30.1.10

La prima volta?

La notizia appare banale e invece è una svolta importante nel panorama italiano.
Per la prima volta, a quanto ne so, in Italia viene offerta la possibilità di vedere in streaming un serial americano sottotitolato a sole 24 ore dalla messa in onda oltreoceano. Il serial cult in questione è l'ultima, attesissima stagione di Lost (e chi se non i naufraghi più famosi del mondo potevano smuovere tanto le acque?) la cui season premiere è prevista per il 2 febbraio in America. Il giorno dopo, su un sito creato appositamente da Telecom Italia, verrà offerta la possibilità di vedere lo stesso episodio in lingua originale e sottotitolato in italiano al costo di € 1.99. Il costo viene addebitato direttamente in bolletta agli abbonati Telecom e su carta di credito a tutti gli altri.
L'operazione si è resa possibile grazie ad un accordo tra Telecom e Walt Disney Company. In questo modo l'Italia diventerebbe il primo paese non anglofono a godere dell'ultima serie di Lost, con una differita di sole 24 ore e battendo il record olandese che prevede la messa in onda per il 5 febbraio. Stiamo ovviamente parlando di sistemi legali: che in rete, a distanza di circa 48 ore, è possibile scaricare il nuovo episodio di Lost già bello che sottotitolato lo sappiamo tutti ma è un sistema illegale e che non garantisce la massima qualità della riproduzione. Anche se sul sito Telecom creato apposta per lo streaming di Lost non si parla di dettagli qualitativi, il comunicato stampa ufficiale dell'azienda di telecomunicazioni parla di streaming per pc ad alta risoluzione. Non solo, ma grazie al sistema IPTV è possibile vedere l'episodio direttamente in televisione. Ultima pecca: una visione limitata nelle sole 24 ore successive all'acquisto; non viene specificato quante volte lo si può vedere in quelle 24 ore ma un buon dvd recorder dovrebbe garantirne la registrazione ad uso privato.
Che sia Lost il motore di tutto questo non è un caso. L'hype intorno all'ultima serie sta dando modo di sperimentare nuove modalità di palinsesto, annullando la distanza e la differita con i paesi anglofoni. Ma in Italia mai si era visto un esperimento così innovativo come quello della Telecom: 24 ore per un prodotto qualitativamente alto, sottotitolato e disponibile anche sul televisore è decisamente una novità. Il prezzo, ovviamente, sarà il freno al boom di questa opportunità ma Telecom ha comunque sfondato un muro: se altri la seguiranno, i prezzi cominceranno ad essere competitivi e l'idea di poter godere legalmente di un prodotto ad alta qualità in anteprima potrà scalfire più di una coscienza.
Un'altra cosa curiosa da rimarcare: differita di 24 ore significa avere a disposizione così poco tempo che i responsabili che si occuperanno di sottotitolare gli episodi non faranno altro che riprendere i sottotitoli americani per non udenti, tradurli e riutilizzarli per l'Italia. Che è esattamente il procedimento che permette l'immissione illegale in rete dei serial parlati in lingua straniera. Il mercato che impara dal web, insomma.

22.1.10

Avatar (3D)

Avatar di James Cameron
(2009) USA

Avatar è esattamente quello che vi aspettereste dal cinema d'intrattenimento con marchio USA: c'è una storia banalotta e poco originale, prevedibile addirittura nella sua messa in scena (proprio quando sentirete che è arrivato il momento di una scena al rallentatore che vi faccia commuovere, ebbene arriverà proprio in quel momento) e nei suoi sviluppi. Perfino la morale spirituale ed ecologista non suona per nulla nuova, mentre forse il vero grande guizzo è la contrapposizione uomini - alieni che finisce con il ribaltarsi (è prevedibile anche quello ma Cameron rende questo particolare sviluppo in maniera molto più sottile ed intelligente). Nonostante questa grossa mole di difetti (e il disperato bisogno di Cameron di trovarsi uno sceneggiatore che gli scriva dialoghi migliori dei suoi), Avatar è comunque un film godibilissimo e lo è perché qui non conta la storia quanto la realizzazione. E siamo davanti ad uno sforzo economico e tecnologico senza precedenti nel quale a farla da padrona non è neanche la tecnologia 3D. In realtà ciò che più stupisce è il totale realismo della pellicola: per 2 ore e 40 noi spettatori non guardiamo altro che un universo inesistente, fatto di ambienti, di fauna, di personaggi che non esistono, creati dal nulla e che interagiscono con il nulla. Nonostante questo, il realismo è impressionante e per tutto il film non ci si trova mai ad avvertire qualcosa di falso (forse solo l'occhio del professionista potrebbe) e la bellezza del film è tutta qui. Il valore aggiunto del 3D è quello di renderci ancora più partecipi di un mondo inesistente ma la sua applicazione non è mirata ai fini della trama, non è l'elemento base che ha influenzato il tutto ma sembra essere più il normale approdo di tutto il progetto.

Questo film cambierà la storia del cinema? Si rende necessaria una premessa. Che cosa s'intende con "cambiare la storia del cinema"? Se guardiamo indietro sono poche ed epocali le cose che hanno davvero cambiato la settima arte, come il suono o il colore. Perché erano elementi che andavano a modificare profondamente il modo stesso di concepire il film. Fritz Lang, per citarne uno, trasformò la possibilità del sonoro in un vero e proprio elemento della trama, addirittura fondamentale per la scoperta dell'assassino. Ritornando ad Avatar, allora, ci si deve chiedere cosa succederà dopo. Il film di James Cameron cambierà completamente la storia del cinema? La risposta è no: perché il 3D non è nato l'altro ieri ed è una tecnologia che sta ancora aspettando una sua reale applicazione che sia capace di stravolgere il modo di fare il cinema e il film che si faccia alfiere di questa idea ancora non è arrivato ed Avatar non lo sarà. Non perché sia un brutto film, anzi. Ma perché il 3D non è un vero e proprio elemento narrativo, non si inserisce nel film come completamento dell'opera ma solo come sua estensione e a me sembrano due concetti diversissimi.
Avatar è (forse) solo il risultato più maturo di un certo tipo di cinema che sembra essere la salvezza dell'intera industria. Ben venga ma non mi stupirei se fra qualche anno lo ricorderemo più per gli incassi che per l'essere una reale espressione artistica.