16.5.06

Buongiorno, notte

Buongiorno, notte di Marco Bellocchio
(2003) Ita

Quando Bellocchio annunciò l’idea di un film sul sequestro di Aldo Moro, si scatenò un’attesa piena di fiduciose aspettative. Era un pezzo di storia italiana recente sotto l’occhio severo di uno dei più sensibili autori del cinema italiano. La scelta vincente del regista è stata quella di raccontare la storia dal punto di vista dei sequestratori: un manipolo di quattro brigatisti fra cui spicca una donna che crede ciecamente in ciò che sta facendo ma non può fare a meno di temere la peggiore delle conclusioni, cioè la condanna a morte dello statista della Dc. Il racconto dei quasi due mesi di sequestro si snoda così fra i lucidi e gelidi dialoghi fra vittima e carcerieri e il dilemma interiore che lacera questa giovane donna resa folle da un’educazione estremista e malsana. Tutto intorno, l’Italia di allora e ciò che avvenne intorno alla vicenda di Moro, ovviamente filtrato dagli occhi di Marco Bellocchio, il suo occhio surreale e dissacratorio che da bravo autore non può esimersi dal metterci del suo. Ad esempio, l’accusa ai pochi sforzi compiuti dalle forze politiche per trattare; oppure la ridicola rappresentazione della leggendaria seduta spiritica tentata da alcuni volti noti della politica per individuare Moro (una delle scene migliori e più significative); o la raggelante sequenza del Papa a cui viene suggerito di invocare il rilascio ‘senza condizioni’, due parole “suggerite al Papa da Andreotti, a quanto si dice” come ci ha detto Bellocchio in un recente incontro. C’è tanta rabbia in questo film, espressa nella regia lucida e precisa, nei toni grotteschi e pietosi dell’autore, nelle scene visionarie con Maya Sansa (la sequestratrice) e Roberto Herlitzka (Aldo Moro). Ma c’è anche tanta voglia di riscatto e di giustizia: la scena in cui Moro viene reso libero e passeggia sereno nelle vie di Roma, alternata alle immagini della sua esecuzione e del suo funerale, fanno male. Ma sono immagini significative e profonde o come ci ha detto lo stesso Bellocchio “sono immagini che esprimono una voglia di libertà universale. E’ stata una scelta d’infedeltà storica per esprimere un sentimento diffuso, una voglia di libertà.”
Marco Bellocchio ha realizzato una pellicola intensa ed emozionante su un tema delicato e passionale. Si conferma, dunque, coraggioso ed incisivo nel cinema italiano. Non che ce ne fosse bisogno, ovviamente, ma è doveroso ricordarlo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Meraviglioso! Maya Sansa intensa come poche, un grande Lo Cascio e le musiche dei Pink Floyd ch ancora rimbombano nella mia testa....