21.3.08

Sicko

Sicko di Michael Moore
(2007) USA

All'epoca dell'uscita di questo film, tutti a tirare giù i distinguo più assurdi fra i quali spiccava certamente la tesi che 'Michael Moore ha ragione ma con il suo metodo si rovina da solo'. E quale sarebbe il metodo di Michael Moore? Molto semplice: ha una tesi e la dimostra. In questo caso la tesi è che il sistema sanitario americano è marcio e questo lo sapevamo giù tutti, il problema è che nessuno però ce lo aveva mostrato piuttosto che dircelo solo; ecco che Moore prima ci spiega ciò che è gia noto, ovvero come funziona il sistema americano, dopodichè ci mostra come funziona in altri paesi come Francia, Inghilterra o Canada. La differenza è abissale e inquietante, ai limiti del grottesco e dimostra ciò che è davanti agli occhi di tutti. Perché è così difficile accettarlo? Perché dare dell'idiota a Moore quando ciò che ha fatto è semplicemente aver ripreso la realtà? Non è questo che si richiede ad un documentario? Certo, Moore ci mette anche del suo: galleggia tra ironia e drammatico, alcuni momenti sono davvero strazianti mentre altri fanno decisamente ridere. E non risparmia nessuno, repubblicani e democratici ed anzi sferra un pesante attacco ad Hillary Clinton (e quando è uscito il film si era a pochi mesi dall'inizio delle primarie che avrebbero deciso le sorti della sua carriera politica). E giunge fino all'estremo paradosso: gli eroi dell'11 settembre che l'America si è rifiutato di curare se li carica su un barcone e li porta a Cuba (che per l'America è come se fosse Satana), dove riceveranno cure mediche gratuite; per far ciò il regista ha violato l'embargo e ha rischiato una seria indagine governativa. Per quanto riguarda la regia, il film rappresenta una decisa involuzione dell'autore che sembra non essere riuscito ad ottenere un gioiello alla Bowling for Columbine o lo stesso effetto dell'efficace Faranheit 9/11: sembra essere davanti più ad un reportage televisivo che ad un vero e proprio film come lo erano i precedenti. Ma tutto questo scivola via davanti la drammaticità dei fatti raccontati. E il piccolo elogio che Moore dedica a se stesso alla fine del film non infastidisce ma rafforza la tesi di fondo dell'opera.

Nessun commento: