23.5.10

The End

Stanotte sarà finita. Dopo 6 anni, Lost metterà la parola fine alla sua storia e la cosa sta scatenando un putiferio in rete e nel mondo. Perché? Perché gli autori hanno mantenuto fede alle promesse e cioè non hanno spiegato granché dei misteri disseminati nell'arco di 100 e più episodi. Certo, rimane ancora l'episodio finale (doppio con aggiunta di 30 minuti, ringraziando la ABC) ma difficilmente tutto ciò che è stato lasciato in sospeso verrà concluso. Molti ammiratori del serial hanno preso questo atteggiamento come un tradimento, una presa in giro, un'offesa al concetto stesso che sta alla base di Lost. Ovviamente, molti di questi fanatici farebbero bene a farsi una vita e dirottare altrove le proprie frustrazioni piuttosto che su un serial che (per quanto innovativo sia stato) rimane pur sempre un prodotto d'intrattenimento. Molti di questi fanatici non ricordano (o non sanno, beata ignoranza) che neanche Twin Peaks fornì risposte soddisfacenti, anzi rimase praticamente inconcluso eppure dopo 20 anni viene ancora celebrato, viene ancora mandato in onda su tutte le tv ed è ancora capace di attrarre l'attenzione di chi l'ha già visto o di chi lo vede per la prima volta. Questo perché fu capace di innovare, di stupire, perché aprì una breccia nel sistema televisivo dell'epoca e spianò la strada all'era moderna del serial, Lost compreso. 
E infine c'è un'altra cosa: pensare che al centro di Lost ci siano i misteri è fuorviante. Gli autori lo ripetono da mesi che il centro narrativo è tutt'altro e fa piacere scoprire che ne avevo già scritto anni fa perciò mi limiterò a citarmi: "Lost è la storia di un gruppo nutrito di persone che precipita su un'isola. Ciascuno di loro ha un passato che non solo lo collega a qualcun'altro presente sull'isola ma che sembra anche essere buon motivo di una predestinazione a precipitare proprio lì. Il luogo dove si risvegliano dopo l'incidente sembra essere idilliaco ma fin da subito si rivela minaccioso: oscure presenze infestano la giungla, strani esperimenti vengono condotti da persone che già abitavano l'isola. Ogni personaggio, allora, dovrà farsi carico delle proprie esperienze e della propria personalità per cercare di sopravvivere in un posto che tutto sembra tranne che accogliente. Ed ecco, allora, il punto emotivamente più forte di Lost: l'umanità che viene rappresentata, i protagonisti, è un ampio ventaglio di personalità che abitano il nostro mondo e in cui tutti gli spettatori (costante dei serial) possono riconoscere qualcosa di sè stessi. Ma questo va ben oltre il mero tecnicismo di empatia con il pubblico. I protagonisti, dal primo all'ultimo, ingaggiano una battaglia con quelli che sembrano essere elementi soprannaturali (ma a Lost nulla è come sembra) ma in realtà stanno combattendo con le stesse paure che affrontiamo noi nella vita di tutti giorni, in primis la paura della morte e il fortissimo spirito di sopravvivenza che ci contraddistingue. Ognuno di loro deve fare i conti con gli errori del passato, più o meno grandi, riconciliarsi con sè stessi e trovare la forza di andare avanti. Di espiazione si tratta, nulla a che vedere con le religioni anche se Lost, specie nella seconda serie, porta avanti un discorso non indifferente sullo spiritualismo e soprattutto la fede. Ma ciò che tende a sottolineare è il difficile cammino che tutti devono intraprendere per scacciare i demoni di un passato che in quanto tale influenza presente e futuro. Viene dipinta così l'umanità tutta in un microcosmo fanta-avventuruoso dove è prepotente una fortissima carica drammatica. [...] Il quadro finale lo avverto desolante ma umanamente vero: si vive insieme, si muore soli, come viene più volte ripetuto nell'arco narrativo della storia. E' una risposta che non consola ma è la vita stessa a non essere conciliante con le aspirazioni degli individui."
Ovviamente domani, a serie veramente conclusa, torneremo sull'argomento per scriverne con il senno di poi. 

2 commenti:

Zarantoff ha detto...

Non posso che essere d'accordo con te...

In questo momento ho un sorriso ebete stampato sul viso. Sto cercando di ritornare lucido, di essere analitico, ma è molto difficile tanto quanto scrivere un finale, scrivere la parola THE END.

Si sa che da tempo gli autori dicevano che avevano in mente la scena finale ed che questa fosse in qualche modo legata con la scene iniziale della serie. Ma solo ora mi rendo conto che hanno dovuto compiere una scelta difficile. Con il finale della quinta stagione si sono trovati davanti ad un bivio e penso che hanno deciso di cambiare strada, anche bruscamente, invece di trovare una soluzione narrativa che potesse essere in qualche modo coerente (nella sua incoerenza) con la storyline e comunque accontentare una parte di pubblico, hanno preferito chiudere la storia con un'azzardo, dove la meta è meno importante del viaggio stesso per raggiungerla.

Si vive insieme, si muore soli...ma forse ci si rincontrerà, non so dove, non so quando ma sono sicuro che sarà in un giorno splendente.

David ha detto...

Condivido in pieno il tuo post. Il tuo post letto con il senno di poi direi che si adegua benissimo al finale.
A molti il finale non sarà piaciuto ma secondo me è linea con la serie, con la sua anima e i suoi personaggi.