30.10.08

When a man comes home (Rome FilmFest 2008)

En mand kommer hjem di Thomas Vinterberg
Rome FilmFesto 2008
L'ALTRO CINEMA/EXTRA

Finalmente Vinterberg ritrova la freschezza e l'originalità di un tempo, quelle doti che lo avevano portato a realizzare il film che spesso viene ricordato come il primo realizzato secondo le regole del Dogma95 e invece andrebbe citato per le sue ottime doti di piccolo, grande cult. QuestoWhen a man comes home, fra l'altro, ha molto in comune con Festen: l'ambientazione piuttosto ristretta, la tragedia familiare, l'ironia satirica (quando si dice del cuoco "andate a prenderlo, ha fatto 3000 miglia di strada per venire fin qui, è un artista, lui non prende l'aereo. Non lo prende, è un vero artista", impossibile non volare con il pensiero ad un certo socio di Vinterberg). Ma se in Festen l'ombra della pedofilia incestuosa raccontava un'intera famiglia e rendeva l'evoluzione del narrato estremamente drammatica, in quest'ultima opera l'attenzione è tutta dedicata al protagonista Peter (il bravissimo Oliver Møller-Knauer) ed alla mancanza di una figura paterna che gli ha causato non pochi problemi nella vita. Stavolta niente regia sporca: il buon Vinterberg adotta uno stile prettamente poetico, fatto di giochi di luce e riprese curate nei minimi dettagli, non curandosi di riempire ogni angolo della sceneggiatura di inutili particolari ma preferendo dedicarsi completamente all'immagine, facendo un uso delle musiche (e che musiche!) derivato dalla tradizione americana del cinema indipendente.
Nel risultato finale appare chiaro che Vinterberg non voleva dir nulla con questo film se non raccontare una storia emotivamente forte e glorificare il mezzo cinema stesso. L'abbondanza di quegli elementi tipici del cinema danese (le tragedie familiari quasi da soap-opera solo molto più credibili, la costante deformazione del reale mediante il grottesco e l'ironia, la capacità di sorridere anche nei momenti più tesi) si concretizzano in una serie di intuizioni visive intelligenti e nella scena d'amore, a mio parere, più dolce degli ultimi tempi... seppur abbastanza breve.

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