12.2.09

Correndo con le forbici in mano

Running with scissors di Ryan Murphy
(2006) USA

L'esordio alla regia del creatore di Nip/Tuck è uno schizofrenico viaggio nel mondo di un gruppo di persone che per vie molto perverse forma una sorta di famiglia; tanto più si avvicina al concetto di famiglia se pensiamo che gli elementi di molte di queste si fanno più male che bene l'un con l'altro. La storia reale di Augesten Burroughs e del suo drammatico rapporto con una madre decisamente instabile è narrato nel pieno stile di American Beauty: quindi piuttosto che farci inorridire per l'incredibile quantità di idioti che popolano il mondo (l'America, in questo caso), il regista ci fa empatizzare con loro, proviamo pietà per loro e per le loro disgrazie che tutto sommato sembrano essere il risultato di un'intera società andata a male piuttosto che le conseguenze di scelte sbagliate; per esempio, il personaggio della bravissima Jill Clayburgh è inghiottita dall'orrendo cliché della casalinga americana che però è talmente frustrata da non riuscire neanche a tenere in ordine la casa. Ovviamente, tutta l'attenzione è per il protagonista alla soglia dei 15 anni e per il doloroso distacco da sua madre (Annette Bening che ruba la scena a tutti ogni volta che viene inquadrata), resosi necessario dall'evidenza che le sue nevrosi stavano finendo per divorare quel che di buono c'era nel ragazzo; insomma, Augesten non vuole fare la fine di suo padre o del dr. Finch che ha messo su una famiglia talmente psicoanalizzata da non avere più nessun freno inibitorio e nessuna regola. 
Quel che il film ha da offrire, insomma, non è nulla di nuovo. Questo perché Murphy dovrà perfezionare il suo stile che ha molto da offrire ma non sfugge a tutti i cliché del genere (la signora Burroughs che impazzisce di brutto e balla sotto una pioggia di neve nella sua camera da letto con un classico degli anni '70 sparato a tutto volume... è davvero troppo!) svalutando così l'esito complessivo dell'opera; raccontare una storia straordinara in modo del tutto ordinario non è davvero quello che mi aspettavo, visti i precedenti televisivi. E poi ancora non mi sono abituato ai film narrati in prima persona dove quindi si suppone che tutto sarà visto dall'ottica del protagonista e della sua esperienza diretta esclusiva, cosa che poi non avviene. E' il genere di cosa che mi fa un pò incazzare.

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