12.6.08

Uno sguardo altrove: The Kingdom (Riget)

Lars von Trier si ama o si odia. Non ci sono vie di mezzo. Io sono uno di quelli che lo ama pur non condividendone le tematiche di fondo, una su tutte l'onnipresenza celata di spiritualità e di dio nelle sue opere. E The Kingdom, a tal proposito,non fa eccezione perché nella sua ricchezza di contenuti (satira, grottesco, critica sociale, horror...) narra pur sempre di vita dopo la morte, di lotta tra bene e male, di esistenza di un mondo altro che si traduce in fede.
The Kingdom è un serial fondamentale per la televisione ed importantissimo per la carriera di von Trier. Scritto e diretto in tandem con il socio Morten Arnfred, sancisce l'arrivo sugli schermi casalinghi di alcune caratteristiche del Dogma (la fotografia e la povertà dell'immagine) fuse ai più classici linguaggi hollywoodiani (qui von Trier non disdegna lunghi piani sequenza in steadycam o l'uso di effetti sonori e musiche per aumentare la tensione). Il serial sembra in principio essere un racconto horror ma ben presto si trasforma negli ormai celebri eccessi di von Trier di deformazione della realtà e al tempo stesso di sua rappresentazione genuina: la sua critica si rivolge ai sistemi sanitari e all'abisso che spesso divide il medico dal paziente ma ben presto ha il sopravvento il gusto del grottesco per cui non solo i medici fanno più male che bene ma lo fanno facendo ridere, suscitando risate nello spettatore, mettendo in secondo piano la pericolosa immoralità dei loro comportamenti. Nell'ospedale del Regno nessuno sembra sano di mente e basta poco per scatenare il peggio di ciascuno; ovviamente è anche colpa dell'influenza degli spiriti ma fin dall'introduzione che precede ogni episodio è chiara l'intenzione di von Trier: gli uomini di scienza hanno creduto di potere ogni cosa grazie ai loro strumenti e senza alcun barlume di spiritualità. Ecco, appunto: discutibile ma pur sempre una presa di posizione chiara.
Nell'arco di due stagioni di pochi episodi ciascuna assistiamo a tutto ciò in un contesto horror molto serio, di quelli davvero raccapriccianti e spaventosi come non se ne vedono da molto tempo: von Trier, come al solito, si dimostra abilissimo e a suo agio nell'esplorare i più disparati generi e anche qui ci infila aspetti personalissimi per fonderli con i più classici stilemi dell'orrore. La scena finale della prima stagione è impressionante (una donna partorisce un bambino dalle dimensioni di un uomo) mentre su tutta la seconda serie aleggia il personaggio tragico e disgustoso insieme di Fratellino, il bambino nato per essere sacrificato al bene nel modo più orribile. Ovviamente i riferimenti, più o meno celati, a Twin Peaks si sprecano o talvolta sono divertiti ribaltamenti (le introduzioni sibilline della signora del ceppo diventano le chiuse altrettanto bizzarre e non-sense di Lars ad ogni episodio), in ogni caso non sono vere e proprie citazioni ma un rimaneggiamento delle teorie televisive e cinematografiche americane.
Avrebbe dovuto esserci una terza serie ma buona parte del cast è nel frattempo defunta e von Trier ha venduto gli appunti del terzo ciclo a Stephen King in occasione del remake americano del serial (non perdete neanche cinque minuti a recuperarlo). Ma non sappiamo se quegli appunti siano mai stati utilizzati da King. Quello che sappiamo è che The Kingdom non lo vedrete mai in televisione (fatta eccezione per le rassegne di Ghezzi su Raitre a notte fonda) e che rappresenta un'eccellente biglietto da visita di von Trier per l'ormai prossimo Antichrist, il primo film horror del regista danese.

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