23.12.08

Caos Calmo

Caos calmo di Antonello Grimaldi
(2007) Ita\Uk

Ci sono emozioni nella vita forti a tal punto da lasciarti senza la minima reazione. O una minima idea di come dover reagire ad un forte dolore, a qualcosa che ti travolge e la insensata razionalità di lasciar tutto correre, di fermarsi un momento a pensare, di ricominciare a scoprire come si fa a vivere. Trovare un posto su di una panchina non è cosa da tutti, prendersi una pausa e dedicarsi completamente alla consolazione di qualcuno, tralasciando volutamente che in realtà si cerca consolazione per sé stessi. E tutt'intorno una sarabanda di personaggi, individui, uomini e donne, ciascuno con il proprio dolore e ognuno di loro in cerca di una risposta, che sia questa un sorriso, uno schiaffo o un abbraccio. Un uomo che perde una moglie, una figlia che perde una madre; tutt'intorno il mondo non si ferma, continua a girare perché "i topi non avevano nipoti" e c'è' sempre qualcuno convinto di star soffrendo più di te, come se il dolore avesse sfumature e distinzioni, come se esistesse un grado di separazione tra ciò che è sopportabile per qualcuno ed insostenibile per qualcun'altro. Come non ricordare Totò: "siamo tutti uguali davanti alla morte", che non significa solo che siamo tutti accumunati dal nostro essere mortali ma anche che siamo tutti minacciati nella nostra dignità davanti al dolore. L'unico modo che abbiamo per sopravvivere è non lasciarci sopraffare da ciò che non possiamo gestire, non lasciarsi terrorizzare da ciò che non possiamo evitare perché altrimenti si smette di condurre una vita per sé e per gli altri come è giusto che sia. C'è ben altro intorno a noi, c'è la necessità di ritrovarsi in un microcosmo che è il nostro mondo, c'è la carne a ricordarci che siamo vivi, c'è una panchina metafora della tana di cui tutti hanno bisogno, c'è una mattina di bianco innevata che è esplosione dei sensi e lacrime liberatorie. E' un caos che è calmo.

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