7.2.08

Io non sono qui

I'm not there di Todd Haynes
(2007) USA\GER

"Autorizzo il signor Haynes ad utilizzare le mie opere passate, presente e future in tutto questo universo." Era più o meno questo il senso della lettera con cui, per la prima volta nella sua vita, Bob Dylan autorizzava un regista ad usufruire della sua leggendaria vita per farci un film. Il fatto curioso è che invece in tutto Io non sono qui Bob Dylan non viene mai nominato. Viene evocato, ascoltiamo le sue canzoni in sottofondo o per bocca di chi fa le sue veci ma il suo nome non è menzionato (se non nei titoli di testa). E' per questo che il film è un autentico successo sul piano narrativo: perché piuttosto che presentarsi come biografia, si adegua alla figura quasi mitica che vuol narrare e ne assume carattere e peculiarità per mettere insieme un'opera dal sapore felliniano, per molti aspetti onirica e surreale ma mai retorica, mai opportunista. Haynes, insomma, non ha fatto niente per compiacersi il grande seguito di Dylan o del musicista stesso ma piuttosto ha ricomposto dei pezzi, dei segmenti per ricostruire quella che è stata la frammentata e spericolata carriera del poeta folk. Certo, non è venuto tutto bene: il film può apparire un pochino ostico a chi non conosce bene la carriera del musicista e certe passaggi non sono proprio spiegati bene (l'incontro con i Beatles dura 5 secondi ed è totalmente sopra le righe!), così come è difficile tenere il ritmo sgangherato del film. Ma Haynes sa il fatto suo: sa che il pubblico è disposto a rischiare, a mettersi alla prova quando è in gioco la vita e la carriera di un uomo contemporaneo che ha segnato davvero molte generazioni ed un'intera epoca. E ancora non ha smesso di farlo. E il cast è perfetto: tutti calatissimi nella parte, perfino Richard Gere! Anche se la vera sorpresa dell'opera è Cate Blanchett nei panni maschili e riconoscibilissimi di Bob Dylan nel suo periodo più complesso e più 'acido'; una prova recitativa superba che potrebbe fruttarle il secondo Oscar. Meritatissimo. Bellissima anche la fotografia di Lachman.
Tutto sommato, il film apre nuovi orizzonti per un genere, quello del bio-pic, decisamente abusato e logorato negli ultimi anni. Si spera, almeno.

6 commenti:

M.M.M. ha detto...

Ho visto il film proprio ieri sera e mi è subito venuta la curiosità di conoscere il tuo giudizio su questa bellissima pellicola. Apro il tuo blog e tac, mi appare il post. Come se mi avessi letto nel pensiero. Ottima recensione.

Massimo Manuel ha detto...

Grazie mille.
Ne deduco che tutto sommato è piaciuto anche a te. =)

Anonimo ha detto...

Ho recuperato questo film martedì sera: ero troppo curioso e non mi ha deluso! Certo si tratta di una pellicola impegnativa ed ostica per chi, come me, non conosce la vita di Dylan, ma le immagini, il montaggio, la poesia di questa pellicola - per non parlare della colonna sonora - hanno messo tutto in secondo piano rendendo queste due ore un momento inebriante! Ciao, Ale

Massimo Manuel ha detto...

Ho letto la tua recensione e l'ho trovata calzante per il film. Mi sembra poi che abbiamo avuto entrambi la sensazione di avvertire un non so che di Fellini... =)

Anonimo ha detto...

L'ho trovato un film bello, ma, allo stesso tempo, virtuosistico e ermetico. A paragone Velvet Goldmine mi era piaciuto molto di più.

Massimo Manuel ha detto...

E' vero, certe cose possono appare eccessivamente virtuosistiche ma io ho anche ravvisato una forte dose di onestà, soprattutto nei confronti della grande figura che si voleva raccontare...