31.5.06

Lieto fine per Blade Runner?

Sembra che la lunga storia di Blade Runner stia per avere una degna conclusione. Molti ricorderanno che la pellicola cult di Ridley Scott è uscita in due versioni: la prima fu pesantemente influenzata dai produttori, la seconda fu un Director's Cut che però lasciò insoddisfatto lo stesso regista. In questi lunghi anni Ridley Scott si è impegnato a rimettere mano al film per dagli una forma definitiva e sembra che in occasione del 25° anniversario dalla sua prima uscita, la Warner lascerà libero il regista di realizzare un Final Cut che uscirà nei cinema per poi approdare in una specialissima edizione dvd che conterrà le 3 versioni del film più numerosissimi extra.

30.5.06

L'horror si tinge d'Argento

Ricordate quando Dario Argento era capace di realizzare pellicole horror di grande classe? E ricordate che nel 1977 Dario Argento iniziò una trilogia sul tema delle streghe, dal nome Le 3 Madri, iniziata con Suspiria, proseguita nel 1980 con Inferno e a cui manca ancora il capitolo conclusivo? Ebbene, il regista sta per girare il terzo episodio della trilogia dal titolo The mother of tears che prenderà le mosse proprio da dove finiva il secondo film. Fra i nomi che circolano per il cast, è di rilievo quello di Max von Sydow che ha già lavorato con Argento nel discutibilissimo Non ho sonno. Il film è sceneggiato dallo stesso regista ed è prodotto dalla Medusa anche con budget americani. Forse, tornando alle sue origini, è la volta buona che Dario Argento tornerà ad essere quel grande che ci invidiavano anche negli Stati Uniti.

The Corporation

The corporation di Mark Achbar, Jennifer Abbott
(2003) USA

Questo documentario è un durissimo atto d'accusa al fenomeno delle Corporation americane, quelle multinazionali che fin dalla prima rivoluzione industriale hanno fatto perno sul capitalismo selvaggio per arricchirsi spudoratamente a danno della società e del suo sistema ambientale. Mark Achbar (con Jennifer Abbot come co-regista) cerca di illustrare nascita e sviluppo di questo fenomeno e di tutte le sue conseguenze non solo nel campo dell'economia; vediamo così nel dettaglio il radicarsi di un metodo poco ortodosso di far soldi, l'inquinamento causato dalle grandi industrie, la riluttanza delle corporation a rispettare regole e leggi e dunque i disastri che ne conseguono.
L'idea è forte, il tema è di indubbio interesse e le voci interpellate autorevoli e competenti, c'è perfino Michael Moore che dopo la vittoria a Cannes con Faranheit 9/11 è diventato il simbolo del cinema documentaristico. Eppure la costruzione di questo film risulta un pò artificiosa, a tratti lenta; manca di ritmo e di certo 145 minuti di durata non aiutano. Il taglio è troppo da servizio giornalistico televisivo e anche se alla fine suscita domande che feriscono la morale degli spettatori, qualche sbadiglio di troppo durante la visione sancisce che qualche sbaglio nella regia c'è stato. E' comunque un film da vedere, se non altro per le forti tematiche.

29.5.06

Dubbi esistenziali

"Potresti almeno provare! Sei uno studentello sfigato che a stento riesce a pagarsi gli studi! Un'entrata extra, per quanto esigua, ti farebbe comodo!" E' con questa motivazione che mi hanno proposto di attivare AdSense di Google su questo blog (che per chi non lo sapesse, si tratterebbe di ospitare annunci pubblicitari, di solito 4 mini-annunci sulla home-page). La tentazione ci sarebbe, certo ci vorrebbe un periodo di prova per vedere se ne vale davvero la pena. Ma la cosa non mi convince. Quella parte di me che con passione ed energia si prodiga per questo blog vedrebbe la cosa come uno snaturamento, un tradimento verso me stesso e voi che leggete. Dunque ho pensato di chiedervi un parere: infondo siete voi affezionati lettori che decretate la vita di questo blog e dunque solo a voi spetta l'ultima parola. Fatemi sapere cosa ne pensate; se volete, anche in forma privata. E io mi atterrò al vostro parere.
Vi ringrazio di cuore.

Crash

Crash di Paul Haggis
(2004) USA

L'esordio alla regia cinematografica di Paul Haggis è il film che all'ultima notte degli Oscar ha vinto a sorpresa il premio di miglior film sbaragliando un concorrente come Brokeback di Ang Lee di cui si diceva avesse la vittoria in tasca. Crash è un film corale che gira intorno la lunga giornata di una serie di individui le cui vite si sfiorano appena eppure si influenzano fra di loro; il tutto sul sottile filo del razzismo, tematica quanto mai attuale in America di questi tempi. Crash colpisce al cuore proprio perchè narra di un tema scomodo in modo scomodo, senza mezzi termini, senza paura di risultare politicamente scorretto ma con la dichiarata intenzione di narrare qualcosa che sia vero e sincero. La storia è forte, è d'impatto e questo è il primo punto a suo favore; il secondo è il cast, straordinario e impeccabile, una serie di attori che dà il meglio di sè ognuno nel suo spazio, senza tentare di prevaricare gli altri attori e i loro personaggi. Ognuno fa la sua parte e la fa straordinariamente bene nei limiti che gli vengono concessi. Questi due elementi, sceneggiatura e cast, sono quelli vincenti perchè, dispiace dirlo, la regia non regala nulla di impressionante, si limita a raccontare senza sprazzi di originalità; Paul Haggis non è Paul Thomas Anderson (per non dire Robert Altman) e non puoi legare personaggi lontani da loro con una canzone pop in sottofondo senza tirarti addosso un pesante paragone.
Crash è un bel film, che può suscitare vivaci discussioni e che rivitalizza il fascino dei film corali inserendolo in una dimensione nuova non ancora del tutto esplorata. Ma non arriva tanto in alto quanto potrebbe.

28.5.06

Cannes:politically (s)correct

Finale a sorpresa al Festival di Cannes. I pronostici vengono spiazzati, i premi individuali che vengono assegnati ad interi cast di un film. Cose mai viste a Cannes, insomma, che io sappia almeno. Potremmo dire che il premio per la sceneggiatura ad Almodovar sa di consolazione per la mancata Palma d'Oro; potremmo dire che Penelope Cruz, per dirne una come altre o altri, non potrà neanche godersi il premio di miglior attrice perchè se lo deve spartire con altre 40 persone. Cose strane, insomma. Wong Kar-Wai passerà alla storia come il presidente più bizzarro di Cannes.Detto questo, i premi:
  • Palma d'oro: Ken Loach per The wind that shakes the barley;
  • Gran Prix: Flandres di Bruno Dumont;
  • Sceneggiatura: Almodovar con Volver;
  • Miglior regista: Inarritu con Babel;
  • Migliore interpretazione maschile: tutto il cast di Indigenes (Jamel Debbouze, Roschdy Zem, Sami Bouajila e Samy Naceri);
  • Migliore interpretazione femminile: tutte le attrici di Volver (Penelope Cruz, Carmen Maura, Blanca Portillo, Yohana Cobo, Lola Duenas e Chus Lampreave);
  • Premio della giuria: Red Road di Andrea Arnold;
  • Miglior cortometraggio: Palma d'oro: Sniffer di Bobby Peers;
  • Premio Caméra d'or: Fost sau n-a fost? del romeno Corneliu Porumboiu;
  • Un Certain Regard: Luxury Car di Chao Wang;
  • Fipresci: Le Climats del turco Nuri Bilge Ceylan;
  • Semaine de la critique: Gran Prix a Les amities malefiques del francese Emmanuel Bordieu;
  • Quinzaine des Réalisateurs: Anche libero va bene di Kim Rossi Stuart.

Il Festival di Roma fa le cose in grande

E' stato concluso al Festival di Cannes l'accordo di collaborazione tra CINEMA. Festa Internazionale di Roma e la celebre rivista americana di cinema Variety, che affiancherà la manifestazione in qualità di "international media partner". Si è dichiarato felicissimo il Presidente della Festa Goffredo Bettini, orgoglioso di aver strinto un accordo con la bibbia del cinema mondiale, nota per la sua autorevolezza ed indipendenza di giudizio e per essere stata la prima rivista internazionale di cinema ad aprire una redazione a Roma. Oltre a dedicare ampi spazi alla manifestazione sulle sue pagine, la rivista sarà coinvolta direttamente in alcuni degli eventi in programma sul fronte professione, incontri ed omaggi.
(da 35mm.it)

27.5.06

Mi ospitano su Pellicola Scaduta 2.0 (II)

I ragazzi di Pellicola Scaduta 2.0 mi offrono ospitalità per la seconda volta con l'articolo scritto in occasione di un esame universitario, "Il conflitto e la sua rappresentazione". Non è solo un invito a leggere il mio scritto ma anche a tenere d'occhio questo portale realizzato con passione e impegno. Io li ringrazio e gli rinnovo i miei complimenti. Per qualsiaso commento all'articolo, potete fare riferimento a questo post. Grazie.

Manuale d'amore

Manuale d'amore di Giovanni Veronesi
(2005) Ita

Manuale d'amore (qui potete leggere la presentazione del film, alla presenza dell'intero cast, a cui ho partecipato) è un film che nasce intenzionalmente come omaggio alla classica commedia italiana, quella che ha fatto storia nel nostro paese e nel mondo. E' innegabile che questa commedia corale sia innanzitutto divertente e ben orchestrata; tenere a bada un cast così numeroso e colorito non deve essere stata impresa facile ma Veronesi non solo dirige con classe e professionalità ma tira fuori da ognuno dei protagonisti il meglio. Silvio Muccino, qui al suo primo ruolo da commedia, è così sorprendente da confermare la sua maturazione artistica e lo stesso si può dire di Jasmine Trinca; Margherita Buy è strepitosa, in breve tempo arricchisce il suo personaggio di tutte le sfumature di cui ha bisogno, coadiuvata da un sempre ottimo Sergio Rubini. Lo stesso si dica della sorprendente Luciana Littizzeto troppo imbrigliata, forse, nel suo eterno ruolo da donna inacidita e impertinente eppure la sua crisi isterica dopo aver scoperto il tradimento del marito è impeccabile. E infine Carlo Verdone: un fuori classe, un'interpretazione fantastica che gli ha fruttato meritatissimi premi e non si fatica a crederlo; in questo film Verdone dimostra definitivamente di saper essere un eccellente attore anche quando è al servizio di un buon regista d'attori. (Una menzione speciale al mini-ruolo di Dante/Francesco Mandelli, esilarante!!)
Il segreto di questo pellicola sta tutto qui: una sceneggiatura ben scritta, un regista esperto ed una serie di attori italiani che, seppur provenienti ognuno da esperienze diverse, hanno tutti nel proprio DNA la commedia italiana, quella ironica, anche un pò cinica, che ci contraddistingue. Questo film mi ha piacevolmente colpito, mi ha divertito e mi ha commosso, sempre nei momenti giusti. E' un risultato notevole che non fa maledire l'arrivo (prossimo venturo) di un secondo capitolo. Ecco, aggiungerei, basterebbe un film come questo all'anno piuttosto che i cinepattoni per renderci fieri della nostra commedia.

26.5.06

Giordana varca la frontiera

Marco Tullio Giordana si appresta a dirigere un nuovo film con finanziamenti francesi e giapponesi. L'annuncio è stato fatto a Cannes e si prevede l'inizio delle riprese nel 2007 e un ricco budget di 10 milioni di dollari. Il film sarà un adattamento del romanzo "Mercure" di Amelie Nothomb e probabilmente vedrà nel cast la presenza di due star francesi.
Giordana è conosciuto e apprezzato non solo in Italia ma anche all'estero grazie al notevole successo ottenuto a New York con La Meglio Gioventù. E' un importante riconoscimento per un modo tutto italiano di fare cinema che ci auguriamo non venga snaturato una volta varcata la frontiera.

25.5.06

Fuoco cammina con me

Twin Peaks: Fire Walk with Me di David Lynch
(1992) USA

Qualche tempo fa ho scritto di Twin Peaks perchè avevo appena terminato di rivedere le due intere stagioni ed un post era d'obbligo. Ora, non solo ho rivisto ancora una volta l'intero serial (revisione condensata: al ritmo di 2/3 episodi a notte) ma ho concluso il ciclo con la visione di Fuoco cammina con me, il film che David Lynch girò per porre fine (ma sarà vero?) a tutti gli interrogativi rimasti insoluti all'interno del serial, soprattutto su cosa sia la mistica Loggia Nera e che ruolo hanno i suoi bizzarri inquilini (fra tutti, il temibile nano). Prima di continuare, una doverosa precisazione: molti accusano Lynch di aver realizzato questo film come pura mossa commerciale ma l'affermazione si può facilmente smentire; basti dire che il serial Twin Peaks ha avuto uno spaventoso calo di audience verso la fine che non solo ha causato la chiusura della serie ma che ha scoraggiato chiunque dall'investire ancora sul prodotto. A questo va aggiunto il fatto che invece di realizzare una sciatta trasposizione filmica del serial o dare una risposta all'inquietante finale del serial, Lynch ha ben pensato di tornare indietro, partendo dalla prima vittima del malefico Bob per poi approdare all'ultima settimana di vita di Laura Palmer (Sheryl Lee che dà il meglio di sé); fra questi due estremi, una breve apparizione di Cooper (l'adorabile Kyle MacLachlan) e dei motivi della sua predestinazione a finire in quella torbida provincia che è Twin Peaks. E forse, anche la risposta a chi ancora si chiede che fine ha fatto dopo il serial.
Premesso tutto ciò, il film. Un gradino sotto alla brillante filmografia di Lynch, ma non per questo meno stupefacente degli altri. Anzi, questa volta c'è un piacere morboso da parte del regista nel giocare con gli spettatori: tutti credono di sapere chi sia Laura Palmer, cosa le è successo e perchè; invece, nel pieno delle sue aspirazioni, Lynch fornisce domande ma anche complesse chiavi di lettura, il tutto nel suo stile surreale e allucinato che lo contraddistingue: scene di autentico terrore orchestrate come solo a Lynch riesce, personaggi che hanno ben poco di umano, cittadini provinciali soffocati dalle peggiori perversioni e trasgressioni. Il film sta un gradino sotto al solito Lynch, dicevo, perchè seppure la maestria nell'evocare emozioni come l'angoscia, il terrore e la pietà rimangono intatte nella regia, l'altra tematica cara all'autore, il doppio (disgustoso) volto della società americana viene trascurato (ma non cancellato del tutto) dalla necessità di incentrare il tutto sulla triste vicenda di Laura Palmer. Opera riuscita solo a metà dunque (come del resto lo era anche Twin Peaks come avevo già scritto in precedenza) ma non per questo da sottovalutare. Il fascino di alcune sequenze è intatto e indiscutibile, così come le sottigliezze tipiche del cinema di questo regista.
David Lynch si è spogliato dalla gabbia della televisione con l'intenzione di dare il meglio per il "prologo conclusivo" di Twin Peaks ma si è trovato a fare i conti con tutta quella enorme carne messa a fuoco nell'arco di due stagioni del serial. Io consiglio caldamente Fuoco cammina con me a chiunque ami il cinema di Lynch perchè, nonostante tutto, è Lynch allo stato puro. Tutti gli altri, quelli che non si divertono a mettere insieme i pezzi di un intricatissimo puzzle, ne stiano alla larga.

Quando si dice "la gallina dalle uova d'oro"

A fronte dello stupefacente successo de Il Codice Da Vinci di Ron Howard, la Sony starebbe pensando (alcuni danno la notizia come certa) di insistere sulle avventure del professor Langdon e quindi di girare un film anche su Angeli e Demoni, altro libro di successo di Dan Brown che precede i fatti del più celebre Codice. A rendere interessante l'idea anche l'assunto del romanzo; infatti, se il Codice Da Vinci voleva gettare ombre sulla figura di Cristo, Angeli e Demoni è invece un thriller ambientato fra le mura del Vaticano dove cospiratori e assasini stanno ai più alti vertici della gerarchia ecclesiastica e combattono la scienza in nome della religione. Nei panni del protagonista, potrebbe esserci ancora Tom Hanks.
C'è da credere che se la Chiesa continuerà con le sue stomachevoli lamentele a fare pubblicità ai film tratti dai romanzi di Dan Brown, il successo sarà ancora una volta assicurato!

23.5.06

A tavola con Vittorio Storaro

Appuntamento alle 20.30 e in cose del genere non si fa mai tardi. Vittorio Storaro arriva puntuale e si siede al suo tavolo per l’aperitivo in compagnia di 5 persone. Quando gli vengo presentato mi guarda con simpatia, mi chiede il mio nome e poi, lasciandomi sinceramente sbalordito perché non speravo in tanto, mi invita a sedersi al suo tavolo, proprio al suo fianco. Mentre saluta i suoi commensali, ogni tanto si volta verso di me e mi dice sorridendo: “Stai buono che ora mi dedico subito a te.” Arriva l’aperitivo, allunga il suo bicchiere verso di me e brindiamo alla salute. Il tempo di ordinare la cena e poi si dedica completamente a me. Ha l’aria affabile, molto schietta, mi guarda fisso negli occhi quando parla (e nella breve distanza a cui eravamo mi faceva sentire piuttosto intimidito) e muove spesso le mani. Mi chiede cosa studio e timidamente rispondo, dopodiché passo al contrattacco.
Chiedo al maestro Storaro se, innanzitutto, la Sicilia e in particolare il castello Maniace della mia città, Siracusa, siano stati dei buoni set per la fiction televisiva su Caravaggio a cui sta lavorando come, ovviamente, direttore della fotografia. “Si,” risponde “ci siamo trovati molto bene. Abbiamo girato al castello Maniace come fosse la fortezza di Malta da cui Caravaggio fuggì rocambolescamente. Abbiamo girato anche ad Augusta, in un bellissimo castello diroccato.” Ho letto, chiedo, che ha aderito a questo progetto con entusiasmo perché vedeva ottimi spazi per continuare la sua opera di studio sugli elementi a lei tanto cari, l’ombra e la luce. “Si, la figura di Caravaggio e la sua arte sono ottimi materiali per il mio lavoro. Del resto è lo stesso Caravaggio ad offrire ampie ispirazioni. Lei conosce Caravaggio?” Annuisco imbarazzato, per sommi capi aggiungo. “Ecco, dovrebbe approfondire la conoscenza, anche perché gli studi che le scuole e le università offrono al riguardo non approfondiscono abbastanza la sua grandezza. Le scuole si limitano ad insegnare la tecnica, tralasciando la filosofia e l’arte che si cela dietro ai grandi autori. Dico che è giusto studiare la tecnica e le moderne tecnologie, ma anche andare oltre e saper trovare nuovi stimoli. Io l’ho fatto per tutta una vita, tutta una carriera dedicata allo studio dell’ombra e della luce, ai significati che possono assumere ed esprimere i colori. Un lavoro lungo una vita culminato nella trilogia ‘Scrivere con la luce’ che è un po’ la summa di tutta la mia vita. “ Negli studi qui al sud siamo piuttosto penalizzati, mancano le grandi accademie e le grandi università dedicate. “Si, ma ci sono anche personalità come me che girano l’Italia realizzando seminari e tenendo lezioni per trasmettere il proprio sapere a chi ama questo lavoro. Anche adesso sto portando in giro una mostra fotografica con immagini tratte dalla mia trilogia ‘Scrivere con la luce’ e sono scatti appositamente realizzati per questi libri, non tratti dai film a cui ho lavorato. Sono due discorsi ben diversi che tendo sempre a separare: la cinemato-grafia dalla foto-grafia.”
Il resto della serata prosegue su questa riga. Storaro mi confida che a questo punto della sua carriera non sa se proseguire nel suo lavoro o dedicarsi completamente all’insegnamento e alla scrittura di libri, anche se, ammette, la seconda possibilità gli sembra più interessante. Continua a parlare, è davvero gentile e disponibile, mi chiede dei miei studi e dei miei professori, anche per capire se sono personalità che lui conosce. Mi dice che se ci avessero presentati prima, mi avrebbe portato sul set perchè gli piace portarsi giovani dietro per insegnare loro qualcosa sul campo. A questo punto gli chiedo se sarebbe interessato a portare la sua mostra fotografica nella mia facoltà; lui si mostra entusiasta e (meraviglia!) mi dà il suo biglietto da visita con i suoi contatti personali per realizzare al più presto la cosa, impegnandosi non solo per la mostra ma ad accompagnarla lui personalmente con un seminario. E’ stato il culmine di una serata meravigliosa.
Al termine, mi congedo per non arrecare ulteriore disturbo; mi concede un autografo (non ho avuto il coraggio di chiederglielo, è stato lui di sua spontanea volontà!) e mi augura ogni meglio per la mia aspirante carriera nel cinema. Quando faccio per andarmene, lui, quasi come nei film dove le grandi personalità si congedano sempre con una frase ad effetto, mi dice: “Ricordati Massimo che per arrivare dove sono arrivato io ci si deve credere davvero; amare questo mestiere e crederci davvero. Anche io sono arrivato ad un certo punto della vita in cui sentivo che non sarei riuscito a combinare nulla, eppure ci ho creduto e ce l’ho fatta. Ti auguro la stessa cosa.”
E’ come se avesse letto nei miei occhi la mia disperata passione per il cinema e la frustrazione nell’essere così lontano dalle grandi città dove il cinema si fa sul serio. Le sue parole sono per me un augurio caro. Spero di risentirlo presto. Da domani, intanto, attivo tutti i canali necessari per organizzare la mostra. Contattarlo personalmente per organizzare la cosa sarà un altro grande onore per me.

Stasera appuntamento a cena con il 3 volte premio Oscar Vittorio Storaro...

...e già mi tremano le gambe!! Consigli su quali argomenti affrontare con un maestro del genere?

Vittorio Storario Official WebSite

22.5.06

L'Italia sta troppo avanti?

Fanno bene a cantare se non vittoria almeno soddisfazione i produttori Gianluca Curti e Loris Curci della Minerva Pictures che insieme alla 52srl di Lorenzo Mieli hanno realizzato il primo vero esperimento di distribuzione cinematografica alternativa alla sala, ovvero producendo e facendo uscire il nuovo film di Alex Infascelli, H2Odio, direttamente in Dvd nelle edicole di tutta Italia. Il risultato è notevole: centomila copie vendute e in arrivo la seconda ristampa; ma non solo, vanno oltre e da qualche giorno il film è anche scaricabile su Internet (da Kataweb) a 4 euro e 90. L'esperimento è importante perchè è la prima volta che si realizza una cosa del genere in Italia e i risultati vanno sottolineati; certo, qui si è andati oltre alla fantomatica 'riduzione della finestra di distribuzione' scavalcando direttamente il circuito delle sale e andando direttamente al consumatore. Non ci auguriamo questo per il futuro ma sarebbe interessante come metodo di distribuzione per film sperimentali o esordienti o per il cinema indipendente, insomma per chi realizza film non a costi troppo alti e che quindi consentono un'operazione del genere. Si spera, dunque, che il caso di Infascelli non rimanga isolato.

21.5.06

Per la stessa ragione del viaggio,viaggiare

"Il viaggio" è da sempre la tematica centrale di uno dei più autorevoli filmaker italiani, Gabriele Salvatores. Ebbene, il regista nostrano, autore di pellicole come Mediterraneo o Quo Vadis, Baby?, sta per tornare dietro la macchina da presa per raccontare la storia di un ennesimo viaggio. Il titolo provvisorio è Naima: sarebbe un dramma girato in inglese e avrebbe come nucleo narrativo centrale quello dell'ultimo viaggio di una nave. Le riprese del film, scritto dallo stesso Salvatores, avranno inizio nel maggio del 2007.

P.S. Chi sa riconoscere (senza imbrogliare) la citazione musicale (niente a che fare con il cinema) che dà il titolo al post si aggiudica...il mio affetto!!

20.5.06

Perchè l'autostima è importante....

...e perchè vantarsi ogni tanto va pure bene. Dunque, è con piacere che mi preme farvi sapere, miei cari 4 lettori, che ho concluso il laboratorio universitario "Del cinema indipendente" coordinato dal regista Alessandro De Filippo con il massimo dei voti!
Una bella iniezione di fiducia in me stesso!

18.5.06

Manuale d'amore 2

Piovono indiscrezioni sull'ormai dichiarato secondo capitolo della divertente commedia Manuale d'amore. Sembra, infatti, che il cast di questa nuova pellicola sia ricca di nomi nuovi ma anche di volti confermati. Non mancheranno infatti Carlo Verdone e Sergio Rubini.Tra i nuovi volti che vanno a definire il cast troviamo: Fabio Volo, Antonio Albanese, Riccardo Scamarcio, Monica Bellucci e Penelope Cruz.

16.5.06

Buongiorno, notte

Buongiorno, notte di Marco Bellocchio
(2003) Ita

Quando Bellocchio annunciò l’idea di un film sul sequestro di Aldo Moro, si scatenò un’attesa piena di fiduciose aspettative. Era un pezzo di storia italiana recente sotto l’occhio severo di uno dei più sensibili autori del cinema italiano. La scelta vincente del regista è stata quella di raccontare la storia dal punto di vista dei sequestratori: un manipolo di quattro brigatisti fra cui spicca una donna che crede ciecamente in ciò che sta facendo ma non può fare a meno di temere la peggiore delle conclusioni, cioè la condanna a morte dello statista della Dc. Il racconto dei quasi due mesi di sequestro si snoda così fra i lucidi e gelidi dialoghi fra vittima e carcerieri e il dilemma interiore che lacera questa giovane donna resa folle da un’educazione estremista e malsana. Tutto intorno, l’Italia di allora e ciò che avvenne intorno alla vicenda di Moro, ovviamente filtrato dagli occhi di Marco Bellocchio, il suo occhio surreale e dissacratorio che da bravo autore non può esimersi dal metterci del suo. Ad esempio, l’accusa ai pochi sforzi compiuti dalle forze politiche per trattare; oppure la ridicola rappresentazione della leggendaria seduta spiritica tentata da alcuni volti noti della politica per individuare Moro (una delle scene migliori e più significative); o la raggelante sequenza del Papa a cui viene suggerito di invocare il rilascio ‘senza condizioni’, due parole “suggerite al Papa da Andreotti, a quanto si dice” come ci ha detto Bellocchio in un recente incontro. C’è tanta rabbia in questo film, espressa nella regia lucida e precisa, nei toni grotteschi e pietosi dell’autore, nelle scene visionarie con Maya Sansa (la sequestratrice) e Roberto Herlitzka (Aldo Moro). Ma c’è anche tanta voglia di riscatto e di giustizia: la scena in cui Moro viene reso libero e passeggia sereno nelle vie di Roma, alternata alle immagini della sua esecuzione e del suo funerale, fanno male. Ma sono immagini significative e profonde o come ci ha detto lo stesso Bellocchio “sono immagini che esprimono una voglia di libertà universale. E’ stata una scelta d’infedeltà storica per esprimere un sentimento diffuso, una voglia di libertà.”
Marco Bellocchio ha realizzato una pellicola intensa ed emozionante su un tema delicato e passionale. Si conferma, dunque, coraggioso ed incisivo nel cinema italiano. Non che ce ne fosse bisogno, ovviamente, ma è doveroso ricordarlo.

15.5.06

Nemico pubblico?!?

Il regista di Donnie Darko Richard Kelly è atteso a Cannes per la presentazione del suo nuovo film, Southland Tales. Ma la sua partecipazione adesso è in forse; il motivo decisamente bizzarro: il suo passaporto è stato revocato dal governo degli Stati Uniti che sta indagando su di lui per alcuni sospetti legati al terrorismo. Nel timore di non poter partecipare alla premiere del suo nuovo film, Kelly ha contattato un senatore americano e mandato la madre a caccia di documenti che provino la sua cittadinanza americana. Il regista teme che il problema sia legato alla trama del suo nuovo film, che tocca in parte l'argomento delle misure di sicurezza prese dal governo americano dopo l'undici settembre. "Una parte di me, quella più paranoica e fissata con le teorie di complotto, crede che tutto questo abbia a che fare con il film" ha rivelato Kelly.

10.5.06

Incontro ravvicinato:Marco Bellocchio e Donatella Finocchiaro.

L’incontro con il regista Marco Bellocchio e l’attrice Donatella Finocchiaro si svolge in un’atmosfera di assoluta informalità. Il dibattito è incentrato sul discorso della psiche e del suo rapporto con il cinema di Bellocchio ma il discorso si sposta presto sul suo ultimo film, Il regista di matrimoni ora nelle sale, e l’autore, seppur nella sinteticità e nella durezza che lo contraddistinguono, accetta di buon grado di sviscerare la sua ultima opera e la sua filmografia in generale.

La psiche. “Il discorso psiche è ovvio nel cinema, quasi naturale” esordisce Bellocchio. “La rappresentazione dei rapporti umani, al cinema, non è una sterile foto ma un’interpretazione. Lo stesso psichiatra, con il suo mestiere, non si limita ad analizzare ma ad interpretare il paziente. Il mio interesse sulla sfera della psiche non è artistico; quando sono entrato in analisi, non era per interesse dettato dal mio lavoro ma per cura personale. Alcune scuole sostengono che la malattia mentale non esista, che siamo tutti un po’ pazzi; io credo fermamente nell’esistenza della malattia mentale e che si può e si deve curare. La storia ce lo ha dimostrato, i pazzi sono in ogni classe sociale e io stesso volevo essere più sano di quanto non fossi. Ne Il regista di matrimoni, Castellitto capisce che la sua vita è a un vicolo cieco: non ha un buon rapporto con la figlia che sta per sposarsi infelicemente, non è soddisfatto della sua carriera appiattita. Fugge al sud verso una nuova dimensione a lui estranea (la Sicilia di Cefalù). Il suo problema, capirà, è riconquistare la sua vita e la sua personalità prima che la carriera. Non è interessato ai premi, a lui preme rialzare la qualità della sua vita.”
Il regista morto. Nel film, appare un regista che si finge morto perché solo in quel modo crede di poter ottenere gli ambiti premi artistici che non ha mai avuto. “Incarna un’angoscia, un’urgenza di riconoscimento tipica dell’uomo” ci spiega Bellocchio
“ma ancor più tipica dell’artista. Il suo problema è una vera patologia e per raggiungere i suoi fini si finge addirittura morto. Ma sentirà il fallimento di questo trucco comprendendo che senza una forte identità non c’è successo morale, né successo riconosciuto."
“L’Italia è un mondo di morti”. E’ una frase ricorrente nel film. Bellocchio dice di averla scritta in modo spontaneo, senza particolari significati. Il suo modo di lavorare (ispirato a Vigo e a Bunuel fra gli altri) è
“l’inconscio che salta il processo razionale. E’ una frase ricorrente nel film perché colpisce ed ha diversi significati. Per esempio, religioso: morire per essere riconosciuti, dunque essere considerati nel momento stesso in cui non puoi più dare fastidio a nessuno, è un procedimento tipicamente religioso. Ha un significato artistico: per esempio, il David di Donatello a Girotti giunse solo dopo la sua morte, come ebbe a dire lo stesso Ozpetek che lo diresse in quel bel ruolo (La finestra di fronte, N.d.R.). Inoltre, la frase vuol sottolineare come nella società italiana moderna, culturalmente non c’è niente di nuovo, siamo troppo ancorati al passato.”
L’identità. Alcune scene del film suggeriscono anche una crisi d’identità, sia dell’autore che dello spettatore che sta guardando. “Quando faccio un film, non voglio dimostrare nulla”
commenta il regista. “L’idea di fondo di alcune scene è che ormai la nostra vita è costantemente controllata, anche e soprattutto dalle telecamere. Un concetto antico quanto la religione: l’idea di un dio che ti segue e ti vede ovunque è di una violenza estrema e devastante. E’ un problema serio della nostra società.” Donatella Finocchiaro si aggiunge al dibattito: “Il mio personaggio non corrispondeva anagraficamente alla sceneggiatura di Marco, ma dopo il provino lui ha cambiato il personaggio per adattarlo meglio a me. Il discorso sull’identità è profondo in questo film; è un film dai forti spunti comici ma dà anche molto da pensare.” Bellocchio spiega meglio come è andata la scelta della Finocchiaro: “E’ vero, il personaggio era diverso ma più che adattarlo a Donatella, il suo provino mi ha fatto capire che il personaggio funzionava meglio da donna che non da ragazzina. Infatti, i provini alle giovani attrici non mi piacquero per nulla.”
Il non-detto.
“Nel film c’è questo mistero, i due protagonisti sembrano già conoscersi al loro primo incontro. Tutto questo meccanismo veniva meglio esplicato in alcune scene che però al montaggio (anche sotto consiglio di Castellitto) sono state tagliate; questo per valorizzare il non-detto. Il pubblico è martoriato dalla tv, si tende troppo a spiegare tutto, trascurando la bellezza del non-detto. Ecco, il film ha mirato a ridurre di molto le parole; anche al montaggio abbiamo mirato a questo, ad un lavoro di sottrazione maggiore che nei miei film precedenti.”
I padri. “Il personaggio di Castellitto è deluso da se stesso più che da sua figlia. Il personaggio del principe, invece, è un personaggio enigmatico, un provocatore, un personaggio assunto come lo fu il Conte de L’ora di religione.”

Gli animali. “Nel film ci sono questi cani che sono la vera e propria prova di coraggio che Castellitto deve affrontare per raggiungere la sua agognata principessa. E’ quasi un elemento fiabesco. I pesciolini rossi nell’acquasantiera non hanno un preciso significato, sono reminiscenze da bambino, quasi un elemento giocoso."
Aldo Moro. Si torna a parlare del discusso Buongiorno, notte e sulla rappresentazione della figura di Aldo Moro.
“Con quel film non ho voluto entrare nel politico. Ho semplicemente visto, in quella storia, un prigioniero trattato crudelmente da 4 individui folli. La mia immaginaria liberazione di Moro alla fine è il sogno di una libertà universale, affiancata all’immagine della vera cronaca. La mia è stata una scelta d’infedeltà storica per esprimere un sentimento diffuso, una voglia di libertà."
Tematiche decadenti. Qualcuno contesta a Bellocchio un eccessivo decadentismo nelle tematiche del film che vengono poi snaturate nel finale.
“Non condivido affatto questa chiave di lettura, è una tesi infondata. Il movimento vitale del protagonista non avviene alla fine ma inizia molto prima, già quando il regista abbandona la produzione del suo film. E durante tutto il film lui cerca di reagire, non di subire. Non c’è decadenza e non c’è neppure un vero lieto fine nei fatti."
Da dove nasce l’immagine.
“E’ una domanda che non ha risposta. Un film nasce da un qualcosa che un significato forte e a cui si assegna un’immagine. Il mio stesso film nasce da una scena a cui io ho stesso assistito: ero in vacanza qui in Sicilia e vidi questa coppia di sposi che venivano diretti in spiaggia, tutto molto meccanico, quasi innaturale. Io vedevo in questi due sposi delle persone che avevano già accettato di sottostare a determinate regole della vita e per questo erano profondamente infelici. Dunque, i miei film partono dall’istanza morale ma dalla bellezza di un significato.”
Il lavoro con l’attore. “Abbiamo iniziato a studiare il personaggio molto presto” dice la Finocchiaro del suo ruolo. “Nei minimi particolari, anche nei movimenti e nel vestiario e perfino in questo Marco si è dimostrato un buon direttore. La principessa è un personaggio che ha un certa alterigia ma non scortese; è una specie di nobildonna decadente che esprime la sua nobiltà nei gesti e nel modo di vestirsi. E’ un personaggio bellissimo. E Bellocchio è un fantastico regista che dialoga molto con i suoi attori."

9.5.06

Gabriele Muccino raddoppia

Gabriele Muccino dirigerà un secondo film di produzione americana ed avrà come protagonista ancora una volta Will Smith. Muccino, che sta terminando la post-produzione di The Pursuit of Happiness, sta attendendo che Will Smith sia libero da impergni per avviare il suo secondo progetto americando dal titolo Tonight, he comes, che racconta la storia di un supereore in crisi esistenziale. A causa degli impegni dell'attore protagonista, però, il film non vedrà l'avvio della produzione prima del 2007. In ogni caso, c'è da sottolineare che Muccino deve essere piaciuto agli americani se gli è stato accordato il diritto ad una seconda pellicola!

8.5.06

Tu vuò fà il napoletano!

Dopo aver vestito i panni di Pasquale Lojacono nell'adattamento inglese di "Questi Fantasmi" di Eduardo De Filippo in scena prima a Broadway poi al Mercadante di Napoli, John Turturro si prepara ad un altro ambizioso progetto. Porterà sul grande schermo la commedia di De Filippo; ad annunciarlo lo stesso attore durante la presentazione a Roma del suo nuovo film Romance & Cigarettes. "Non ho ancora scritto nulla ma sto per cominciare. Non sarà la versione filmata dello spettacolo teatrale, ma un adattamento per il cinema e lo girerò interamente a Napoli" ha detto il regista. Sfida ambiziosa, non c'è che dire!

6.5.06

Libero contro tutti

Durante la presentazione del suo esordio alla regia a Salerno, Libero De Rienzo, l'attore di Santa Maradona e A/R Andata+Ritorno, ha lanciato velenosi attacchi all'industria cinematografica italiana senza risparmiare nessuno. "L'Italia? Un paese di pecoroni in cui il cinema è strumento di propaganda del sistema e la produzione un mondo in cui vige indiscriminata la legge della mazzetta." De Rienzo non risparmia nemmeno nomi e cognomi. "Silvio Berlusconi, Vittorio Cecchi Gori, Aurelio De Laurentiis. Tutti personaggi a cui dobbiamo l'intorpidimento di una nazione, ormai abituata a un cinema di scosciate, barzellettacce e torte in faccia". Anche per questo, la sua decisione di passare in macchina da presa con Sangue, il suo primo film in sala il 5 maggio: "Il mio scopo è contarci - dice il neoregista al Festival Linea d'Ombra di Salerno -. Scuotere quella generazione di giovani che non si sentono rappresentati da questo cinema e riportarli in sala con una storia in cui si identifichino. Il problema fondamentale del nostro cinema - denuncia l'attore - è quello di un accesso impari alle opportunità. Affinché una sceneggiatura venga presa in considerazione da un produttore, deve già fornire in partenza le garanzie di un ritorno commerciale. Il risultato è una castrazione artistica per gli attori e un'offerta sempre più carente per il pubblico. La ricetta per scardinare questo meccanismo è un incremento di trasparenza e controlli, abbinata a un calmieramento delle copie in circolazione e un aumento della tenitura dei film in sala. Soltanto così si potrà richiamare il pubblico alle sue responsabilità. Farlo uscire dai binari precostituiti e restituirgli la possibilità e la forza di vedere film più coraggiosi e diversi. Il cinema italiano di oggi è un'offesa a Fellini, Visconti e tutti quelli che l'hanno reso grande".
Non ha tutti i torti il ragazzo...ma forse non ha le spalle abbastanza grandi per poter lanciare un attacco del genere. O forse sì. Aspetteremo di vedere il suo esordio alla regia.

4.5.06

Al Pacino in Ocean's 13

Julia Roberts e Catherine Zeta - Jones saranno le grandi assenti di Ocean's 13 e il tredicesimo elemento della banda sarà Ellen Barkin, come avevamo già annunciato. Ma ci sarebbe una nuova, grossa new-entry nel cast del nuovo film di Steven Soderbergh: nientemeno che Al Pacino, nei panni del proprietario di un casinò e di un lussuoso albergo di Las Vegas. Ricordiamo che le riprese inizieranno il 21 luglio e che la partecipazione di Pacino non è ancora confermata. Staremo a vedere.

2.5.06

Inland Empire:Prime Indiscrezioni




Grazie al blog di Iggy, sono venuto a conoscienza delle prime indiscrezioni riguardo il nuovo film di David Lynch. Appurata la mancata presentazione al Festival di Cannes, le immagini che vedete sono le prime foto arrivate dal blindatissimo set di Inland Empire. Lynch sta ultimando le riprese, tutto ciò che è riuscito a dire è: "È la storia di una donna che ha seri problemi, ed è un mistero. È tutto quel che posso dire al riguardo." Altra annotazione importante: il film è interamente girato in digitale. Lynch: "Ho cominciato a lavorare in DV per il mio sito web, e mi sono innamorato di questo mezzo. È incredibile la libertà e le diverse possibilità che fornisce, sia in fase di ripresa che in post-produzione. Per me, non c’è modo di tornare alla pellicola. Un bellissimo mezzo, ma molto lento e non hai la possibilità di sperimentare che hai qui. Dove,in post-produzione, se vuoi fare qualcosa la fai e basta. La qualità sembra diversa. Qualcuno direbbe che sembra scadente. Ma a me ricorda la prima pellicola 35mm, che non aveva quella grana così fitta. Quando hai immagini povere, c’è molto più spazio per il sogno. Ho fatto comunque dei test in cui ho trasferito il video in pellicola, e i presupposti sono soddisfacenti." Infine, i nomi del cast sono disponibili su Imdb, potete raggiungere la pagina cliccando qui.
Ringrazio Iggy per le importanti informazioni. Non ci resta che pazientare nella nostra spasmodica attesa!

1.5.06

I Film Del Mese:Maggio 2006

Ecco i film in uscita a maggio 2006. Fra parentesi, la data di uscita. Eventuali errori o mancanze saranno corretti nel più breve tempo possibile.
  • Viaggio alla mecca di Ismael Ferroukhi (5);
  • Sangue - La morte non esiste di Libero De Rienzo (5);
  • Romance&Cigarettes di John Turturro (5);
  • Mission:Impossible 3 di J.J. Abrams (5);
  • I tuoi, i miei e i nostri di Raja Gosnell (5);
  • Workingman's Death di Michael Glawogger (5);
  • Anche libero va bene di Kim Rossi Stuart (5);
  • Promised Land di Michael Beltrami (5);
  • Free Zone di Amos Gitai (12);
  • Bubble di Steven Soderbergh (12);
  • Una top model nel mio letto di Francis Veber (12);
  • 4-4-2 Il gioco più bello del mondo di Vari registi (12);
  • I re e la regina di Arnaud Desplechin (12);
  • La casa del diavolo di Rob Zombie (12);
  • Big Momma's House 2 di John Whitesell (12);
  • Whisky di Juan Rebella e Pablo Stoll (12);
  • A Bittersweet Life di Kim Jee-Woon (12);
  • My Father di Egidio Eronico (12);
  • Volver di Pedro Almodovar (19);
  • Il Codice Da Vinci di Ron Howard (19);
  • Aquamarine di Elizabeth Allen (19);
  • Occupation:Dreamland di Ian Olds e Garrett Scott (19);
  • The Breed di Nicholas Mastandrea (26);
  • Una magica notte d'estate di di M.Gòmez e A. de la Cruz (26);
  • X-Men 3 di Brett Ratner (26);
  • O'Jerusalem di Elie Chouraqui (26);
  • Vers le sud di Laurent Cantet (26);
  • One Last Dance di Lisa Niemi (26).

Fateci sapere le vostre scelte, se vi va.