27.9.10

Somewhere

Somewhere di Sofia Coppola
(2010) USA


Non capisco. Davvero non capisco. Non mi spiego questa improvvisa frenata nella sua bellissima carriera. Non mi spiego la vittoria a Venezia (pur non avendo visto gli altri film). Non mi spiego il perché. Allora una volta tanto voglio essere chiaro e anche puerile e banale se necessario: Somewhere è Lost in translation, ma senza le ambientazioni aliene, senza gli sguardi malinconici e strapieni di significato di Bill Murray, senza le risate genuine che spezzavano la tensione di una vicenda fondamentalmente triste, senza l'accattivante apatia di Scarlett Johansson, senza i dialoghi brevi ma densi ed universali, senza i silenzi rumorosi nei quali tutti sembravano udire quel "qualcosa" di fondamentale, senza quel circo di personaggi che aiutavano a delineare la desolante situazione, senza quella strisciante paura che tutto stesse per crollare inesorabilmente da un momento all'altro, senza quel geniale titolo che già racchiudeva tutto in un semplice gioco di parole. Somewhere è Lost in translation ma non ne possiede il carisma, non costruisce un crescendo emotivo, non ha un protagonista che sia unico e speciale ma sa di già visto e consumato, non produce nulla che non sia ridondanza estrema nel mostrare la solitudine di un uomo. E quando parte l'immancabile scena con sottofondo musicale malinconico e perfetto, piange il cuore che ad annunciare quell'attimo sia lo stesso protagonista con la frase: "bella questa canzone, è rilassante!"; e quando il protagonista scoppia a piangere per frasi fatte con una donna al telefono che non ricorderete chi sia perché tutti i personaggi sono piatti ed insignificanti, allora in quel punto rimpiangerete i bei tempi andati di Sofia Coppola. 
La giovane regista, anche ottima sceneggiatrice, rivendica questo film come il suo più personale, insieme a Lost in translation, rimandando al paragone forzato di cui sopra. Ma a voler essere davvero provocatori, allora bisogna dire che questo film è un'involuzione piuttosto che un'evoluzione: fosse venuto prima Somewhere e poi Lost in translation, forse avrebbe avuto più senso, avrebbe acquistato un valore di molto superiore, avremmo visto una carriera che continua a crescere e prova a dimostrare di aver qualcosa da dire ogni volta e con un mezzo vecchio di cent'anni. Invece Somewhere arriva dopo Lost in translation, molto dopo e ne imita toni, contenuti, perfino scene (il finale è lo stesso... lo possiamo ammettere?). 
Ecco perché Somewhere è indifendibile. Perché è una battuta d'arresto, un esercizio di stile riuscito male, un tentativo maldestro di rimaneggiare ciò in cui la Coppola si era mostrata vincente: sentimenti individuali di un protagonista che andavano a toccare, nei toni e nella messa in scena, corde universali. 
Quando poi ti accorgi anche che la locandina è stata ritoccata, davvero capisci che qualcuno intorno alla Coppola si stava accorgendo del disastro imminente. Questa poi ve la spiego.