19.11.07

Uno sguardo altrove: Dexter

Il gusto e le esigenze degli spettatori televisivi sono irrimediabilmente cambiati. Ne sono la prova i serial che si sono affermati negli ultimi anni (Nip/Tuck, Dr. House M.D.) dove le immagini crude, le vicende realistiche e la nerissima atmosfera in cui si svolgono dimostrano come ormai anche il grande pubblico vuole qualcosa di più, dove i confini tra bianco e nero non siano poi così definiti. Ne è prova il nuovo serial americano del momento.
Dexter (Michael C. Hall) è un ematologo forense della polizia di Miami. E' un bell'uomo, ama il suo lavoro, ha una sorella che stravede per lui e una ragazza con cui sta instaurando una relazione seria, gli piace fare gite in barca e mangiare alla guida della sua auto. C'è un solo problema: Dexter è un sociopatico. La sua vita brillante si trasforma nella notte, quando diventa un feroce serial killer dalla sorprendente lucidità che uccide tutti coloro che, per un motivo o per un altro, non sono stati assicurati alla giustizia seppur colpevoli. Il suo disturbo lo porta a fingere anche nella vita di tutti i giorni: Dexter non prova sentimenti, è letteralmente vuoto dentro, incapace di qualsiasi relazione affettiva e sessuale (frequenta una ragazza solo per facciata e perché quella ragazza, a causa di uno stupro, ha terrore del sesso). L'unica eccitazione gli proviene dal sangue e dunque dal suo lavoro di giorno e dalla sua malattia di notte.
Il serial Dexter muove i passi direttamente da Dr. House ma compiendo un'ulteriore evoluzione: il medico House è un cinico che sacrifica tutti i suoi valori per il bene della medicina; per quanto contestabile, dunque, ha una morale inattaccabile. Dexter, invece, non ha scusanti perché non ha morale: non uccide per semplice vendetta (e già questo sarebbe molto poco etico) ma per soddisfare un bisogno malato, quello di uccidere. Per affrontare un tema così forte, gli ideatori hanno scelto il giusto dosaggio di crudezza (sangue e cadaveri in abbondanza) ed ironia (i dialoghi fuoricampo del protagonista accentuano lo scarto tra la sua sociopatia e la brillante vita che conduce). Il tutto in una fotografia che risalta il luccicare malsano di una Miami divorata dalle perversioni, dove forse il più 'sano' di tutti sembra essere proprio Dexter che quanto meno arriva laddove la giustizia non può.
Ora si tratta di vedere dove vorrà arrivare questo serial. Perché fermo restando che l'impatto dei primi episodi è affascinante e coinvolgente, risulta palese (almeno a me) l'impossibilità di qualsivoglia identificazione con il protagonista; può fare simpatia, può suscitare ammirazione perché è un professionista del suo mestiere ma rimane ugualmente un folle che uccide a sangue freddo e il fatto che uccida cancri della società non basta a dargli credito. Dexter, infatti, cerca le prove prima di uccidere: con quelle stesse prove potrebbe assicurare i criminali alla galera, ma preferisce ucciderli e conservarne una goccia di sangue come trofeo. Un serial killer, dunque. Quel genere di individuo che nei serial o nei film è il nemico da scovare ed eliminare. L'amoralità come ultima frontiera del serial americano è stata raggiunta. Quale il prossimo passo?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Trovo Michael C. hall grandioso!!!