4.10.09

Bastardi senza gloria

Inglorious Basterds di Quentin Tarantino
(2009) Usa\Ger

Detto da uno che ha sempre avuto da ridire su Tarantino (fatta eccezione per Kill Bill) può sembrare ridicolo ma Bastardi senza gloria è un bellissimo film di Tarantino ma non alla Tarantino. Il regista cinefilo, infatti, si libera un po' di quella noiosa zavorra citazionista serie-b (che a me è sempre sembrato il suo limite e a molti altri la sua forza) per realizzare forse la sua storia più compiuta e matura, alla Jackie Brown, dove c'è una trama molto più esile del solito ma pur sempre una storia che conduce dal punto A al punto B senza divagazioni e senza perdere la concentrazione e puntando dritto al tipico accumulo di emozioni e tensioni di Tarantino, con la differenza che stavolta si va dritti all'esplosione di questo accumulo, esplosione densa di metafore e significati evidenti e non per questo banali. L'ennesimo atto d'amore del regista verso il cinema consiste proprio nella vendetta della settima arte contro i regimi totalitari che soffocano (fra le tante cose) lo spirito creativo: è il cinema stesso ad essere "la vendetta ebrea" richiamata nella storia, è davanti e dietro uno schermo cinematografico che si consuma il bagno di sangue più liberatorio che si sia visto dai tempi di Dogville. E' qui sta un'altra nuova maturazione di Tarantino: la violenza crudele, esibita, farsesca, diventa vittima di sé stessa e brucia il sottilissimo confine tra vittima e carnefice nella bellissima scena ambientata nella saletta di proiezione, dove un gioco di sguardi tra Shosanna e il nazista sul grande schermo ci costringe a ricordare che anche noi stiamo guardando un grande schermo e stiamo empatizzando con gli assassini, stiamo esultando davanti a carneficine di massa (lezione già impartita da Haneke con il suo Funny Games). E se Shosanna comprende che il suo estremo sacrificio è pericolosamente vicino a quello dei suoi aguzzini, altrettanto noi non possiamo sottrarci a questa massacrante riflessione. Anche per questo Bastardi senza gloria non può essere etichettato come film di guerra (ma questo vale per tutto il cinema di Tarantino, difficile da etichettare) e va ben oltre la retorica di ebrei contro nazisti: il regista, per sua stessa ammissione, non si sottrae al gioco che vuole l'autore di un'opera propositore di un messaggio, per quanto ben nascosto, nella sua messa in scena; anzi, stavolta probabilmente lo spiattella molto più esibito e sfacciato senza paura di cadere in contraddizione, incamerando la lezione di Arancia meccanica e tutto ciò che ne è venuto dopo. Le scene magnificamente costruite fanno tutto il resto (il primo, inquietante capitolo è da annali del cinema) e l'unico difetto, il solito, è quello della dilatazione esagerata di certi momenti che finiscono con il nuocere all'exploit conclusivo.
Prima dei titoli di coda, due grandi momenti: il colpo di scena che sovverte la storia (il cinema può anche questo e grazie all'autore per avercelo ricordato ) e la tenera confessione di Tarantino messa in bocca al personaggio principale, frase conclusiva dell'intera storia: "questo potrebbe essere il mio capolavoro."

Sono aperto al dibattito!

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti sinceri per l'ottima ed approfondita analisi. L'unico passaggio sul quale non concordo è quello relativo all'assenza di citazioni di serie b. Forse meno palesi, ma intere sequenze (penso alla cattura dei tre tedeshi, rievocata in flashback dall'unico sopravvissuto) sono pura B. Girata con il talento di un fuoriclasse, ovviamente.

Massimo Manuel ha detto...

No, figurati, lo so che le citazioni ci sono (maccaroni kombat?). Infatti ho scritto che se ne è liberato "un po'", non del tutto ovviamente. Per quello mi sa che dovremo aspettare la svolta di Tarantino, augurandoci che prima o poi arrivi.
Grazie mille.

David ha detto...

Complimenti per l'analisi e la condivido in parte. Infatt sono d'accordo con Mr. Hamlin che il citazionismo (maccaroni kombato e leone) ci sia e non sia un limite di Tarantino perche' riesce a mescolarlo al suo cinema e a creare sempre qualcosa di nuovo.
Concordo sul fatto che questo film sia una prova di maturita' del regista anche se non tradisce se stesso ma si evolve.
Volevo inoltre sottolineare la qualita' dei dialoghi che come sempre in Tarantino sono superbi.

Massimo Manuel ha detto...

Grazie mille.
Credo che siano i migliori dialoghi di Tarantino in assoluto.
La storia del citiazionismo è stata sempre il mio cruccio su Tarantino. L'uso esponenziale che ne fa mi infastidisce, il fatto che lo rielabori per creare qualcosa di suo credo sia riuscito compiutamente solo con Kill Bill, dove davvero si aveva l'impressione di assistere ad un'opera sì fortemente influenzata ma anche del tutto nuova.

Daddun ha detto...

A me questo film è piaciuto tantissimo e condivido pienamente quanto hai scritto all'inizio della tua recensione: finalmente Tarantino si è liberato di tutti quesgli orpelli che alla fine lo tenevano legato ad un cliché fine a se stesso.
Ciao, Ale

Unknown ha detto...

Sono convinto che sia il miglior film di Tarantino finora. complimenti per il bellissimo blog. ti "linko" sulla mia pagina.
Ciao!