16.4.08

The King

The King di James Marsh
(2005) Usa/Uk

E' questo un film passato pressoché inosservato pur essendo uscito in un periodo in cui la stella di Gael Garcìa Bernal splendeva parecchio. Certo, i motivi di tale buco dell'acqua ci sono: il film è particolarmente lento e a tratti non rispetta alcun canone del cinema tradizionale, sceglie una storia difficile in cui lo spettatore trova ardua l'identificazione e soprattutto sceglie la via del grottesco, per cui nei momenti più tesi e drammatici del film c'è a fare da contrappunto un tema musicale piuttosto armonioso. Quelli appena detti potrebbero essere motivi vincenti per una pellicola, ma The King non riesce a raggiungere gli obiettivi che si prefigge: le relazioni fra i personaggi risultano essere piuttosto oscure, non si capisce perché fanno quello che fanno; perché la figlia di William Hurt dovrebbe sopportare per amore tutto quello che le accade? Non solo ma sembra che il regista non riesca a prendere neanche una posizione precisa nei confronti dei protagonisti. Come comportarsi con lo stesso William Hurt? Il suo è puro fanatismo religioso alla stregua del fondamentalismo o bisogna compatirlo per le disgrazie che lo toccano? E se è per questo non si capisce neanche tanto odio del figlio per il padre. Un abbandono non può giustificare tutto quello che accade.
In tutto ciò ci sono belle intuizioni, però. Lo sviluppo della trama sarà sì artificioso ma il modo in cui viene mostrato il protagonista è ottimo: non sai mai cosa aspettarti da lui, quale sarà la sua prossima mossa, non sai se patteggiare con il suo dolore oppure odiarlo perché incapace del perdono. E il cast è azzeccatissimo: William Hurt dove lo metti fa scena, Bernal è in un ruolo del tutto inedito per lui (e non delude) e Laura Harring, imbruttita dai tempi di Mulholland Dr., cerca di dare il meglio nei limiti del ruolo.
Il titolo del film si spiega in una scena dove il delirio di onnipotenza del protagonista raggiunge l'apice.

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