12.4.06

Perduto Amor

Perduto Amor di Franco Battiato
(2003) Ita


L'opera cinematografica d'esordio di Franco Battiato, artista a 360°, colpisce immediatamente l'occhio, dunque è l'immagine innanzitutto a farla da padrona. La costruzione delle scene, l'utilizzo dei colori e l'accuratezza di ogni ripresa fanno risaltare un'esattezza inusuale per un regista alla sua prima prova; la passione e la conoscenza profonda della pittura sono evidenti tanto quanto la volontà di andare oltre un certo cinema classico che scivola tra le pieghe (soltanto pretestuose) dell'appassionata vicenda del protagonista e tende a farsi onirico, a tratti surreale, sicuramente non lineare e canonico. "Bunuel, nel suo film La via lattea, fa camminar persone di diverse epoche nella stessa strada. Una persona che ama il cinema non sta a chiedersi come sia possibile. E' il linguaggio di quel regista." Basterebbero queste sagge parole dello stesso regista a rendere bene l'idea di come sia stato realizzato questo film e con quali intenzioni.
Dunque, la parabola del protagonista Ettore e della sua infanzia siciliana fino alla sua partenza alla volta di Milano non segue sviluppi strettamente lineari, ma è fatta di profumi d'epoca, immagini della terra sicula e geniali intellettuali che non fanno altro che pontificare ed elargire cultura. La prima parte del film, inoltre, è imperniata sulla figura di tre donne, che incarnano la femminilità secondo Battiato (fatta di autonomia, forza e dignità), splendidamente interpretate da Donatella Finocchiaro, Lucia Sardo e Tiziana Lodato. Inoltre, il film è un'orgia di cameo fra cui spiccano Francesco De Gregori, Morgan e Giovanni Lindo Ferretti.
Tutto il resto è puro Battiato. L'arte del cucito, il pensiero filosofico, la musica e il suo progresso, la meditazione, sono generose tracce dell'autore siciliano che firma uno splendido film con cui mostra forte padronanza e conoscenza del mezzo cinematografico. Il tocco finale viene eseguito al montaggio, davvero intelligente e di pregiata fattura. Unico neo: l'eccessivo utilizzo della musica; difetto che per un musicista prestato al cinema è comprensibile.

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