29.6.09

Confessioni di una mente pericolosa - 3

Ho stroncato Australia di Baz Luhrmann ancora prima di vederlo.

27.6.09

Confessioni di una mente pericolosa - 2

L'idea che il 3D sia la salvezza del cinema, così come lo conosciamo, mi fa un po' tristezza.

24.6.09

Confessioni di una mente pericolosa - 1

Io non stimo Tim Burton. L'hype intorno al suo Alice nel paese delle meraviglie è un déjà vu.

8.6.09

Lasciami entrare

Lat den ratte komma in di Tomas Alfredson
(2008) Svezia

Magnifica opera di intenso spessore, un piccolo film che entra in punta di piedi nel cuore per restarci. Lasciami entrare ha fatto furore un po' dappertutto e il motivo è presto detto: è quel gioiellino che tutti vorrebbero fare ma nessuno realizza, la perfetta sintesi tra emozione e necessità di trama, tra il racconto di un sentimento che si intreccia con l'azione del narrato, il tutto in un equilibrio invidiabile. 
Quello che più colpisce è la fortissima idea di cinema che emerge dalla regia: Tomas Alfredson dimostra un'originalità di intenti ed idee che raramente si è vista negli ultimi anni, lavorando per sottrazione a tutti i livelli: nei dialoghi, nella recitazione, nella messa in scena, tutto ciò che non è funzionale alle precise ambizioni dell'autore viene scartato. Per questo motivo il film riesce a raccontare temi complessi (forse abusati) dell'adolescenza senza mai scadere nel cliché o nel banale, intrecciando la vita del piccolo Oskar a quella del vampiro Eli, facendo scontrare due forme di emarginazione, di solitudine e di alienazione difficilmente distinguibili. Si sente, insomma, la matrice letteraria della storia ma una volta tanto senza essere pedante e senza accusare nessuna assenza. Il crescendo emotivo della storia verrà poi esaltato nell'ultima, formidabile scena, il culmine dell'originalità di Alfredson. E a quel punto io ero definitivamente conquistato dal candore e dalla semplicità di una storia che riesce ad essere caldissima nonostante la gelida ambientazione. 
Non si può perdere questo film e non fatevi fregare dal fatto che lo hanno spacciato per un horror: il film va ben oltre e si propone obiettivi molto più ampi che l'etichetta di genere.