5.3.11

The Social Network

The Social Network di David Fincher
(2010) USA


500 milioni di utenti iscritti nel mondo ma chissà quanti di questi saprebbero dire chi è Mark Zuckerberg e come ha creato il mostro multimediale e sociale del nuovo millennio che corrisponde al nome di Facebook. A fare chiarezza, si fa per dire, ci pensa David Fincher che investe il suo talento in una parabola moderna fatta di genio e abnegazione ad una causa oppure ossessione di una vita. 

Su sceneggiatura complessa (non originale) di Aaron Sorkin, la scelta del regista è quella di rimanere sul filo del rasoio: non si schiera, non prende posizione né pro né contro il più giovane miliardario del mondo, nonostante la storia del suo social network sia fatta di ombre e cause legali presto zittite a suon di assegni. La sua scelta è quella di narrare mantenendo un equilibrio ammirevole che aveva già dimostrato di saper gestire ai tempi di Zodiac e che qui affina ancora di più e con tempi molto più ristretti: il film dura più di due ore ma grazie ad un montaggio serratissimo e ad una colonna sonora veramente efficace e bellissima, Fincher riesce a raccontare tantissimo e quel tantissimo a sfaccettarlo di sfumature che altrimenti sarebbero andate perse. The Social Network, inoltre, si propone come nuovo punto d'incontro tra velleità cinematografiche e narrazione moderna: se infatti da una parte, visti alcuni temi del film, la pellicola si rivolge ad un pubblico giovane e contemporaneo e Fincher si diverte a soddisfare quel pubblico (per esempio con la scena della gara di canottaggio), dall'altra parte il regista ingloba un uso della macchina da presa, della fotografia e della composizione delle scene che rimanda ad un cinema quasi classico (i titoli di testa, le chiacchierate fra i due fondatori di Facebook). E' un incontro/scontro riuscitissimo fra linguaggio vecchio e nuovo. Ultima osservazione che mi sembra importante: il regista e lo sceneggiatore, come già detto, mostrano la storia da molteplici punti di vista e alla fine è veramente difficile stabilire chi abbia torto o chi ragione; del resto il film narra in parte di Facebook, un social network dove effettivamente tutti possono esprimere non solo la propria opinione ma condividerla, inglobarla, estenderla, anche deformarla se se ne ha voglia. Il concetto, insomma, si esprime anche nella forma narrativa del film. 
Che poi certe cose siano state gonfiate perché fa tanto Hollywood è chiaro. Così come dispiace che il ritmo del film finisca per nuocere all'interpretazione degli attori che quasi sembrano andare di fretta ogni volta che entrano in campo. Ma quel che più rimane è la colonna sonora, autentico capolavoro di questo progetto. 

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