21.10.07

Elizabeth:The Golden Age (Rome FilmFest 2007)

Elizabeth: The Golden Age di Shekhar Kapur
Rome FilmFest 2007
PREMIERE

Durante la conferenza stampa, Shekhar Kapur ha così riassunto buona parte del suo film: “non è un’opera contro la religione; è un’opera contro i fondamentalismi.” Sarà anche questo il punto di forza di Elizabeth: The Golden Age, ovvero la sua attualità nonostante narri le vicende della potente regina d’Inghilterra. E solo un gran bel film può riuscire nell’intento di coniugare storia e attualità, potenza e bellezza. Offre lo spunto narrativo la figura carismatica della regina Elizabeth, superbamente interpretata da una regale Cate Blanchett che solo con lo sguardo o con una smorfia rende tutte le sfaccettature del suo complesso personaggio. Complesso perché la regina è una donna potente e glaciale, ma irrimediabilmente sola, vergine per scelta perché terrrorizzata dall’idea di contrarre malattie o morire di parto (cosa non rara a quei tempi); quando il suo regno protestante si ritroverà ad essere attaccato da una guerra santa proclamata dai fanatici cattolici della Spagna, per la regina si paventa lo spettro della caduta. Ad affiancare il ritratto storico ci sono anche le disperate vicende personali di Elizabeth, la sua ricerca di un ‘degno’ marito e il tradimento di Mary Stuart. Tutto questo Kapur lo rende al meglio in un film perfetto, sontuoso, talvolta eccessivamente barocco ma gli si perdona anche questo perché, nella sua complessità, Elizabeth: The golden age non dura neanche molto; non si dota, cioè, della presunzione di dover ammorbare lo spettatore per le tematiche trattate. Riesce con equilibrio a narrare l’intera vicenda con pochi passaggi narrativi all’apparenza sbrigativi, in realtà saldamente girati con scelte di regia eccellenti: ci sono momenti dove davvero un movimento della macchina da presa comunica un’intera sfumatura o pensiero di un personaggio, così come i protagonisti stessi riescono a colorare i loro personaggi con poche battute (a questo proposito, Geoffrey Rush duella con la Blanchett in un duetto recitativo splendido).
Elizabeth: The Golden Age è un bellissimo film e Roma non può che vantarsi di essere riuscita ad ottenere la prima mondiale. Il pubblico, se attento, impazzirà per l’elegante costruzione delle scene (costumi e scenografie), non si lascerà sfuggire la storia della regina vergine ed esulterà e piangerà con lei. Proprio questa pellicola è una regina che con ricercatezza, stile e calcolati eccessi visivi riesce a conquistare anche il pubblico più distante.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Oè! Stasera faccio un salto alla mostra... ti becco? batti un colpoo in qualche modo! Cià :)

Massimo Manuel ha detto...

Non saprei... ci becchiamo ancora? Ci sei per Dario Argento a mezzanotte? Dimmi di sì!!! =)

Anonimo ha detto...

azz! non possooooooooo....... rosicooooooooooo! hanno appena operato la mia cagnolina, non posso lasciarla sola. però forse domani faccio una scappata. Se ci sei domani, contattami al mio indirizzo messenger (lu_ci@hotmail.it) o mandami una mail! Magari ci incorciamo. Ieri ho visto Mongol. Cià! =)

Fabrizio ha detto...

Questo film mi ha esaltato...non sono un cultore dei film in costume, anzi diciamo pure che mi annoiano... ma ne è valsa veramente la pena: l'interpretazione della Blanchett è stata magistrale (vedere un film in lingua originale è tutta un'altra cosa) le ambientazioni molto realistiche ed i conflitti, interiori ed esteriori, resi al meglio... la scena madre, a mio avviso, è stata quella della Regina, spogliatasi dell'armatura, su un promontorio mentre guarda la fine delle navi spagnole...mi ha fatto venire i brividi...veramente molto bello!

Anonimo ha detto...

Questo film sta dividendo parecchio. Il primo Elizabeth mi era piaciuto molto e ho l'impressione che anche questo si mantenga su buoni livelli!

Massimo Manuel ha detto...

Divide perchè qualcuno vorrebbe molto meno sfarzo barocco e più scene dedicate alla psicologia dei personaggi. Invece, la scelta di ridurre i tempi e assegnare a scene di stampo semplice la trasposizione delle psicologie, a me è sembrata una scelta vincente nell'ottica dell'opera.