25.1.08

The Wall

Pink Floyd The Wall di Alan Parker
(1982) UK

Sembra ormai che il termine 'cult' sia diventato qualcosa di prevalentemente soggettivo, troppo legato a molteplici aspetti per innalzarsi ad etichetta oggettiva o magari a termine quasi scientifico. Ad esempio il film The Wall sembrerebbe essere un cult, mentre per me è una pietra miliare, senza esagerare potrei dire uno dei film più sottovalutati del cinema.
Nato come evoluzione naturale del concept album The Wall dei Pink Floyd, l'opera non tradisce lo spirito dell'album e anzi ne consacra ogni aspetto ad un nuovo ed accresciuto spessore. The Wall è un'opera dai molteplici livelli di lettura, complessa e stratificata eppure sembra andare dritto al cuore di chi la osserva. La sua struttura frammentata e musicale traduce in immagini quello che i Pink Floyd erano riusciti nell'eccellenza a trasformare in note. Ma non si limita a ciò: crea un film compatto e multimediale che non tradisce il senso del cinema, inglobando tutte le arti che l'hanno preceduto. La parabola del protagonista, la rockstar Pink interpretata da (vera rockstar) Bob Geldof, diventa così non una biografia fantasiosa ma qualcosa in cui ciascuno di noi può riconoscere buona parte di sé. E del suo muro, solido e vero protagonista del film: il muro che tutti costruiamo come barriera da ciò che ci è diverso, da ciò che porta cambiamento e da ciò che dà valore alla vita. E' il muro che dobbiamo abbattere, con le sue convenzioni sociali, il plagio a cui tutti siamo costretti fin da tenera età, i rapporti affettivi che troppo facilmente scivolano nella patologia. Il protagonista è un artista e il suo fallimento sta nel chiudersi in un muro che non gli concede alcun contatto con l'esterno. Ma un artista non può chiudersi in sé stesso, altrimenti sciuperebbe il concetto stesso dell'arte che è qualcosa che travalica i confini e cresce e matura al contatto con gli altri. E se è vero che l'arte è l'amplificazione di tutto ciò che ci circonda, l'avventura della fragile pische di Pink non riguarda solo lui o gli artisti ma tutti noi, ciascuno con il proprio muro da abbattere.
Alan Parker (con la collaborazione di Roger Waters) si serve delle musiche dei Pink Floyd per mettere in scena immagini terrificanti, angosciose e toccanti che rendono alla perfezione tutto il senso della narrazione e usando tutti gli strumenti a disposizione ('cartoni animati' compresi). The Wall è un campionario di arte totale, un'imponente traduzione in immagini di ciò che è astratto e appartiene alla atmosfera del privato, la solitudine soprattutto. Quella solitudine che porta assuefazione, compiaciuta malinconia, che va a velare un certo masochismo di cui quasi tutti siamo schiavi. E che va a edificare un muro, mattone dopo mattone, sempre più difficile da abbattere.

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