12.12.07

Paranoid Park

Paranoid Park di Gus Van Sant
(2007) USA

Forse Gus Van Sant è rimasto l'unico in America a credere ancora nell'importanza di indagare nel disagio adolescenziale, quel malessere che un pò tutti vogliono ignorare e che invece sta lì come un 'elefante' in salotto (ogni riferimento è casuale); quel malessere che può portarti a diventare così sensibile a tal punto da perdere sensibilità su ogni cosa, anche sulla possibilità di togliere la vita ad un altro essere umano. E' questa la trama di Paranoid Park: il sedicenne Alex commette una bravata che costa la vita ad un uomo e si troverà a fare i conti con la sua coscienza mentre un poliziotto sta cercando di stanarlo (una trama che è solo pretesto laddove lo sguardo cinematografico di Van Sant va a buttare l'occhio sulla deriva morale adolescenziale, soffocando un disperato grido d'attenzione per i ragazzi). In Paranoid Park si può parlare di trama, cosa che lo distingue nettamente dai film precedenti di Van Sant, dove le ombre dell'adolescenza erano indagate quasi con pudore (Elephant) o solo evocate nella giovinezza di un rocker (Last Days); Altre differenze con il passato: un'attenzione decisamente rinnovata per musiche e suoni e per l'utilizzo delle luci. Le luci, per l'appunto, sono forse il pezzo forte del film; la scena della doccia di Alex è decisamente emblematica: due movimenti di macchina e luci che lentamente virano sul buio per poi inondare di bianco. Il regista, insomma, riesce a tradurre in immagini tutto il terremoto interiore del ragazzo. Infatti il film non segue uno sviluppo lineare ma si attiene agli sbandamenti del protagonista: per questo il montaggio e la narrazione sono frammentati e per questo il punto di vista della storia talvolta si inclina a tal punto che, pur essendo una narrazione in prima persona, sembra assumere un sguardo altrui. Sguardo che non esiste perché Gus Van Sant si guarda bene dal giudicare Alex, preferendo solo raccontare la sua storia senza eccessi da patema o autocompiacimenti autoriali. Insomma, per usare le parole del regista stesso: "è Delitto e castigo sugli skateboard". E attenzione: il mondo degli skater non è centrale ma solo marginale, è solo un'altra espressione di un branco del quale Alex vuol sentirsi parte.
Se non si fosse capito, Paranoid Park mi è piaciuto moltissimo. Non è altrettanto efficiente come Elephant, ma ad ogni opera Gus Van Sant sembra maturare. Questo non significa che ogni film è meglio del precedente ma che la sua parabola sperimentale non si è mai fermata e questo gli fa onore. E il senso d'amarezza che ti impasta la bocca sui titoli di coda è qualcosa difficile da evocare in un film, è la consapevolezza che la vita di Alex è incappata in un incidente che lo sconvolge ma che resta marginale, perché prima viene lui, il suo mondo, la sua vita. Il disagio adolescenziale, appunto. Quando scendi a patti con la scoperta che non sei solo al mondo e che di questo te ne devi fare una ragione.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

..e aggiungerei anche il simbolismo di Gerry: dei tre film su giovani e morte, il migliore! Che dire di Paranoid Park? Sono uscito dalla sala ancora una volta sconvolto. Van Sant prende una storia "estrema" e la rende universale. Chi non ha avuto un personale paranoid park? Mi è rimbalzato in testa per giorni e continua a farlo, merito della mdp di Van Sant che raggiunge vette di lirismo straziante, merito di Christopher Doyle e della sua fotografia ovattata e merito di Gabe Nevins, che è una rivelazione sorprendente!

Iggy
www.cinemateque.splinder.com

Anonimo ha detto...

appena visto!
bè,non sono abituato a questo tipo di cinema (ovviamente!) quindi,non posso che allargare le mie vedute e farmi una cultura su quello che appena visto mi ha lasciato 1 po' così,senza capire che tipo di film fosse.
Domanda sulla quale sono 1 po' più ferrato...le musiche?
I primi frames sullo skating a Paranoid Park,elettronica Islandese,qualcosa tipo Mùm (o sigur ros)...può essere?
A parte la voce francese nel mezzo che non ci stava proprio tanto bene :)

David ha detto...

Concordo pienamente con la tua recensione. Mi è piaciuto molto il film e all'uscita dalla sala mi sono fermato a riflettere sugli aspetti che hai sottolineato nella tua recensione. La scena della doccia è veramente toccante.