29.12.07

Addio 2007, Benvenuto 2008

Sarebbe troppo facile indicare INLAND EMPIRE come il film 2007 nel cuore del Mulholland Blog. Quindi, fermo restando che la convinzione è quella, è meglio indicarne un altro fra quelli visti quest'anno. E il miglior film 2007 secondo il Mulholland Blog è

Paranoid Park di Gus Van Sant. Perché è forse l'ultimo dei registi che riesce con grazia ed eleganza a muoversi fra produzioni hollywodiane e piccoli film indipendenti senza perdere nulla del suo stile e del suo carattere. Perché è il film che più di tutti mi ha convinto delle vaste opportunità che offre il cinema.

Detto ciò, vi faccio i miei più calorosi auguri per un 2008 sereno e pieno di gioia e soddisfazioni. Il Mulholland Blog va in vacanza forzata. E vi lascia con il film più atteso del 2008. Una scelta ardua ma che vuole accontentare tutti i gusti, senza voler andare nel troppo ricercato ma neanche nell'eccessivo becero. E quel film è

28.12.07

Funny Games

Funny Games di Michael Haneke
(1997) Aus

Non si può capire l'imponenza di questo film se non guardandolo. Non si può comprenderne l'altissima dose di violenza che lo caratterizza solo scrivendone. Non si può afferrare il suo senso più intrinseco se non arrendendosi alla sua messa in scena. La trama è presto detta: due ragazzi prendono in ostaggio una famiglia (madre, padre e figlioletto) nella loro casa estiva, isolata e nei pressi di un lago e propongono loro una scommessa: "entro al massimo le prossime 12 ore sarete tutti e tre morti. Scommettiamo?"
Funny Games è un film che disturba, inquieta e comincia a farlo non quando si intuisce cosa sta per succedere ai protagonisti ma bensì quando uno dei rapitori si volta verso la macchina da presa e ammicca complice verso lo spettatore. In quel momento, in quel preciso momento, si instaura la dinamica principe del film: sta per consumarsi davanti ai nostri occhi una tragedia che gronda violenza (e ci fa male perché noi patteggiamo per la famiglia, ovviamente) e noi la stiamo guardando. Siamo noi le vittime di quella violenza e non ne possiamo uscire: stiamo lì a sperare che qualcosa accada e che le vite dei protagonisti vengano salvate ma ciò non accade. E quando accade, Haneke fa l'impensabile: riavvolge il nastro e torna indietro per far sì che non ci si possa sottrarre all'esito disperato di una feroce scommessa.
Funny Games è tutto qui: un'ora e quaranta di insistita violenza fisica e psicologica (fra l'altro raramente assistiamo a momenti gore, in quanto gli atti violenti rimangono sempre fuori campo) che tortura lo spettatore, perché è ciò che vuole prima di tutto.
P.S. Haneke sarà egli stesso il regista del remake americano di questo film, con un cast composto da Tim Roth, Naomi Wats, Michael Pitt e Brady Corbet. Sarà interessante confrontarli, visto che a leggere le intenzioni del regista e a vedere il trailer, si intuisce che le due opere saranno praticamente gemelle.

A proposito di Dexter e di qualcos'altro...

Nel precedente 'Sguardo altrove' dedicato a Dexter, concludevo sottolineando la più grossa sfida a cui si sottoponeva il serial: l'identificazione pressoché impossibile degli spettatori con il protagonista, un serial killer sociopatico. A fronte della visione delle due stagioni fino ad ora prodotte di Dexter, mi devo ricredere: l'identificazione c'è ed è fortissima, visto che si finisce a tifare fortemente a favore di Dexter ogni qual volta la sua 'identità segreta' è in pericolo.
Siamo di fronte alla dimostrazione, insomma, che dei bravi autori riescono a portare dove vogliono chi vogliono. La dimostrazione della potenza del medium televisivo, semmai ce ne fosse bisogno. Io mi arrendo e soccombo: Dexter è un gran bel telefilm.

27.12.07

Il grande capo

Direktøren for det hele di Lars von Trier
(2006) Dan\Isl\Eng\Rus

Quando andai al cinema a vedere INLAND EMPIRE, c'era un tizio seduto dietro di me che parlava al telefono prima della proiezione e diceva: "domani vado a veder Il grande capo, è una commedia fatta da uno che non capisce nulla di commedia." Mi dispiace per quel tizio ma Il grande capo è la dimostrazione che von Trier è una specie di Tarantino danese, uno cioè che ha una cultura del cinema talmente approfondita da poter fare un pò quel che vuole (e con risultati migliori di Tarantino, a volerla dire tutta). Questo film è una riuscitissima commedia dai toni satirici ma a dispetto della trama (tutta ambientata in un posto di lavoro), la satira non è rivolta tanto al capitalismo quanto all'universo della finzione recitativa e dunque tutta l'arte drammatica. La satira di von Trier si concentra non tanto sulla codardia del presidente d'azienda che assume un attore per scopi piuttosto bizzarri quanto sull'ossessione dell'attore di calarsi nella parte rendendo ancora più difficile il tutto. Senza trascurare battute sui rapporti tra Islanda e Danimarca. E si ride, altrochè se si ride, è una commedia stilisticamente perfetta. Ma il tocco di von Trier c'è e si sente: l'esperimento di affidare la posizione della macchina da presa al caso mediante un computer non mi sembra riuscitissima, mentre è fantastica la voce fuoricampo del regista stesso che presenta, dirige e conclude la storia facendo di noi pubblico soggetti della sua stessa satira.
E' il solito von Trier, insomma, che indaga l'elemento cinema esplorando e rielaborando un genere (che non gli è poi così estraneo, vedi The Kingdom) e servendosi dei suoi topos per costruire il suo personalissimo punto di vista.

24.12.07

Il remake di Dune

Il terzo film di David Lynch, Dune, avrà un remake. La notizia, circolata per giorni, è stata confermata da colui che sarà il regista del nuovo film, Peter Berg. Il regista ha dichiarato che la macchina produttiva è già partita e che non appena lo sciopero degli sceneggiatori volgerà al termine, incaricherà qualche autore di scrivere un adattamento della saga letteraria.
Ricordiamo che Dune è probabilmente il film meno riuscito di Lynch, poichè gli fu direttamente affidato dalle mani di Dino De Laurentiis e dunque non partorito come una sua idea. La saga, inoltre, propone tanto di quel materiale da far tremare le gambe anche al regista più esperto, ma Lynch accettò il progetto a patto che De Laurentiis includesse nel contratto l'impegno a produrre un altro film che gli ronzava in testa, quello che sarebbe divenuto Velluto Blu. Non solo, ma Dune ha rappresentato anche l'opportunità di Lynch di lanciare un attore esordiente da lui personalmente scelto che sarebbe poi divenuto suo grande sodale, ovvero Kyle MacLachlan, e al tempo stesso la possibilità di sfogare il suo talento visionario mettendolo al servizio di una saga che a livello visuale aveva molto da offrire.

23.12.07

4 a 0 per gli sceneggiatori: colpo di scena a Desperate Housewives

Si era parlato di un accordo raggiunto in gran segreto e pronto ad essere firmato per Natale ed invece il tutto si è risolto in un nulla di fatto e nel continuo ad oltranza dello sciopero degli sceneggiatori americani. E adesso il punto è che dopo gli show sospesi, dopo il rinvio di qualche film fra cui pezzi grossi come Angeli e demoni, gli effetti dello sciopero arrivano a colpire anche il prodotto di punta delle tv, ovvero i serial. Ad esempio, la quarta stagione di Lost invece dei previsti 16 episodi ne avrà soltanto 8 e lì si concluderà la stagione in attesa di sviluppi. Stessa sorte per Heroes che Ha fatto in tempo ad arrivare alla messa in onda dell'episodio 11 della seconda stagione; gli episodi 12 e 13, già pronti, molto probabilmente non verranno mandati in onda ma tenuti in serbo come episodi iniziali di una terza stagione, sciopero permettendo.
Ma il danno più grande dello sciopero (già annunciato da Marc Cherry) è a scapito di Desperate Housewives. In America è attualmente in onda la quarta stagione che da qualche settimana si è fermata all'episodio 9: chiunque come me la stia seguendo in contemporanea con l'America, sa benissimo che ciò che accade in quell'episodio è quanto di più impensabile si sarebbe potuto prevedere per la serie e l'ultima, straziante (garantisco, davvero da brividi!) scena dell'episodio si chiude con un punto interrogativo enorme. Sembra, però, che il 6 gennaio andrà in onda il decimo episodio che forse darà una risposta definitiva al tutto; non solo ma l'episodio 10 sarà anche l'ultimo della stagione: attori e maestranze sono già stati mandati a casa. A questo punto ci sarebbe da chiedersi se il finale del nono episodio sia stato profetico o era già stato tutto preparato in previsione dello sciopero.

22.12.07

Non esistono più le comparse di una volta...

Leggo su Repubblica una vicenda davvero particolare: sembra che un tizio della provincia di Pesaro qualche tempo fa abbia abbandonato moglie e figli per fuggire con l'amante, sparendo nel nulla e facendo completamente perdere le sue tracce; e secondo la moglie, portandosi via pure 50.000 euro dal negozio di famiglia. Ora succede che il tizio sembra sia stato ripreso durante una crociera dalla macchina da presa di Neri Parenti, che su quella nave stava girando proprio Natale in crociera, attualmente in tutti i cinema d'Italia. Ed è stato riconosciuto dai suoi compaesani. Ed era pure in compagnia dell'amante con cui intraprese la clamorosa fuga.
Ora, però, non ho capito bene cosa succederà. Pensavo che il tizio ripreso avesse diritto a fare causa al film (premesso che i produttori, al momento di girare sulla nave, non abbiano preso le dovute precauzioni legali) ed invece mi pare di capire che sarà la moglie abbandonata a tutelare la propria immagine a scapito del cinepanettone campione d'incassi, visto che l'ultimo clamoroso capitolo di questa storia ha creato non pochi pettegolezzi nella comunità dove vive la signora.
Lo so che questa non è neanche una notizia cinematografica, però sarebbe interessante sapere come andrà a finire questa storia e se si creerà un precedente pericoloso nei confronti della cinematografia. E poi è anche divertente far notare come la trama del film coincida per certi aspetti con la vicenda reale.

21.12.07

Mio fratello è figlio unico

Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti
(ITA) 2007

Probabilmente questo è il buon esempio di film italiano a cui il battage pubblicitario ha fatto più male che bene. Ai tempi, infatti, il film fu lanciatissimo come il ritratto di un periodo penoso dell'Italia, quel periodo in cui gli estremismi di destra e sinistra arrivarono al loro apice producendo violenza e in molti casi pure morte. Peccato che di questo tema il film fa uno uso piuttosto banale, particolarmente arrangiato: rimane sullo sfondo (e per questo superfluo) perché in realtà il film narra la storia di Accio (un magnifico Elio Germano), delle sue mille sconfitte subite alla ricerca di un'identità negata, all'ombra del fratello maggiore Manrico (bravo Riccardo Scamarcio). Visto che lo sviluppo dei personaggi e della loro storia si può definire ottimo (merito della sceneggiatura), si vorrebbe che anche allo sfondo storico si fosse dedicata maggiore attenzione. Ma bisogna accontentarsi. E tutto sommato il film è piacevolissimo; Luchetti non applica una regia eccessivamente invasiva e ha la notevole capacità di far affezionare lo spettatore ai personaggi fin da subito. Magari nel finale eccede nella ricerca della lacrima facile a tutti i costi e ci può stare, ma c'è anche un fortissimo valore liberatorio nell'ultimo atto, una sorta di precisa volontà nel lasciarsi tutto alle spalle; non ignorando la storia (questo non andrebbe mai fatto) ma quanto meno ad elaborarne il buono e il cattivo che ha da offrire. E in tutto questo, ci sono Angela Finocchiaro e Zingaretti che offrono due interpretazioni eccellenti.

19.12.07

La promessa dell'assassino

Eastern Promises di David Cronenberg
(2007) Gb/Can

E rieccolo Cronenberg, a poca distanza dal riuscito A History of Violence, riprendere fra le mani una storia stavolta fortemente voluta e non assegnatagli e farne una rapida ma inquietante incursione nella mafia russa con sede a Londra.
C'è da dire, innanzitutto, che Cronenberg dà una collocazione precisa alla storia (la capita dell'Inghilterra) pur rendendola totalmente anonima; si fatica, infatti, a riconoscere Londra e le sue strade e questo provvede a creare un'atmosfera di perdizione o, ancora di più, di smarrimento. A questo si affiancano i crismi di una storia classicheggiante, quasi noir, che però del classico non ha nulla. Intendiamoci, non ha neanche nulla di innovativo questo film ma la capacità di Cronenberg di spostare ogni pezzo del puzzle verso le sue prerogative (la violenza, il sangue, il corpo sfregiato e mutato a forza di tatuaggi) è encomiabile: tiene desta l'attenzione dello spettatore seguendo i risvolti di una storia molto più solida del precedente A History of Violence e per questo più credibile ed avvincente. Probabilmente quel film era molto più significativo, questo invece è di certo più efficace: la brutalità del mondo di Cronenberg non nasce per caso, ha un principio e segue uno sviluppo; il sangue che abbonda non è mai compiaciuto ma è anzi parte integrante della storia. Come la scena della sauna, ne hanno parlato così tanto che non sai cosa aspettarti; poi la vedi e capisci tutto: è una scena micidiale, girata con un'intelligenza che pochi si possono permettere, un balletto dove il sangue e il corpo nudo di Viggo Mortensen vanno a braccetto, una scena coreografata in maniera eccellente, che ti lascia senza respiro e solo quando è finita ti rendi conto che non c'era musica a tenerti tesi i nervi, non c'era dialogo o quant'altro: solo uomini e violenza, corpi contro corpi, un uomo con la disperata volontà di mantenersi in vita.
Questo Eastern Promises, lo devo dire, lo preferisco al precedente di Cronenberg. E Naomi Watts è sempre splendida.

P.S. CON MEZZO SPOILER: come al solito, la traduzione italiana del titolo non solo è piuttosto fantasiosa ma stavolta dopo quasi mezz'ora di film ti fa già capire dove si vuole andare a parare nei riguardi del protagonista. Complimenti!

17.12.07

2 anni di Mulholland Blog

Non c'ho perso più di 5 minuti a farlo, perciò perdonate la scadente qualità. =)

14.12.07

Zodiac

Zodiac di David Fincher

(2007) USA

Che classe, gente! E ce ne vuole di classe per dirigere un piccolo gioiello come questo. E forse una sceneggiatura così bella non poteva capitare in mani migliori di quelle di David Fincher. Il regista americano, a cinque anni dal sempliciotto Panic Room, ritorna in pista con uno dei film più belli ed interessanti dell'intero 2007, con una storia ispirata a fatti realmente accaduti (l'inquietante parabola del serial killer Zodiac). E a proposito della vera storia di Zodiac, il primo grandissimo merito di Fincher è quello di realizzare una perfetta ricostruzione dei fatti, nel senso che anche chi non sa nulla del serial killer Zodiac se non che è realmente esistito, si rende conto di avere davanti agli occhi una ricostruzione pressoché perfetta di tutto ciò che è accaduto in quei lunghi anni di caccia al mostro. Un mostro che segnò una sorta di perdita dell'innocenza per l'America, che gettò quell'ombra di insicurezza e paura sul popolo statunitense che da allora è sopravvissuta fino ad oggi. David Fincher ci racconta anche di questo senza perdere di vista l'aspetto più carismatico del film, ovvero le indagini sul serial killer. In questo ambito, è il cast a farla da padrona: Gyllenhaal bravo, Robert Downey Jr. bravissimo, Mark Ruffalo altrettanto e perfino i comprimari lasciano il segno nella brevità dei loro ruoli. A tutto il resto ci pensa Fincher: fotografia sbiadita, quasi d'epoca; montaggio lineare praticamente perfetto, mai una sbavatura. E quando entra in scena Zodiac, Fincher dà il meglio di sé e costruisce una serie di sequenze che hanno qualcosa da insegnare a chiunque: un taxi illuminato solo da un lampione; una donna e il suo bambino a bordo di un'auto guidata dal mostro; una giovane coppia sconvolta nella quiete di un eden. E una delle ultime scene, il gioco di sguardi fra due uomini, ripaga anche della lunghezza dell'opera.
Imperdibile.

12.12.07

Paranoid Park

Paranoid Park di Gus Van Sant
(2007) USA

Forse Gus Van Sant è rimasto l'unico in America a credere ancora nell'importanza di indagare nel disagio adolescenziale, quel malessere che un pò tutti vogliono ignorare e che invece sta lì come un 'elefante' in salotto (ogni riferimento è casuale); quel malessere che può portarti a diventare così sensibile a tal punto da perdere sensibilità su ogni cosa, anche sulla possibilità di togliere la vita ad un altro essere umano. E' questa la trama di Paranoid Park: il sedicenne Alex commette una bravata che costa la vita ad un uomo e si troverà a fare i conti con la sua coscienza mentre un poliziotto sta cercando di stanarlo (una trama che è solo pretesto laddove lo sguardo cinematografico di Van Sant va a buttare l'occhio sulla deriva morale adolescenziale, soffocando un disperato grido d'attenzione per i ragazzi). In Paranoid Park si può parlare di trama, cosa che lo distingue nettamente dai film precedenti di Van Sant, dove le ombre dell'adolescenza erano indagate quasi con pudore (Elephant) o solo evocate nella giovinezza di un rocker (Last Days); Altre differenze con il passato: un'attenzione decisamente rinnovata per musiche e suoni e per l'utilizzo delle luci. Le luci, per l'appunto, sono forse il pezzo forte del film; la scena della doccia di Alex è decisamente emblematica: due movimenti di macchina e luci che lentamente virano sul buio per poi inondare di bianco. Il regista, insomma, riesce a tradurre in immagini tutto il terremoto interiore del ragazzo. Infatti il film non segue uno sviluppo lineare ma si attiene agli sbandamenti del protagonista: per questo il montaggio e la narrazione sono frammentati e per questo il punto di vista della storia talvolta si inclina a tal punto che, pur essendo una narrazione in prima persona, sembra assumere un sguardo altrui. Sguardo che non esiste perché Gus Van Sant si guarda bene dal giudicare Alex, preferendo solo raccontare la sua storia senza eccessi da patema o autocompiacimenti autoriali. Insomma, per usare le parole del regista stesso: "è Delitto e castigo sugli skateboard". E attenzione: il mondo degli skater non è centrale ma solo marginale, è solo un'altra espressione di un branco del quale Alex vuol sentirsi parte.
Se non si fosse capito, Paranoid Park mi è piaciuto moltissimo. Non è altrettanto efficiente come Elephant, ma ad ogni opera Gus Van Sant sembra maturare. Questo non significa che ogni film è meglio del precedente ma che la sua parabola sperimentale non si è mai fermata e questo gli fa onore. E il senso d'amarezza che ti impasta la bocca sui titoli di coda è qualcosa difficile da evocare in un film, è la consapevolezza che la vita di Alex è incappata in un incidente che lo sconvolge ma che resta marginale, perché prima viene lui, il suo mondo, la sua vita. Il disagio adolescenziale, appunto. Quando scendi a patti con la scoperta che non sei solo al mondo e che di questo te ne devi fare una ragione.

11.12.07

3 a 0 per gli sceneggiatori

Non c'è storia, gente. Gli sceneggiatori americani in sciopero sono destinati a vincere la loro battaglia. Perché uno degli elementi fondamentali di successo per uno sciopero è portare dalla propria parte l'opinione pubblica; e chi meglio di una mandria di sceneggiatori televisivi e cinematografici può riuscire in questo intento? Ne sono la prova la serie di cortometraggi girati e pubblicati su apposito sito per perorare la causa degli scioperanti: una sfilza di star che solidarizza con gli sceneggiatori e mette a disposizione il proprio volto. I corti, oltre che ad essere divertentissimi, ti fanno vedere il rischio di paralisi che corre l'industria cinematografica e televisiva hollywoodiana. Vediamo così, ad esempio, Woody Allen in completo silenzio che non proferisce nessuna delle sue leggendarie battute, o i coniugi William H. Macy e Felicity Huffman che fanno volare via il tempo fischiettando nervosamente, o ancora David Schwimmer in trepidante attesa di vedere la sua fidanzata carcerata, salvo poi scoprire non avere nulla da dirle. E ancora, Tim Robbins che avvia una bomba con timer e attende l'espolosione trattenendo a stento gli sbadigli. Insomma, corti arguti e intelligenti, sui quali vince indubbiamente quello con Chazz Palminteri e Susan Sarandon: i due interpretano una scena drammatica a suon di "bla, bla, bla". Eccolo qui sotto.

10.12.07

Salvatores+Ammaniti:Come dio comanda

Come già si è detto, il nuovo film di Gabriele Salvatores sarà l'adattamento cinematografico del best-seller di Niccolò Ammaniti, Come dio comanda. Si tratta di un sodalizio già sperimentato e che ha prodotto l'ottimo Io non ho paura. Questa volta i due si metterano a lavoro nell'ottica di realizzare "un film diverso dal libro" hanno spiegato, "abbiamo deciso di incentrare la storia sul rapporto padre-figlio, realizzando un film diretto, tagliente, il più realistico possibile, con la macchina da presa in funzione osservante."
I protagonisti della pellicola saranno l'ormai lanciatissimo Elio Germano e Filippo Timi, già visto nello stancante In memoria di me.

7.12.07

Michelle Williams per Scorsese

Nuovo arrivo nel cast di Shutter Island, il nuovo film di Martin Scorsese che vede protagonista il suo pupillo Leonardo Di Caprio. Si tratta di Michelle Willams che dai tempi di Dawson's Creek ne ha fatta di strada e attraverso film come Brokeback Mountain e Io non sono qui, si è fatta le ossa per questa grossa occasione che la vede recitare nel ruolo della moglie del protagonista Di Caprio. Al loro fianco, Mark Ruffalo e Ben Kingsley. La trama? Di Caprio è un agente federale che deve indagare sulla scomparsa di una detenuta di un manicomio criminale, situato proprio sull'isola che dà il nome al film.

6.12.07

Muccino tenta il bis

Che Gabriele Muccino piaccia o no, resta per ora il regista contemporaneo che più attira gli investimenti di Hollywood. Muccino, infatti, sta preparando il secondo film americano sempre sotto la protezione di Will Smith che anche questa volta sarà sia produttore che protagonista del film. Il titolo è Seven pounds e narra la storia di un uomo (Smith) che proprio nel momento in cui sta per suicidarsi, si innamora di una bellissima donna che ha gravi problemi di salute. Nel ruolo femminile ci sarà Rosario Dawson, mentre Woody Harrelson sarà co-protagonista nei panni di un inserviente dell'albergo in cui è ambientata la storia. Un cast di tutto rispetto e di gran richiamo, insomma. La Sony, finanziatrice dell'opera, starebbe pensando di avviare al più presto la produzione per poi lanciare il film verso la fine del 2008, in piena corsa per gli Oscar del 2009. Grande fiducia hollywoodiana per Muccina, insomma.

3.12.07

Uno sguardo altrove: Desperate Housewives

Marc Cherry potrà andare in giro quanto vuole a ripetere cento volte che la sua creatura Desperate Housewives non ha nulla a a che vedere con Twin Peaks. E magari c'ha pure ragione, nel senso che nelle sue intenzioni non vi era questo accostamento. Ma si sa, quando qualcosa di epocale accade (tipo la messa in onda di un serial come Twin Peaks) nulla sarà più come prima e tutto ciò che ne consegue ne sarà assolutamente influenzato.
Desperate Housewives, per l'appunto, non fa eccezione. E del serial cult di David Lynch ignora tutte le implicazioni fantastiche (quelle di cui si servì X-Files, insomma) e s'appropria dei toni più leggeri, quasi da soap ma senza dimenticare un di dark. La serie di Marc Cherry, infatti, è la più esplosiva miscela di generi che si sia vista in tv da un bel di tempo a questa parte. Le quattro protagoniste garantiscono ricchezza di sfumature (c'è la lunatica, la nevrotica, la libertina e così via) condite da toni thriller con inattese esplosioni di violenza. La storia è ambientata nel quartiere di Wisteria Lane, dove i vicini di casa sono tutti sorridenti e tutti gentili. Finché un giorno una di queste non si spara un colpo alla testa. Perché l'ha fatto? Cosa nascondeva di così terribile? La necessità di scoprire i segreti di Mary Alice (la suicida che dal momento della sua morte diventa la voce narrante del serial) porta le protagoniste ad indagare non solo nel suo passato ma anche a scoperchiare tutti i segreti degli abitanti di Wisteria Lane. Tutti, infatti, hanno qualcosa di più o meno pericoloso da nascondere e col tempo tutto verrò a galla con le sue inevitabili conseguenze. I punti di contatto con Twin Peaks, quindi, abbondano (la morte di una donna ad aprire le danze, donna che diventerà l'ossessione che porta avanti la storia; una piccola comunità all'apparenza idilliaca ma profondamente ipocrita nel nascondere l'impensabile) ma non è questa la questione: Desperate Housewives riesce a reggere tutti gli aspetti di questa storia (che oscillano da punte di alta comicità fino a momenti di estrema drammaticità) con un equilibrio sorprendente ed impeccabile, davvero lodevole. Merito anche di uno splendido cast. Desperate Housewives ha anche il pregio di riportare in tv qualcosa che da molto tempo latita, ovvero un prodotto televisivo che tenti un qualche tipo di satira o di critica nei confronti della società americana, questa volta in chiave femminile e con un di ironia.
Sulla Rai è in arrivo la terza serie, a partire da martedì. Il consiglio è di non perderla perché mentre la prima fu davvero fulminante, la seconda si è un incespicata. Con la terza, invece, Desperate Housewives ritorna a vette altissime, grazie anche all'introduzione di un nuovo personaggio interpretato niente di meno che da Kyle MacLachlan (sì, proprio il mitico Cooper di Twin Peaks) che in queste vesti è davvero adorabile. Una terza serie davvero impeccabile in quanto a sviluppi narrativi e colpi di scena a catena. Su FoxLife, invece, dal 4 dicembre prende il via la quarta serie quasi in contemporanea con l'America. E non si sa davvero come andrà a finire, visto il putiferio in corso. Staremo a vedere.

2.12.07

Torino FilmFest: i vincitori

  • Miglior film: Garage di Lenny Abrahmason;
  • Premio speciale della giuria: The Elephant and the Sea di Woo Ming;
  • Miglior attore: Kim Kang-Woo (Gyeongui Seon/The Railroad);
  • Miglior attrice: Joan Chen (The Home Song Stories);
  • Miglior documentario italiano: La Nacion mapuce di Fausta Quattrini;
  • Premio speciale della giuria Documentario: L'esame di Xhodi di Gianluca e Massimiliano De Serio;
  • Miglior cortometraggio italiano: Giganti di Fabio Mollo;
  • Premio speciale della giuria Corto: Primogenito complesso di Lavinia Chianello e Tomas Creus;
  • Menzione speciale: Il resto della storia di Antonio Prata.

Per un bilancio della manifestazione si possono leggere le interessanti parole di Nanni Moretti.

1.12.07

1 dicembre:Giornata Mondiale Contro l'Aids

Planet Terror

Planet Terror di Robert Rodriguez
(2007) USA

Ma guarda un pò se tocca proprio a me difendere Robert Rodriguez, un autore che non mi ha mai fatto particolarmente impazzire (pur riconoscendone le qualità). Per esempio, sono uno dei pochi sulla faccia della terra che ha mal sopportato le idee che stanno alla base di Sin City.
Planet Terror, invece, è un film che mi ha gasato da matti. E' un autentico film di genere che sa essere anche omaggio, uno di quei veri film grindhouse fatti apposta per entusiasmare la gente e strappare l'applauso quando il cattivone viene fatto fuori con litri di sangue ed effettacci splatter. Rodriguez, però, sa bene di trovarsi negli anni 2000 e che prendersi troppo sul serio in un'operazione del genere significherebbe rovinare il tutto (vedi Death Proof); per questo non rinuncia alla sua naturale dose di ironia che allevia i momenti più feroci e ti ricorda che sempre di un film di serie b si sta parlando, con tutti i pregi e i difetti del caso. Non solo ma Rodriguez si occupa per l'ennesima volta anche di molteplici aspetti dell'opera, come la colonna sonora o la direzione della fotografia, riuscendo a tenere tutto sotto controllo e dando al film una vera impronta autoriale, nonostante i limiti stessi dell'opera. Per il resto, c'è una galleria di personaggi fantastici, caratterizzati da poche battute che in altrettante scene riescono subito a farsi adorare o odiare (non personaggi che straparlano senza dirci quasi nulla e che poi vengono trucidamente uccisi, vedi Death Proof), merito questo anche di un'ottima direzione degli attori (su tutti, Rose McGowan riesce ad essere sensuale pur avendo un mitragliatore al posto di una gamba); infatti Rodriguez riesce a far sembrare un buon attore perfino Tarantino! Insomma, Planet Terror è una serie di azzeccate e riuscitissime intuizioni (quelle che mancavano a Death Proof) ben dirette da un uomo che ha una visione del cinema molto nitida e ci tiene a proteggerla.
Non voglio sostenere che Planet Terror sia il film dell'anno (anzi!) ma mi secca assai veder additato Rodriguez come il cugino scemo di Tarantino, quando invece è evidente che l'operazione Grindhouse è riuscitissima nel caso di Rodriguez e fallita in parte nel caso di Tarantino. Almeno per quanto mi riguarda.

I Film del Mese: Dicembre 2007

  • Paranoid Park di Gus Van Sant (7);
  • Irina Palm di Sam Garbarski (7);
  • L'età barbarica di Denys Arcand (7);
  • Hitman - L'assassino di Xavier Gens (7);
  • Triplice inganno di Jèrome Cornuau (7);
  • Come d'incanto di Kevin Lima (7);
  • Una ballata bianca di Stefano Odoardi (7);
  • La promessa dell'assassino di David Cronenberg (14);
  • La bussola d'oro di Chris Weitz (14);
  • Una moglie bellissima di Leonardo Pieraccioni (14);
  • Natale in crociera di Neri Parenti (14);
  • Leoni per agnelli di Robert Redford (21);
  • L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford di Andrew Dominik (21);
  • L'amore ai tempi del colera di Mike Newell (21);
  • National Treasure 2: Il mistero delle pagine perdute di Jon Turteltaub (21);
  • Bee Movie di S. Hickner, S.J. Smith (21);
  • Caramel di Nadine Labaki (21);
  • Il mistero delle pagine perdute di John Turteltaub (21).

A voi la scelta. La mia è Paranoid Park.