6.3.10

The Hurt Locker


The Hurt Locker di Kathryn Bigelow
(2008) USA

Il problema di The Hurt Locker è politico. Si può realizzare un film di guerra senza dargli un contesto ben preciso? In The Hurt Locker vediamo le truppe americane in azione, in un territorio ostile e popolato da facce arabe che potrebbero nascondere continue minacce. Il film non si pone minimamente il problema di contestualizzare tutto ciò: perché gli americani sono lì, chi ce li ha mandati, perché la popolazione del luogo sembra così ferocemente ostile; tutto ciò è lasciato alla cultura dello spettatore e se lo sa, bene; se non lo sa, pazienza. Si potrebbe obiettare che il film non vuole assumere nessuna posizione politica ma soltanto raccontare la storia di un uomo così malato di adrenalina da sentirsi vivo solo a contatto con la guerra e con le bombe. E a parte che questo è proprio l'aspetto più debole della storia, è ben più grave che per un pretesto del genere si tirino in balli i morti militari e civili. Il punto di vista più controverso del film è che, quasi quasi, sembra essere una pellicola militarista, ponendosi così controcorrente nel cinema di genere dove i grandi film sono sempre stati antimilitaristi. Tralasciando questa perniciosa interpretazione facilmente attaccabile, il punto è un altro: i grandi film di guerra del passato ti raccontavano come una cosa orribile come un conflitto bellico potesse cambiare e sfregiare per sempre gli individui coinvolti negli scontri; c'era, cioè, un'idea di racconto che narrava emotivamente una verità ampiamente documentata. In The Hurt Locker, invece, i personaggi sono come sono fin dalla prima scena: non crescono psicologicamente e non sembrano soffrire la guerra, vivono solo in attesa del congedo e nella speranza di poter tornare a casa con ancora tutti gli arti attaccati al corpo. Per questo motivo il film soffre di una certa stanchezza, soprattutto nella parte centrale, provocando più di uno sbadiglio. L'unico guizzo è la coda del film, la scena dei cereali al supermercato, vera esemplificazione di come il protagonista non è fatto per vivere in un mondo libero e democratico ma è nato per ricevere ordini, per compiere azioni spericolate in nome di... di non si sa che cosa! Bella messa in scena, pessima metafora.
Ecco perché il problema del film è politico: vuol narrare qualcosa ma sfrutta l'onda emotiva di qualcos'altro per ottenere clamore, proponendo tesi difficilmente difendibili. L'intelligente regia della Bigelow, la sua capacità di messa in scena, la sua bravura nel raccontare un mondo prettamente machista, non sono elementi necessari a salvare il film dalle sue numerose debolezze d'impianto. 

2 commenti:

Rob ha detto...

ciao, innanzitutto vorrei complimentarmi per il tuo blog che ho scoperto da poco e che trovo molto interessante.
E poi vorrei commentare la tua recensione:-)
Tu dici che nel film non ci sono riferimenti e il tutto è lasciato alla cultura dello spettatore. Vero, però secondo me sarebbe stata una cosa del tutto superflua: chiunque capirebbe luogo e contesto praticamente al volo perchè la guerra in Iraq fa parte dell'orizzonte di conoscenze collettivo da ormai otto anni, quasi tutti i giorni ci arrivano notizie di attentati e scontri armati dall'Iraq e non credo che l'operazione della Bigelow sia presuntuosa in questo senso (inoltre una piccola didascalia iniziale ci annuncia che siamo a Baghdad). Per quanto riguarda i personaggi, non mi pare si sia voluto insistere sulla loro psicologia (anche se poi il soldato di colore alla fine del film rivela emotivamente qualcosa di sè) e sulla loro "evoluzione" perchè credo che l'idea fosse quella di presentarci uno spaccato della vita al fronte, più che una storia con una conclusione vera e propria. La storia non evolve perchè non conclude con la fine del film imho.
Vorrei sapere che ne pensi ;).

Saluti, Rob.

p.s. per puro caso anche il mio blog si chiama con il pezzo di un titolo di un film :-)

Massimo Manuel ha detto...

Forse l'aspetto che più mi ha condizionato è la mancanza di un giudizio morale sulla guerra e quella guerra in particolare. Questo mi ha portato a sottolineare ogni difetto, pur trovando condivisibile le tue osservazioni.
Ciao e grazie mille.