25.10.08

Appaloosa (Rome FilmFest 2008)

Appaloosa di Ed Harris
Rome FilmFest 2008
PREMIERE

Forse non è un caso che durante l'incontro con la stampa Ed Harris fa saltare ironicamente fuori il nome di Sarah Palin quando si parla di eroi. Perché il bellissimo Appaloosa sembra avere fra i tanti suoi punti di forza quello di ridare centralità ad un ruolo, quello maschile, che forse è stato fin troppo maltrattato nel recente cinema americano. E se in Italia si punta sulle lacrime virili di Favino, Ed Harris mette in scena un wester tradizionale ed innovativo al tempo stesso (provare per credere) nel quale i personaggi maschili si prendono tutta la scena; un rapporto di amicizia virile destabilizzato solo dall'ingresso nella storia di una donna molto poco apprezzabile e responsabile di diverse nefandezze. Appaloosa è girato tutto sul rapporto tra i due protagonisti (lo stesso Harris e Viggo Mortensen, quest'ultimo in un'interpretazione bellissima in ogni sua componente: sguardi, voce, atteggiamenti) e sulla fine di un'era, quella del selvaggio west, che se da una parte mette via pistole e violenza, dall'altra concede l'ingresso in scena di una classe altrettanto selvaggia, quella capitalista (Appaloosa finisce laddove potrebbe iniziare Il petroliere di Anderson).
Lo sguardo di Harris regista è molto preciso: ricerca la fermezza della macchina da presa (le pochissime scene con macchina a mano, infatti, saltano subito all'occhio) pur avendo a che fare con una storia molto dinamica: ci sono i paesaggi da mostrare e la netta impressione è che non siano tanto gli uomini a cambiare quanto la terre intorno e di conseguenza le loro possibilità di scelta e di movimento (dove per movimenti non si intende andare dal punto A al punto B, ovviamente). C'è chi questo cambiamento lo assume pur non volendolo dare a vedere e chi invece ne prende atto ma preferisce sfuggirgli e portare avanti la propria esperienza su quegli stessi binari finchè dura.
Ecco allora che Appaloosa ritorna al presente pur sceneggiando un tempo e dei personaggi che non esistono più, volendo solo raccontare una storia dai ricchissimi momenti ironici fatta di personalità affascinanti e forti e tralasciando le implicazioni morali che per forza di cose saltano fuori; nel fare ciò Harris non riesce ad annoiare neanche un attimo stando ben attento a non far durare il film quella mezz'ora in più a cui un presunto autore di mestiere non avrebbe saputo rinunciare e mantenendo salda la regia anche nei momenti più statici.

3 commenti:

Alberto Di Felice ha detto...

Bene. Speriamo arrivi presto. Per ora la mia aspettativa è quella di riprovare la soddisfazione di "Open Range". Ma le aspettative è sempre meglio non averle.

Fabrizio ha detto...

Questo film è stato veramente una piacevole sorpresa...soprattutto visto che il genere non mi attira tanto..

Anonimo ha detto...

A me è piaciuto molto, devo dire però che non ho apprezzato particolarmente la debolezza del personaggio di Irons e la recitazione della Zellweger, ma sono piccolezze lo so. Comunque gran bel western ironico.
Ale55andra