31.12.05

Spielberg/Hollywood a corto di idee?

Steven Spielberg starebbe pensando di produrre un remake di Mary Poppins, il celebre film disneyano del 1964. A rivelarlo è la rivista inglese Daily Mirror, secondo la quale Spielberg avrebbe anche già contattato l'eventuale regista del film, ovvero Richard Eyre che al momento si sta occupando della messa in scena a Londra proprio di un musical di Mary Poppins. "Penso che sia difficile superare l'originale, ma i ragazzini amano la storia e sono certo che il remake sarebbe un successo" ha dichiarato il regista. Hollywood è proprio a corto di idee, mi vien da pensare.

Le onde del destino

Breaking the waves di Lars von Trier
(1996) Danimarca/Fr/Olanda/Svezia


Ci sono cascato di nuovo, mi sono fatto di nuovo del male. Perchè è questo che mi fanno i film di Lars von Trier, mi fanno male. Dunque, quando ieri sera ho rivisto Le onde del destino volevo farlo im naniera distaccata e utlizzando al meglio il mio pigro occhio critico, ma non ce l'ho fatta; non si può rimanere impassibili davanti alla struggente storia di Emily Watson, del suo purissimo amore e del suo terrificante sacrificio per preservare la vita del marito. Sta tutto qui il dramma di questo film, un essere umano che ama profondamente un altro essere umano, una donna capace di annullare se stessa pur di realizzare il presunto volere divino, di cosa può significare avere fede. La storia di Bess è un autentico calvario che sfiora la passione di Cristo, o almeno è questo che mi ha trasmesso la scena della protagonista perseguitata ed emarginata dalla sua stessa comunità fanatica; non solo, ma il regista costruisce la storia su un sottile filo del paradosso, alchè lo spettatore non sa proprio se credere che Bess sia una donna fragile e frantumata dalle sue turbe psichiche o se dotata di quella consapevolezza mistica che rende speciali le persone. Certo, non si può non condividere il suo dolore e la sua voglia di sfidare il destino e il micro-cosmo stesso in cui vive. La costruzione del film è quella classica di von Trier, una storia che urla dolore da tutte le parti, che ti trascina giù, che non migliora ma che anzi va peggiorando sempre più, finchè alla fine non si può che rassegnarsi e lasciarsi travolgere dal dramma. E' proprio in quel momento che il regista, nei soli pochi secondi di chiusura, lancia la chiave d'interpretazione della storia nonchè un finale liberatorio e commovente che si rifà ad una delle prime battute del film; un finale consolatorio,dicevo, ad un primo sguardo ma a rifletterci bene non lo è affatto, anzi è forse l'aspetto che più turba dell'intera vicenda. Il cast è superbo, ad iniziare dalla protagonista ma un applauso speciale lo merita Katrin Cartlidge, scomparsa nel 2002.
Non esistono vie di mezzo, Lars von Trier si ama o si odia e comprendo entrambe le parti. Io lo amo, visceralmente.

30.12.05

Oscar all'orizzonte

I preparativi per gli Oscar sono iniziati alla grande. Sembra, infatti, che i film presi in considerazione quest'anno siano più di 300, una cifra pazzesca; basti pensare che una cosa del genere non accadeva da 32 anni agli Academy Awards. Non solo, ma una cifra così alta fa sorridere se si pensa che Hollywood nell'ultimo anno non ha fatto altro che lamentarsi dell'annata magra ai botteghini, salvo poi sottolineare l'aumento di lungometraggi prodotti nel corso del 2005, ben il 16,5% in più; anche i documentari circolati sono decisamente aumentati, 35 contro i 15 dell'anno scorso, un effetto Michael Moore verrebbe da pensare.
La lista definitiva dei pretendenti all'Oscar verrà comunicata il 31 gennaio, la cerimonia si svolgerà il 5 marzo. Il nome del conduttore non è stato ancora fatto, Billy Cristal e Chris Rock hanno già dato forfait; restano favoriti Whoopi Goldberg e Steve Martin.

Ghostbusters

Ghost Busters di Ivan Reitman
(1984) USA

Difficile resistere alla tentazione di rivedere un cult della propria gioventù, specie quando non hai nulla da fare all'una di notte e lo becchi in onda su un canale satellitare semi-sconosciuto, AXN (?!?).
Ghostbusters è una di quelle chicche che ad anni di distanza, ad un occhio più critico, capisci perchè lo hai amato tanto da ragazzino. Semplicemente perchè è irresistibile, perchè nasce dalla mente (all'epoca vulcanica) di Dan Aykroyd, quella stessa mente capace di partorire neanche 4 anni prima un altro cult, The Blues Brothers; perchè come per i fratelli del blues è una commedia orchestrata per riunire ottimi talenti comici e dunque scritta ad arte per essi, vedi l'immensa bravura di un Bill Murray terribilmente ad agio nel suo personaggio, così ad agio che è evidente che è stato scritto apposta per lui e dunque il risultato è strabiliante, comicità allo stato puro; non da meno i bravi Aykroyd ed Harold Ramis, (co-autore dello script), oltre ad una deliziosa Sigourney Weaver. Mettici un regista talentuoso come Ivan Reitman e il gioco è fatto, complice anche l'intelligente trama che non è un semplice pretesto come per The Blues Brothers ma una vera e propria storia con i suoi sviluppi, anche se troppo scontati. Il resto lo fanno gli effetti speciali (strabilianti per l'epoca, tanto da ottenere la nomination agli Oscar) e l'originale commistione fra commedia e fantascienza. Il film divenne un vero fenomeno di culto, dal successo internazionale tale da produrre un sequel che sinceramente non dispiacque. E' anni che si parla di un terzo episodio della saga, cosa ben difficile vista ormai la carriera malincomica intrapresa da Murray; lungi da me favorire il proliferare di sequel e quant'altro, però ve li immaginate Bill, Dan e Harold Ramis (magari dietro la macchina da presa) ancora una volta insieme?

29.12.05

David Lynch sbarca nella capitale

Per chi di voi ha la fortuna di abitare a Roma (e beati voi, aggiungerei!) consiglierei di non perdersi l'eccezionale occasione di assistere ad uno degli incontri nell'ambito della rassegna "Viaggio nel cinema americano" a cura di Mario Sesti e Antonio Monda. Mi riferisco all'appuntamento del 13 gennaio quando a Roma sbarcherà David Lynch, magistrale regista americano. All'auditorium, il visionario autore di alcune delle pellicole più affascinanti del cinema risponderà alle domande dei giornalisti e del pubblico, oltre a commentare alcune scene tratte dai suoi film. Inutile aggiungere che invidio a morte chiunque potrà presenziarvi, ma questo non vi deve essere di ostacolo a cogliere l'occasione!

The Blues Brothers

The Blues Brothers di John Landis
(1980) USA
L'arguzia di questo film sta nel non prendersi assolutamente sul serio ma nel volere semplicemente divertire e intrattenere; per questo, la trama è un semplice pretesto per sciorinare celebrità musicali una dietro l'altra in una serie di irresistibili apparizioni ed esibizioni. E' noto che l'idea del film è nata da Dan Aykroyd che ha poi scritto il copione insieme al regista sodale John Landis, per portare sullo schermo l'irresistibile coppia dei fratelli blues nata al Saturday Night Live. E ciò che traspare dalla pellicola è il senso genuino del divertimento, si sente che sia gli attori che il regista hanno pensato dapprima a divertirsi loro e dunque di conseguenza a far ridere il pubblico; per questo è improponibile l'etichetta 'musical' a questo film (e non solo perchè mi tengo alla larga dai musical!) perchè di questo genere The Blues Brothers non ha gli artifici, non ha quel senso di artefatto che dei musical proprio non mi va giù. E', invece, una parata di stelle (Ray Charles e Aretha Franklin, per dirne un paio) che non si è tirata indietro ad apparire in questa irresistibile commedia dove a tenere banco è soprattutto la comicità di John Belushi, con la collaudata spalla Dan Aykroyd. Dunque, lo spirito per guardare questo film è lo stesso con cui è stato realizzato: mettersi comodi, con la sola intenzione di divertirsi e godersi tanta sana e buona musica.

28.12.05

E se li porta benissimo!

Il cinema, oggi 28 dicembre 2005, compie 110 anni!!
Il 28 dicembre 1895 Louis Lumière organizza la prima proiezione cinematografica pubblica a Parigi, al 14 di Boulevard des Capucines, nel Salon Indien del Grand Café. 33 gli spettatori, molti dei quali invitati e raccolti con insistenza dalla strada; un franco il prezzo del biglietto. Quando si spengono le luci, appaiono le porte della fabbrica Lumière che si aprono; una folla di operai, ragazze, alcuni cani, un'automobile ne escono! Gli spettatori sono estasiati; è la vita, la natura ripresa dal vivo! Il resto è storia!

La resa dei conti

Cinetel ha pubblicato l'usuale classifica dei maggiori incassi cinematografici per il 2005. Sul podio abbiamo:
1. Madagascar - 3 mln di spettatori, 21 mln di euro l'incasso;
2. Harry Potter e il calice di fuoco - 3 mln di spettatori,18 mln di euro l'incasso;
3. La tigre e la neve - 2 mln 1/2 di spettatori, 15 mnl di euro l'incasso;
Al quarto posto segue Mi presenti i tuoi?, al quinto il secondo italiano, Manuale d'amore di Giovanni Veronesi, al sesto La guerra dei mondi di Spielberg, al settimo l'italiano Natale a Miami di Neri Parenti. Infine, all'ottavo La fabbrica di cioccolato ad opera di Tim Burton e al nono la commedia Che pasticcio, Bridget jones!
Questi nove film sono gli unici a superare la soglia dei 10 milioni di euro d'incasso.

Prova a prendermi

Catch me if you can di Steven Spielberg
(2002) USA


Il ritorno di Steven Spielberg alla commedia leggera era molto atteso, alimentato poi da un duo di attori come DiCaprio ed Hanks! Insomma, era molto che si attendeva questa storia autobiografica del più giovane ricercato che sia mai stato inserito nelle liste dell'FBI. Ovviamente, essendo lo spunto già di per se abbastanza originale, bastava solo ricamarci sopra qualche elemento di contorno. Ed è proprio quello che fa Spielberg, riuscendo ottimamente nel suo intento. Certo, è anche vero che alcune parti del film scorrono fin troppo lente (l'inizio, ad esempio) ed il delicato rapporto tra il protagonista e suo padre (un magnifico Cristopher Walken) fin troppo abusato. Ma DiCaprio affascina a metà tra il bambino impertinente che vuole donne e soldi ai suoi piedi ed un uomo in cerca solo di una stabilità che non riesce a trovare. Ed Hanks, anche se troppo meccanico, è sempre bravo ad arricchire di sfumature un personaggio piuttosto noioso, a tratti stupido, in altri perfido. In tutto questo, Spielberg dosa sapientemente ironia, humor, azione; tutti gli elementi che fanno del film una buona pellicola, godibile se non altro. Forse eccessivamente lunga ma questo è un vizio dello Spielberg degli ultimi tempi che facilmente gli si perdona, se non altro perchè il regista sa il fatto suo e non rischia di annoiare il pubblico. Comunque, non è fra i suoi film il più memorabile.

27.12.05

Cala il sipario..

..per Vincent Schiavelli, eccezionale caratterista americano, attore feticcio per il periodo 'americano' di Milos Forman. La sua carriera conta un centinaio di film. Muore nella sua terra di origine, in Sicilia. I più lo ricorderanno in Ghost. Io lo ricorderò per Qualcuno volò sul nido del cuculo e per una sublime partecipazione all'episodio Humbug (2#20) di X-Files.

Uno Spielberg per tutte le famiglie

L'emittente britannica Channel 4 ha indetto un sondaggio in occasione delle feste per stilare la classifica dei migliori film per famiglie. A vincere (scontato?!) è stato E.T. L'extraterrestre di Steven Spielberg, del 1982. Il regista americano, inoltre, è presente nella classifica con altri due film: Jurassic Park (12esimo, evidentemente il T-Rex che sbrana un malcapitato manda in visibilio le famiglie) e I predatori dell'arca perduta (20esimo, prima gloriosa avventura di Indiana Jones). 21 i film d'animazione in classifica, capeggia su tutti Shrek, in seconda posizione subito dopo l'alieno di Spielberg. Al terzo posto Mary Poppins, al quarto La maledizione della prima luna con Johnny Depp. Il film più antico presente nella top 100 è King Kong del 1933.
Sondaggi e classifiche del genere fioccano in continuazione, specie in questo periodo dell'anno. Io non mi fido mai di questo genere di cose, ma stavolta è stato il pubblico a decidere (seppur dovendo scegliere fra una serie di film proposti da Channel 4) e dunque mi pareva interessante riportare i risultati.

26.12.05

Zelig

Zelig di Woody Allen

(1983) USA
E' sempre un piacere girare i canali satellitari durante la notte e beccare un film di Woody Allen appena iniziato. Questo piacere si moltiplica quando il film in questione è Zelig, l'ironico finto documentario girato dal regista e incentrato sull'immaginario Leonard Zelig, affetto da una bizzarra patologia: l'uomo riesce a cambiare sembianze e psiche a seconda di chi si trova affianco, mutando se stesso in tutti i suoi aspetti pur di amalgamarsi alla massa ed essere accettato. Non era la prima volta che lo vedevo ma il divertimento e l'interesse che suscita quest'opera si rinnovano ogni volta. E' evidente che il film è un puro divertissement dell'autore ma non per questo appare trascurato o girato tanto per consegnare al pubblico il suo solito film annuale; anzi, essendo un documentario del tutto inventato, la passione e l'attenzione che Allen utilizza per la ricostruzione degli avvenimenti è eccezionale. L'umorismo insito nella storia stessa esplode nelle battute sottili e taglienti della voce narrante, dallo stesso Zelig e di tutto il mondo che lo circonda. Ed è inoltre una delle opere più satiriche di Woody Allen,satira che sta già nel germe delle intenzioni del film: il regista usa la macchina cinematografica (falsa) per narrare una storia (falsa) come se fosse vera e dunque ricorre alla tecnica del 'documentario'. C'è di tutto, insomma, in questo piccolo capolavoro, anche una divina Mia Farrow. Sicuramente uno dei migliori film del prolifico regista e certamente una delle rare occasioni di poter godere di Woddy Allen in lingua originale!

25.12.05

"Roma in sei ore e quattro decadi"

Il critico cinematografico del New York Times, A.O. Scott, ha stilato una classifica dei migliori dieci film del 2005 e, sorpresa sorpresa, in testa c'è una pellicola italiana, La Meglio Gioventù di Marco Tullio Giordana. "Nessun altro film può stare alla pari con questa saga" scrive il critico. "E' un'opera che coinvolge tutti a livello emotivo e intellettuale, con decine di performance di livello eccellente. Giordana ha girato un film talmente pieno di vita che, anche dopo sei ore di proiezione e quattro decenni di storia, uno spera che prosegua ancora". Non posso che essere d'accordo; ho amato profondamente questo film e sono fiero che ci abbia rappresentato all'estero. Il regista nostrano è in buona compagnia; nella lista dei 10 compaiono Munich di Steven Spielberg, Match Point di Woody Allen, Mysterious Skin di Gregg Araki. Inoltre, in una lista extra di 20 titoli altrettanto meritevoli, compare un altro italiano, Buongiorno, notte di Marco Bellocchio, insieme a film come Good night and good luck di George Clooney, A history of violence di David Cronenberg e il western gay di Ang Lee Brokeback mountain.

Red Dragon

Red Dragon di Brett Ratner
(2002) USA


Non lasciamoci condizionare da improponibili pargoni: Il silenzio degli innocenti è inarrivabile, Hannibal distante e incompreso. Semplicemente, guardiamo questo film come un passo indietro nella vita di Lecter! Detto questo, possiamo aggiungere che la pellicola scorre gradevole, lucida e fredda nella descrizione dei personaggi negativi, semplice e superficiale per quanto riguarda i "buoni"! Il cast non si smentisce; Hopkins, ormai, colora sempre di più un personaggio che sembrava aver dato tutto ma che invece è ancora capace di inquietare, mentre Norton ben interpreta i processi mentali di un astuto agente federale. D'eccezione anche il folle Fiennes, la tenera Emily Watson e anche Hoffman e Keitel non si smentiscono. Ma allora cosa è quella insoddisfazione al termine del film? La verità è che il film procede in maniera fin troppo sistematica, gli eventi facilmente prevedibili e la tensione non decolla quando dovrebbe. Brett Ratner ben dirige, ma lo fa in maniera fin troppo schematica, usuale; la fedeltà al testo scritto a cui si ispira lo ingabbia in una regia senza personalità. Un buon film, comunque, che si lascia guardare ma che attira solo perchè ancora una volta è Hannibal The Cannibal ad esercitare un magnetico fascino sul pubblico.

24.12.05

A Natale siamo tutti un pò più bigotti!

E' da ieri nelle sale italiane Reinas, commedia spagnola sui matrimoni gay. Nei giorni scorsi, un segretario della Lega Nord (?!?) e alcuni sacerdoti (?!?!?!) si erano detti contrari all'uscita di questo film durante il periodo natalizio perchè "è un periodo tipicamente dedicato alla famiglia"! La polemica adesso cresce perchè il film arriva nelle sale italiane con il divieto ai minori di 14 anni, sembrerebbe a causa di una scena di sesso esplicito. Andrea Occhipinti, distributore del film con la sua Lucky Red, ha così commentato: "Sono allibito che si possa vietare ai minori di 14 anni Reinas, con la scusa che c'è una scena di sesso esplicito nel bagno di un treno fra una donna ed uno sconosciuto e per la tematica del film. In realtà è pura omofobia".

The Village

The Village di M.Nigh Shyamalan
(2004) USA

E' l'opera definitiva, una conferma che Shyamalan è una costante affidabile del cinema americano. Per l'ennesima volta, riesce a catapultarci in un mondo altro che tanto altro non è; come al solito, sembra ti stia narrando una storia sovrannaturale e invece ti sta raccontando del più puro dei sentimenti, l'amore. E lo fa senza mai tradire i due binari intrapresi. Da un lato terrorizza con intelligenza, dall'altro narra nascita ed estremo sacrificio di un amore dolce e senza freni; entrambe le cose sono esemplificate in un paio di sequenze da antologia: una mano tesa nel buio, in attesa dell'angelo custode... e un feroce inseguimento in un bosco molto più inquietante di Blair Witch, braccati dall'innominabile creatura. E nella storia di questo villaggio chiuso in se stesso, ottuso fino al punto di allontanarsi da chiunque per la paura dell'altro, è impossibile non leggere una metafora di questi nostri tempi immorali. E un messsaggio finale: abbiamo bisogno dell'altro, non possiamo esistere solo per noi stessi. Per queste e altre ragioni, 'The Village' è forse il film più autoriale di Shyamalan. Il regista cura, come sempre, ogni singolo dettaglio e l'affresco finale è impeccabile, grazie all'apporto di un fantastico cast e di un colpo di scena finale più elaborato del solito.

23.12.05

Kill Quentin?

Sembra che Quentin Tarantino non si sia ancora stancato di discutere o lavorare sui due Kill Bill. Al sito britannico The Digital Spy ha dichiarato l'intenzione di rimettere mano ai due volumi per rimontarli e farne un unico grande film epico con un intermezzo. Non solo, ma l'intenzione finale di questa operazione è distribuire questa nuova versione nelle sale cinematografiche! A me sembra che l'amico Quentin si stia facendo prendere un pò troppo la mano. Va bene, i due episodi di Kill Bill sono stati davvero belli e godibilissimi ma sarebbe ora di passare avanti, non di fossilizzarsi sull'ottimo successo di pubblico riscosso. Questo genere di revisioni cinematografiche di solito avvengono anni e anni dopo l'uscita del film, non quando ancora non è stato neanche lanciato un cofanetto in dvd che riunisca le due parti del film! Se ne deduce che Tarantino non ha progetti interessanti su cui focalizzarsi, ma questo è un bene. Ne è passato di tempo per realizzare Kill Bill ma il tempo ha giovato sia al regista che all'opera, dopo la mezza delusione di Jackie Brown. Adesso staremo a vedere.

The Terminal

The Terminal di Steven Spielberg
(2004) USA

Negli ultimi tempi, Spielberg ha abbandonato la fantasia e ha ben piantato i piedi per terra. Stavolta li pianta nell'enorme terminal di un aeroporto per narrarci la tragicomica storia di Victor, un uomo bloccato all'interno di un aeroporto da cui, per cause burocratiche, non può uscire. Un po' assente è la mano di Spielberg nella regia ma è anche vero che la storia non avrebbe avuto ugual bellezza se non grazie alle atmosfere da lui create. Tom Hanks è in stato di grazia e risulta credibile anche come 'straniero', mentre Stanley Tucci è a sua volta formidabile. Forse solo la Zeta-Jones avrebbe potuto fare di meglio. Ma ciò che più salta all'occhio (o alla coscienza) del film sono le sensazioni trasmesse da tutto ciò che circonda Tom Hanks. Come in Minority Report, Spielberg lancia un messaggio ben chiaro dell'America moderna, dove lo straniero è visto come una minaccia, dove la gente vive in un terrore costante e perpetuo e dove la sicurezza è fondamentale,a costo di sacrificare molti dei diritti della gente. Tutto questo ci viene a mente nel guardare Tom Hanks intrappolato in una terra di nessuno e costretto a sopravvivere come meglio può. E' questo che Spielberg cerca di farci capire, l'attuale situazione post-11 settembre. E con una storia del genere fra le mani solo a lui poteva riuscire.

22.12.05

Tenete d'occhio il genio Lars!


La mia ammirazione per Lars von Trier e la sua cinematografia è incondizionata. Gettando uno sguardo sui suoi prossimi progetti, si scopre che ha in preparazione:
  1. - L'anello dei Nibelunghi di Wagner al Bayreuth, opera in 4 film;
  2. - Il seguito de Le Cinque Variazioni, dove stavolta è von Trier ad essere sfidato;
  3. - Un film dal titolo Dimension che prevede tre minuti di riprese ogni anno da un luogo diverso dell'Europa, per un periodo complessivo di 33 anni e non seguendo una sceneggiatura definita ma sviluppandola anno dopo anno. Il primo ciak è stato dato nel 1991, il lavoro dovrebbe finire nel 2024.

Ovviamente, siamo anche in attesa del capitolo conclusivo della trilogia America, il paese delle opportunità; dopo Dogville e Manderlay, sarà il turno di Washington, previsto nel 2006.

Fahrenheit 9/11

Fahrenheit 9/11 di Michael Moore

(2004) USA

Dopo un 'sognante' prologo che racconta i retroscena della vittoria elettorale di G.W.Bush, Moore ci fionda direttamente negli Stati Uniti post-11 settembre. Niente Twin Towers,non c'è bisogno di vedere ancora una volta quelle immagini, molto meglio gli sguardi sconvolti degli americani, perché è di americani che narra questo documentario: gli americani tenuti in ostaggio da una strategia del terrore; americani spiati da un opprimente "Patriot Act"; americani pacifici controllati dai servizi segreti; americani inorriditi dai rapporti fra le famiglie Bush e BinLaden; americani mandati sul fronte a morire; americani che piangono i propri figli. Sono quegli americani che non si sentono rappresentati dal loro presidente, uno stupido incapace di una qualsiasi decisione se non consigliato. Moore ci mostra tutto questo dosando ironia (nella prima parte del documentario) e dramma (soprattutto nella seconda), con la speranza che i cittadini non si siano rassegnati a tutto questo. La sequenza più impressionante è nei titoli di testa,quando vediamo Bush, Rumsfeld,la Rice e compagnia bella sotto i "ferri" del trucco: sono volti che si nascondono dietro un sofisticato trucco per parlare all'opinione pubblica. C'è bisogno di aggiungere altro? Moore scolpisce la coscienza morale con questo film, siategliene grati.

21.12.05

La guerra fra due mondi!

Sembra che la guerra tra la compagnia telefonica 3 e gli esercenti cinematografici sia destinata a proseguire. Dopo pochi giorni dalla sentenza che ha dato ragione alla compagnia di telefonia mobile, attraverso le proprie associazioni di categorie Anec e Anem, gli esercenti hanno già fatto sapere che, come accaduto con The Interpreter, non esiteranno a smontare il film dalle sale. La novità è costituita dal fatto che la 3 ha fatto sapere di detenere a disposizione i diritti della trasmissione wireless dei film della Eagle Pictures solo quattro mesi dopo l'uscita dalle sale e non più in contemporanea come accaduto con il precedente film. Questo dovrebbe bastare a far cedere le barricate degli esercenti? Il prossimo film che sarà materia di contestazione è Memorie di una geisha di Rob Marshall. Nelle sale dal 16 dicembre.

La Sposa Cadavere

Tim Burton's Corpse Bride di Tim Burton e Mike Johnson
(2005) USA

Dieci anni. Tanto ha impiegato Tim Burton per trasportare sullo schermo una antica fiaba popolare di origine russe. Come ai tempi di Nightmare Before Christmas, Burton utilizza la stop-motion ma stavolta perfezionata grazie a tecniche (e tecnologie) più moderne e ancora una volta si avvale della collaborazione di Mike Johnson, collaborazione non del tutto marginale se il suo nome figura come co-regista della pellicola. La storia è facile e burlesca: lui (costruito a immagine e somiglianza, e dotato della sua voce, di Johnny Depp) sta per sposare lei, ma è talmente imbranato che infila l'anello alla sposa cadavere del titolo che lo trascina giù negli inferi pretendendo da lui tutti i doveri coniugali. E' macabro come incipit ma non se ne sarebbe interessato Burton altrimenti! E allora ci sono tutti gli elementi classici dell'autore: atmosfere dark, ironia lugubre e via discorrendo. La prima parte del film scorre piuttosto lenta, il vero divertimento arriva dopo, quando i morti tornano in superficie per ri-celebrare le nozze della bizzarra coppia di sposini. I numeri musicali sono costruiti con la massima attenzione, la regia non si impigrisce mai e non delude le aspettative, anzi ci si stupisce come qualche pupazzo possa rendere così tanto. Ma sono i livelli cromatici i veri protagonisti del film: infatti, se il nostro mondo è rappresentato quasi in bianco e nero, lugubre, pieno zeppo di individui moralmente e fisicamente discutibili, il regno dei morti è di tutt'altro avviso; colorato, ricco di gioia di vivere, costellato da personaggi irresistibili e (ovviamente) canterini. E' evidente che Tim Burton sta cercando di suggerirci qualcosa. I risvolti della storia e le battute divertenti fanno il resto.

19.12.05

Batman Begins

Batman Begins di Christopher Nolan
(2005) USA
Si pensava che Batman sullo schermo avesse detto tutto. Dagli affascinanti primi due episodi di Tim Burton agli scadenti successori. Invece no. L'uomo pipistrello risorge e per farlo torna all'anno zero, ovvero alla nascita dell'eroe che protegge Gotham City. Fedele al fumetto originale, il film di Nolan ci riporta dove tutto iniziò; l'incidente che instilla in Bruce Wayne la fobia per i pipistrelli e il trauma dell'uccisione dei genitori. Poi l'autoesilio, l'addestramento, infine la nascita dell'uomo pipistrello. Ciò che rende davvero interessante questo film è innanzitutto la regia, quella personalissima di Nolan che rende Gotham City molto più reale,meno gotica e il personaggio di Bruce Wayne/Batman un interessante uomo diviso tra il desiderio di vendetta e la sete di giustizia. Intorno al bravissimo Bale,spiccano uno sfrenato Morgan Freeman e un Michael Caine davvero sublime, nel ruolo del mitico maggiordomo Alfred,nonchè la bella e brava Katie Holmes e il seducente Liam Nesson.Decisamente, al suo termine questo film lascia il segno e la voglia di vederne subito un sequel, cosa ben rara oggigiorno,specie per un fumetto trasportato sullo schermo.La sua vittoria sta nello svuotamento delle sue venature pop per esser reso a quell'anima dark che gli appartiene,l'anima di Batman.

Gioirne o piangere?!

Alla fine il film The Interpreter con Nicole Kidman e Sean Penn potrà essere trasmesso sui cellulari 3. Lo ha stabilito il Tribunale ordinario di Milano, accogliendo il ricorso di 3 contro Eagle Pictures e, di conseguenza, intimando alla società di distribuzione cinematografica di consegnare a 3 Italia The interpreter e tutti i film previsti dal contratto.
Sinceramente non so se gioirne o piangere! L'idea che un film possa essere visto su uno schermo così piccolo, su un supporto di cui si fa un uso prevalentemente distratto, mi fa sentir male. Ancora di più se si pensa che i film offerti dalla compagnia telefonica sono e saranno primissime visioni, insomma pellicole che usciranno in contemporanea in sala. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa il regista del film della discordia, Sydney Pollack. Cosa ne pensano le sale cinematografiche italiane e i registi nostrani lo sappiamo già.

18.12.05

Quando non basta più sognare..

La Paramount Pictures ha raggiunto un accordo per l'acquisizione della Dreamworks SKG Inc. pagando 775 milioni di dollari. Paramount farà fronte anche agli 825 milioni di debiti e obbligazioni che pendono sul capo della Dreamworks, in un accordo che si presuppone risolleverà le sorti di entrambi i gruppi in difficoltà. Per far fronte ai debiti, la Paramount venderà i 59 titoli di film presenti nella library della Dreamworks, un capitale che è stato quantificato fra gli 850 e i 1000 milioni di dollari. I titoli includono "American Beauty" e "Il Gladiatore". L'accordo fra le due case cinematografiche non prevede l'acquisizione della Divisione Animata della Dreamworks, il comparto più remunerativo della compagnia, ma Paramount si occuperà della distribuzione dei suoi film di animazione per i prossimi 7 anni. L'accordo fra la Paramount e la Dreamworks sarà definito all'inizio del 2006 e dovrebbe permettere alla prima di aumentare il numero delle proprie uscite di 14 o 16 film ogni anno.

17.12.05

The Dreamers

All'inizio è una passione, un modo di vivere, una scelta di vita:quel sedersi in prima fila per essere travolti dalle immagini. Dopo diventa il rifiuto di una prevaricazione ipocrita da parte delle autorità, che porta i tre giovani protagonisti a chiudersi in un appartamento e a dimenticare la realtà, il mondo che sta cambiando, ma non per questo spengono la loro curiosità. Anzi, si riaccendono i loro istinti più profondi in un lungo e insaziabile gioco di libertà sessuali, fatto di penitenze, masturbazioni, deflorazioni e altro ancora. Ma quanto potrà durare? Quanto ancora questi "sognatori" potranno illudersi di chiudere il mondo fuori della finestra? Sarà il mondo stesso, "la strada ad entrare nella stanza". Bernardo Bertolucci ricama il tutto con il suo inconfondibile stile, fatto anche di citazioni cinematografiche e ambienti claustrofobici. Il suo occhio è sempre presente ma mai invadente, per questo il sesso mostrato non è mai volgare, ma anzi intrigante. E la sua mano, che guida la camera, ci porta lentamente all'inevitabile epilogo dove tutta la verità della vita ci viene incontro, ci travolge, non ci lascia scampo proprio come un esercito che ci assale."Coloro che sognano", quelli di oggi, potranno pure scappare dinanzi a tanta forza ma non possono fingere che il passato è sempre presente, che lo spirito di ribellione è insito in ogni giovane di questo mondo e che gli artisti come Bertolucci hanno il compito non di scatenarlo, ma di arricchirlo. Alla fine, ogni sognatore potrà fare la sua scelta; chi il bacio, chi la molotov, sarà comunque una scelta indipendente, traguardo straordinario per ogni giovane di qualsiasi epoca. E Bertolucci lo sa.
The Dreamers (id.) di Bernardo Bertolucci
(2003) Fr/GB/Ita