3.6.08

La pianista

La pianiste di Michael Haneke
(2001) Ger\Pol\Fra\Aus

Ogni volta che vedo un film di Haneke rimango stupefatto. Dall'incredibile equilibrio che compone la sua geometria cinematografica: c'è un tema narrativo fortissimo che accompagna una dura critica astiosa nei confronti della borghesia moderna che non viene mai esplicitata ma sempre simbolicamente e perfettamente rappresentata, c'è una serie di personaggi che non vengono mai giudicati ma solo rappresentati per quel che sono e infine c'è un complesso discorso metacinematografico che trapela da ogni inquadratura, da ogni scena, senza che questo urti o compia attrito con lo svolgimento dell'opera. Haneke sperimenta, osa, straccia tutti quei veli e barriere che dividono noi spettatori e i protagonisti del film: quando la storia inizia, siamo letteralmente disgustati, disturbati da ciò che vediamo, fatichiamo quasi a comprenderlo; poi si insinua il dubbio, la voglia di capire, il bisogno di vedere e avviene lo scontro tra ciò che ci è lontano, ciò che ci appare perverso e il calduccio confortante del nostro salotto. Verso la fine saremo distrutti: un formicolio allo stomaco ci avvertirà che abbiamo capito e che non c'era niente da capire; nella fragilità dei nostri tempi moderni c'è un qualcosa in noi che è perennemente sopito e che aspetta solo un'occasione disperata di rivelarsi. E ci ritroveremo con una colpevole empatia nei confronti di quel personaggio che eravamo riusciti solo a disprezzare.
Gli artifici o l'assenza di essi sono il marchio di fabbrica di Haneke: nessuna colonna sonora in un film dove la musica rappresenta un fattore fondamentale, macchina da presa per la maggior parte del tempo fissa (il regista ha un'idea fortissima di cinema e lo vuole dimostrare, riuscendo nel contempo a non escludere mai nulla di importante allo sguardo dello spettatore) alternata a piani sequenza di notevole complessità che richiedono un grosso sforzo recitativo, una geografia del set che rimanda al rapporto psicologico tra personaggio e ambiente di Strade Perdute.
La pianista è un bellissimo film nonché strumento di riflessione per il cinema stesso. Per me la massima vetta di Haneke rimarrà sempre Niente da nascondere ma ciò che importa è che il suo cinema, e La pianista non fa eccezione, non è mai da sottovalutare.

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