17.9.08

X-Files - Voglio crederci

X-Files - I Want to Believe di Chris Carter

(2008) USA

Inutile negare che al momento di entrare in sala era come se dentro di me convivessero due spettatori: il fan che è praticamente cresciuto con il serial X-Files e che può considerarsi uno dei massimi esperti sulla materia (sfidatemi, se volete!) e il comune spettatore che stava andando essenzialmente a vedere un film d'intrattenimento che non ha le pretese di cambiare la storia del cinema. E' questa una premessa necessaria perché mi riesce molto difficile scindere le due personalità e soprattutto tenere a bada la grande attesa che ho covato per questo film. Film per molti aspetti deludente, eppure impossibile da odiare. In rete gli articoli denigratori sono stati tanti e molto violenti (a riprova che non c'è peggior odio di quello che nasce da una grande aspettativa delusa), articoli che hanno fatto passare l'idea generale che non solo il film non mantiene le premesse di ciò che era X-Files ma che s'inceppa e rovina dolorosamente anche sulle regole estetiche del buon cinema. Una tragedia, insomma.
Eppure non si dovrebbe dimenticare un certo gusto all'antica, sempre sull'orlo dell'omaggio, che caratterizzava il serial di Chris Carter (qui alla sua prima regia cinematografica), uno dei segreti delle atmosfere tipiche di X-Files. Dico questo perché ciò che ho ravvisato nel film è proprio una attenzione ad un certo modo di fare cinema che irrimediabilmente oggi appare antico e anacronistico ma che nell'ottica del serial sarebbe stato valore aggiunto. Il punto è questo: autori e compagnia bella sembrano aver dimenticato che il tempo è passato; ignorare completamente molte delle atmosfere che hanno fatto il successo di X-Files non appare come gesto coraggioso ma piuttosto spregiudicato: si vuole andare oltre ma non si osa abbastanza, si tenta una dimensione nuova che però frana sulla pochezza della trama, si gioca sul rapporto Mulder e Scully stringendo un pò troppo sulle pur belle scene che caratterizzano il loro rapporto. Il tempo delle scelte, sul da che parte stare e quali metodi adottare, sembra essere finito: il telefilm terminava con una grande dose di amarezza e di sconfitta che qui non viene neanche ripresa perché è passata forte la decisione di non dare alcun seguito alla mitologia del serial (da sviluppare in un eventuale terzo ed ultimo film), preferendo una storia a sé stante che lasciasse più spazio ai dilemmi morali di Scully e al grande senso di sconfitta di Mulder.
La sconfitta qui, invece, investe Carter: la regia non ha particolari guizzi, è standard, è quasi televisiva; belle intuizioni su alcune inquadrature che coinvolgono soprattutto la neve e non è da sottovalutare l'intelligenza di giocare con lo spettatore (la 'sottile' satira contro Bush, i continui riferimenti al serial e il grande effetto sorpresa quando entra in scena un personaggio che proprio non ti aspetti). E' come al solito il senso di appartenenza ad un destino a tenere banco, grande filone sotterraneo che riguarda soprattutto il personaggio di Scully, scettico e testardo, unico tema sul quale Carter si gioca un pò di credibilità con un opportuno finale aperto sul sorriso di Gillian Anderson. Tentennare troppo sui generi non ha giovato: si sfiora l'horror, si sfiora il thriller, si sfiora il drammatico; una tale commistione va bene per grandi pretese ma per un'ora e mezza di intrattenimento è fallimentare.
C'è da chiedersi quanto sia giusto pretendere da un film del genere e quanto ci stavamo aspettando noi X-Philes, perché non sarebbe giusto ignorare tutto il lungo gioco d'attesa che avrebbe dovuto aiutare il film e invece lo ha danneggiato. Qui, allora, il discorso diventa extra-filmico e si concentra di più sulle strategie creative che hanno ruotato intorno all'operazione (perché di questo si tratta e dargli una connotazione negativa è da ingenui) e far rimbalzare la domanda da un milione di dollari: e se il film avesse ripreso la mitologia del serial (invasione aliena e gigantesca cospirazione governativa) avrebbe avuto una chance in più? Io rispondo: certamente sì, non solo a livello di biglietti venduti ma anche qualitativo; m'azzardo a dire che con la ripresa di quegli argomenti Carter stesso avrebbe avuto molta più ispirazione e una spinta aggiuntiva a fare meglio, ad indagare di più, a produrre un gioiello di scrittura e montaggio così come faceva sul piccolo schermo.
Dov'è tutto questo? S'è perso dietro i baci di Mulder e Scully, vero punto d'equilibrio di 8 stagioni (nell'ultima Duchovny si diede alla macchia) e forse amuleto per il telefilm stesso.
E Gillian Anderson rimane per me di una bravura spropositata.

14.9.08

"Io è un altro"

Il punto è questo: cosa altro è un blog se non uno strumento per esprimere il proprio punto di vista su un argomento specifico, condividerlo con gli altri ed avviare un confronto vivace ed intelligente?
Nel delineare il nuovo percorso di questo blog (e a novità di stile coincidono sempre novità d'immagine, che sia un semplice cambiamento dei colori del layout poco importa, almeno a me) non posso non interrogarmi su quanto fatto fino ad ora e su quanto vorrei fare. Ma il punto su cui concentrarmi, adesso, rifugge ogni riflessione sul metodo di critica nei confronti del cinema e dell'audiovisivo: non devo e non posso io affrontare questo argomento perché è qualcosa che riguarda tutti, è qualcosa su cui confrontarsi in massa e non un problema da assumersi come personale e privato. Il metodo critico (come quello linguistico) è un argomento fondamentale ma non è questo quello che mi interessa adesso. Voglio andare oltre, espormi personalmente, non limitarmi a riportare notizie e ad esprimere un commento ma aumentare la dose di personalismo, metterci del mio, coinvolgere anche i sentimenti e non la sterile freddezza di chi vuol mostrare il bagaglio personale di conoscenza (un bagaglio che per me si riduce ad un piccolo zainetto, a volerla dire tutta). Per me come per chiunque ami il cinema, credo, spesso il percorso umano è coinciso con il percorso cinematografico: perché sottovalutare questo? Perché adottare sempre un tono alla stregua del giornalismo quando di giornalismo non si tratta visto che siamo in un blog? Non ho gli strumenti e soprattutto la voglia di continuare in questo senso. Nessuno, me stesso compreso, mi ha mai riconosciuto tale autorità e mi manca ancora molto per conquistarmela.
Allora andiamo al pratico: il MulhollandBlog vuole cambiar pelle, non abbandonare la critica cinematografica ma arricchirla di nuove sfumature che coinvolgano le impressioni personalissime, anche private: per la critica tecnica ci sono i giornali autorevoli, non spetta ad un blog ambire a tanto. Ridurre l'attenzione alle notizie dal mondo cinematografico, adottare un metodo molto semplice: notizie che interessino solo al sottoscritto e che solo al sottoscritto interessa approfondire e ben venga chi sposa il mio criterio per non addormentare mai lo spazio di confronto che pur dovrebbe essere prerogativa di un blog. Non abbandonerò il costante occhio di monitoraggio su David Lynch, una delle fonti del seppur piccolo spazio di attenzione che si è guadagnato questo blog: per me è un artista che merita costante attenzione e l'interesse nei post a lui dedicati e le e-mail che ricevo con richieste di approfondire determinati argomenti non fanno altro che confermare la mia opinione al riguardo.
E' tempo di crescere e ciò non elimina le involuzioni: evolvere, talvolta, è sinonimo di arroganza se ci si aggrappa a sterili convinzioni. La destinazione del MulhollandBlog è ancora incerta ed ignota; quello che posso e voglio augurarmi è di non perdere la piccola cerchia di lettori che mi hanno sempre seguito, quelli che hanno sempre partecipato alle discussioni non dimenticando che per un blog proprio di questo si tratta: ci sono io ma ci sono anche gli altri. Scusandomi, ovviamente, per il lungo periodo di assenza estivo.

Niente W al Festival di Roma

Cristelle Dupont, dell'agenzia inglese Dda che si occupa della promozione del film di Oliver Stone W incentrato sulla figura di George W. Bush: "Eravamo in trattativa con la manifestazione di Roma, ma la cosa è stata un po' strana; A un certo punto gli organizzatori ci hanno detto che il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi è un gran sostenitore del Presidente Bush e quindi non avrebbe gradito che un film come quello di Stone aprisse il festival". Ecco allora che la premiere mondiale del film viene venduta al London Film Festival ma la Dupont prosegue: . "Tuttavia a un certo punto da Roma devono aver cambiato idea e ci hanno nuovamente richiesto il film, ma ormai era troppo tardi, Londra se l'era già accaparrato. Peccato perché noi al Festival di Roma ci tenevamo, era una ribalta importante, anche perché non c'era ancora il distributore italiano. Ma ormai con Londra era cosa fatta".
Gian Luigi Rondi, il nuovo che avanza, sostiene tutt'altro: "Il festival di Roma non ha mai interrotto i contatti con la produzione di W. Anzi io stesso, poco prima dell'inizio della Mostra di Venezia, ho firmato una lettera ufficiale di invito per il film. La produzione ha cortesemente risposto di non poter accettare il nostro invito, senza per altro fornire spiegazioni. Come ho potuto poi constare, W ha evidentemente preferito partecipare Festival di Londra".
Comunque, stiamo ancora aspettando annunci strabilianti sugli eventi della terza edizione. Fino ad ora, gli unici sussulti sono arrivati dai nomi di alcuni artisti americani presenti, fra cui Al Pacino, David Cronenberg e Michael Cimino.
[fonte: Repubblica.it]

1.9.08

Aggiornamento ed obiettivi

Il MulhollandBlog è inattivo da parecchio, ma l'estate porta via tempo ed energie.
A breve si potrà ricominciare. L'obiettivo è rivedere un pò i contenuti del blog: limitare i commenti alle notizie dal mondo del cinema e concentrarsi di più sull'analisi dei film e di tutto ciò che è audiovisivo.
C'è una buona notizia: anche quest'anno potrò partecipare al Festival Internazione del film di Roma (ex Festa del Cinema di Roma, ma vabbè), stavolta in maniera più attiva e con aggiornamenti in tempo reale, contrattempi permettendo.
Stay tuned.