10.5.06

Incontro ravvicinato:Marco Bellocchio e Donatella Finocchiaro.

L’incontro con il regista Marco Bellocchio e l’attrice Donatella Finocchiaro si svolge in un’atmosfera di assoluta informalità. Il dibattito è incentrato sul discorso della psiche e del suo rapporto con il cinema di Bellocchio ma il discorso si sposta presto sul suo ultimo film, Il regista di matrimoni ora nelle sale, e l’autore, seppur nella sinteticità e nella durezza che lo contraddistinguono, accetta di buon grado di sviscerare la sua ultima opera e la sua filmografia in generale.

La psiche. “Il discorso psiche è ovvio nel cinema, quasi naturale” esordisce Bellocchio. “La rappresentazione dei rapporti umani, al cinema, non è una sterile foto ma un’interpretazione. Lo stesso psichiatra, con il suo mestiere, non si limita ad analizzare ma ad interpretare il paziente. Il mio interesse sulla sfera della psiche non è artistico; quando sono entrato in analisi, non era per interesse dettato dal mio lavoro ma per cura personale. Alcune scuole sostengono che la malattia mentale non esista, che siamo tutti un po’ pazzi; io credo fermamente nell’esistenza della malattia mentale e che si può e si deve curare. La storia ce lo ha dimostrato, i pazzi sono in ogni classe sociale e io stesso volevo essere più sano di quanto non fossi. Ne Il regista di matrimoni, Castellitto capisce che la sua vita è a un vicolo cieco: non ha un buon rapporto con la figlia che sta per sposarsi infelicemente, non è soddisfatto della sua carriera appiattita. Fugge al sud verso una nuova dimensione a lui estranea (la Sicilia di Cefalù). Il suo problema, capirà, è riconquistare la sua vita e la sua personalità prima che la carriera. Non è interessato ai premi, a lui preme rialzare la qualità della sua vita.”
Il regista morto. Nel film, appare un regista che si finge morto perché solo in quel modo crede di poter ottenere gli ambiti premi artistici che non ha mai avuto. “Incarna un’angoscia, un’urgenza di riconoscimento tipica dell’uomo” ci spiega Bellocchio
“ma ancor più tipica dell’artista. Il suo problema è una vera patologia e per raggiungere i suoi fini si finge addirittura morto. Ma sentirà il fallimento di questo trucco comprendendo che senza una forte identità non c’è successo morale, né successo riconosciuto."
“L’Italia è un mondo di morti”. E’ una frase ricorrente nel film. Bellocchio dice di averla scritta in modo spontaneo, senza particolari significati. Il suo modo di lavorare (ispirato a Vigo e a Bunuel fra gli altri) è
“l’inconscio che salta il processo razionale. E’ una frase ricorrente nel film perché colpisce ed ha diversi significati. Per esempio, religioso: morire per essere riconosciuti, dunque essere considerati nel momento stesso in cui non puoi più dare fastidio a nessuno, è un procedimento tipicamente religioso. Ha un significato artistico: per esempio, il David di Donatello a Girotti giunse solo dopo la sua morte, come ebbe a dire lo stesso Ozpetek che lo diresse in quel bel ruolo (La finestra di fronte, N.d.R.). Inoltre, la frase vuol sottolineare come nella società italiana moderna, culturalmente non c’è niente di nuovo, siamo troppo ancorati al passato.”
L’identità. Alcune scene del film suggeriscono anche una crisi d’identità, sia dell’autore che dello spettatore che sta guardando. “Quando faccio un film, non voglio dimostrare nulla”
commenta il regista. “L’idea di fondo di alcune scene è che ormai la nostra vita è costantemente controllata, anche e soprattutto dalle telecamere. Un concetto antico quanto la religione: l’idea di un dio che ti segue e ti vede ovunque è di una violenza estrema e devastante. E’ un problema serio della nostra società.” Donatella Finocchiaro si aggiunge al dibattito: “Il mio personaggio non corrispondeva anagraficamente alla sceneggiatura di Marco, ma dopo il provino lui ha cambiato il personaggio per adattarlo meglio a me. Il discorso sull’identità è profondo in questo film; è un film dai forti spunti comici ma dà anche molto da pensare.” Bellocchio spiega meglio come è andata la scelta della Finocchiaro: “E’ vero, il personaggio era diverso ma più che adattarlo a Donatella, il suo provino mi ha fatto capire che il personaggio funzionava meglio da donna che non da ragazzina. Infatti, i provini alle giovani attrici non mi piacquero per nulla.”
Il non-detto.
“Nel film c’è questo mistero, i due protagonisti sembrano già conoscersi al loro primo incontro. Tutto questo meccanismo veniva meglio esplicato in alcune scene che però al montaggio (anche sotto consiglio di Castellitto) sono state tagliate; questo per valorizzare il non-detto. Il pubblico è martoriato dalla tv, si tende troppo a spiegare tutto, trascurando la bellezza del non-detto. Ecco, il film ha mirato a ridurre di molto le parole; anche al montaggio abbiamo mirato a questo, ad un lavoro di sottrazione maggiore che nei miei film precedenti.”
I padri. “Il personaggio di Castellitto è deluso da se stesso più che da sua figlia. Il personaggio del principe, invece, è un personaggio enigmatico, un provocatore, un personaggio assunto come lo fu il Conte de L’ora di religione.”

Gli animali. “Nel film ci sono questi cani che sono la vera e propria prova di coraggio che Castellitto deve affrontare per raggiungere la sua agognata principessa. E’ quasi un elemento fiabesco. I pesciolini rossi nell’acquasantiera non hanno un preciso significato, sono reminiscenze da bambino, quasi un elemento giocoso."
Aldo Moro. Si torna a parlare del discusso Buongiorno, notte e sulla rappresentazione della figura di Aldo Moro.
“Con quel film non ho voluto entrare nel politico. Ho semplicemente visto, in quella storia, un prigioniero trattato crudelmente da 4 individui folli. La mia immaginaria liberazione di Moro alla fine è il sogno di una libertà universale, affiancata all’immagine della vera cronaca. La mia è stata una scelta d’infedeltà storica per esprimere un sentimento diffuso, una voglia di libertà."
Tematiche decadenti. Qualcuno contesta a Bellocchio un eccessivo decadentismo nelle tematiche del film che vengono poi snaturate nel finale.
“Non condivido affatto questa chiave di lettura, è una tesi infondata. Il movimento vitale del protagonista non avviene alla fine ma inizia molto prima, già quando il regista abbandona la produzione del suo film. E durante tutto il film lui cerca di reagire, non di subire. Non c’è decadenza e non c’è neppure un vero lieto fine nei fatti."
Da dove nasce l’immagine.
“E’ una domanda che non ha risposta. Un film nasce da un qualcosa che un significato forte e a cui si assegna un’immagine. Il mio stesso film nasce da una scena a cui io ho stesso assistito: ero in vacanza qui in Sicilia e vidi questa coppia di sposi che venivano diretti in spiaggia, tutto molto meccanico, quasi innaturale. Io vedevo in questi due sposi delle persone che avevano già accettato di sottostare a determinate regole della vita e per questo erano profondamente infelici. Dunque, i miei film partono dall’istanza morale ma dalla bellezza di un significato.”
Il lavoro con l’attore. “Abbiamo iniziato a studiare il personaggio molto presto” dice la Finocchiaro del suo ruolo. “Nei minimi particolari, anche nei movimenti e nel vestiario e perfino in questo Marco si è dimostrato un buon direttore. La principessa è un personaggio che ha un certa alterigia ma non scortese; è una specie di nobildonna decadente che esprime la sua nobiltà nei gesti e nel modo di vestirsi. E’ un personaggio bellissimo. E Bellocchio è un fantastico regista che dialoga molto con i suoi attori."

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Interessantissimo questo articolo! Grazie!!! Ho visto IL REGISTA DI MATRIMONI la settimana scorsa: è un film meraviglioso!

Massimo Manuel ha detto...

Per me è stato un onore conoscere Bellocchio...ho adorato L'ora di religione ma non ho ancora visto l'ultimo film...spero di vederlo presto...Grazie del complimento! ;)

Anonimo ha detto...

Immagino! E' sempre bello incontrare qualcuno che stimi profondamente. IL REGISTA DI MATRIMONI è un film cerebrale, ma che colpisce anche allo stomaco, almeno nel vederlo ho provato una strana sensazione che non riesco a spiegare! Comunque spero di poterlo rivedere al più presto perchè una volta non basta! :)

Massimo Manuel ha detto...

Beh, stai proprio descrivendo un film alla Bellocchio...sicuramente sarà un gran bel film...E sì, è semmpre bello conoscere qualcuno che stimi!

Anonimo ha detto...

...ricordo amcora la nausea (sensazione assolutamente positiva in questo caso) dopo avere visto I PUGNI IN TASCA! Un finale che mi si è attaccato addosso per molto tempo!