26.7.08

Funny Games U.S.

Funny Games U.S. di Michael Haneke
(2008) USA

Questo post si concentrerà sull'aspetto 'remake' dell'operazione. Per un giudizio sul film in sé, vi rimando al post del film originale perché, essendo questo un remake gemello, la sostanza non cambia poi molto.
In una recente intervista, Haneke ha dichiarato che il senso di questo remake sta nel pubblico che lo fruirà. Se l'originale austriaco non poteva contare su un vasto target a causa della lingua, questa copia americana vuol puntare dritto a quel pubblico che secondo Haneke detiene il linguaggio della violenza: non gli americani, bensì coloro che parlano l'inglese. L'effetto è più che mai originale: siamo davanti ad un remake inquadratura per inquadratura eppure ci sembra di star assistendo ad un nuovo film che di certo non ha la potenza e l'innovazione dell'originale di 10 anni fa ma che riesce comunque ad andare dritto al cuore delle questioni che vuol rappresentare. L'occasione che mi offre questo remake, poi, è quella di assistere alle reazioni delle persone che lo vedono. Reazioni sempre piuttosto inaspettate ma tutte già previste dal regista: il pubblico ride davanti certe scene sì surreali ma pur sempre violente, il pubblico esulta quando la protagonista riesce ad impossessarsi del fucile ed a sparare ma quando poco dopo quella scena verrà eliminata con il più subdolo strumento di tortura che si può utilizzare contro uno spettatore, solo allora il pubblico si accorgerà di aver inneggiato ad un brutale omicidio. La questione, insomma, è che Haneke o per meglio dire il suo cinema riesce perfettamente a manipolare il pubblico: lo tortura per un'ora e mezza (assodato che vittime e carnefici della violenza del film siamo noi e non i finti personaggi che vediamo sullo schermo) costringendolo a guardare, dimostrando che il pubblico potrebbe andare via o spegnere lo schermo quando vuole ma non lo fa (del resto, il rewind del famoso colpo di scena sta a significare anche quello: state guardando un film, nessuno vi costringe a restare eppure non vi schiodate dalla sedia); inoltre, guardando le reazioni dei miei compagni di visione, ho capito molte più cose della prima volta: per esempio, nel lunghissimo e agghiacciante interludio nel quale i due genitori cercano di liberarsi dopo aver visto morire il proprio figlio, nessuno del pubblico crede che i due psicopatici assassini se ne siano davvero andati. Non ci credono perché "mica possono far finire il film così", che equivale a dire in altro modo quello che uno dei due assassini risponde all'uomo che chiede perché non li uccidono e basta: "lei sottovaluta l'importanza dello spettacolo".
Funny Games U.S., insomma, è ancora più specchio di quanto lo fosse l'originale. Nell'ottica di farlo arrivare ad un pubblico più vasto è sicuramente un atto coraggioso e funzionale che prende in considerazione il background culturare di chi lo vede: per il pubblico austriaco poteva assumere un significato, per il popolo inglese (soprattutto gli americani post-11 settembre) ne assume un altro. Ancora una volta, dunque, Haneke trasforma il cinema in intrattenimento che riflette su sul suo stesso significato ed instaurando un profondo legame tra film e spettatori, sacrificando le certezze di questi ultimi andandoli a ferire nelle profondità dell'animo.
E' buffo che a fare tutto ciò siano due psicopatici borghesi. E' proprio un gioco buffo.

5 commenti:

Ale55andra ha detto...

Perchè fate così?
Perchè no?

M.M.M. ha detto...

Concordo la tua recensione, ma nelle prime righe del post hai definito l'originale "australiano" anzichè "austriaco"

Massimo Manuel ha detto...

Oh mamma, che svista!
Correggo subito.
Grazie.

Anonimo ha detto...

Mi trovo d'accordo con la definizione di atto "funzionale"-- Direi che dice tutto, no? ;)

Anonimo ha detto...

Ancora mi manca. Da vedere.