è sempre lì, è inamovibile, è insaziabile. E' un ritorno alle origini che fa piacere, se così si può dire: le ultime due stagioni sembravano aver assunto un atteggiamento assolutorio su Dexter, mentre il finale della quinta ci riporta con i piedi per terra: il protagonista è un pur sempre un mostro, un assassino ingiustificabile, un emarginato. E' davvero così semplice empatizzare con lui?
Sarà probabilmente il perno della sesta stagione, nonché valvola di sfogo. La quinta, infatti, ha dovuto necessariamente puntare tutto su Dexter e il terremoto interiore portato dagli eventi della quarta stagione. La sesta, adesso, può tornare a volare ancora più in alto e magari produrre altra meravigliosa letteratura come ha fatto con la quarta. C'è di certo che uno dei grandi interrogativi dei fan, ovvero se Debra Morgan scoprirà mai che suo fratello è un serial killer, sembrava essere stato messo di lato mentre nell'ultimissimo episodio della quinta stagione ritorna prepotente. E al riguardo, i brividi sulla schiena sono assicurati!