
28.2.07
Ancora Psycho?

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Etichette: Alfred Hitchcock, Anthony Hopkins, Helen Mirren
27.2.07
Miss Presidente e il ritorno di The Departed

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Etichette: Martin Scorsese, Meryl Streep, The Departed
26.2.07
L'impero di David Lynch
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Etichette: David Lynch, INLAND EMPIRE
E finalmente Martin!


- 4 The Departed (miglior film, regia, montaggio e sceneggiatura non originale)
- 3 Il labirinto del fauno (fotografia, scenografia e trucco)
- 2 Little Miss Sunshine (sceneggiatura originale e attore non protagonista)
- 2 Dreamgirls (attrice non protagonista e missaggio sonoro)
- 2 Una scomoda verità (documentario e canzone)
- 1 L'ultimo re di Scozia (attore protagonista), 1 The Queen (attrice protagonista), 1 Babel (colonna sonora), 1 Lettere da Iwo Jima (montaggio sonoro), 1 Happy Feet (film d'animazione), 1 Marie Antoinette (costumi), 1 Pirati dei Caraibi: la maledizione del forziere fantasma (effetti speciali), 1 The Lives of Others, Germania (film straniero).

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Etichette: Oscar
25.2.07
Titoli di coda e Oscar imminenti
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Etichette: David Lynch, INLAND EMPIRE, Oscar
17.2.07
INLAND EMPIRE: ha senso parlare della trama?

Per discutere del giudizio estetico del film, c'è il post precedente. In questo post possiamo giocare a proporre la nostra interpretazione della trama.
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Etichette: David Lynch, INLAND EMPIRE
12.2.07
INLAND EMPIRE
INLAND EMPIRE di David Lynch
Il doppio. Si conferma il tema cardine della cinematografia di Lynch. Ma se è la protagonista a confondere realtà e fantasia, il film fa molto più che mostrare due mondi. IE è come un fiore che si schiude: più va avanti, più si moltiplicano mondi e personaggi. Il risultato è l’impressione di vedere non uno ma più film e qui si capisce il titolo tutto in maiuscolo che quando compare all’inizio sembra quasi straripare dallo schermo: è il film stesso che quasi rifiuta lo stretto spazio dello schermo e vuole andare oltre, uscire fuori. Qui, a mio parere, si inserisce la scelta di stile del regista, ovvero quella del digitale.
La regia e il digitale. Come qualcuno ha già scritto in precedenza, la scelta del digitale non è infelice: ci rimette (poco, a dire il vero, a patto che vediate il film in una sala moderna e adatta) la qualità dell’immagine ma la tecnica si rivela funzionale alla storia e all’idea lynchiana del cinema: con il digitale, Lynch sta addosso ai suoi attori e all’azione; deforma gli spazi e si incolla alla pelle, segue nei minimi dettagli movimenti ed espressioni, gioca con la luce e con le ombre di cui è fatto il suo cinema. Il digitale si fa strumento per risvegliare i sensi ormai assopiti dello spettatore al cinema canonico ed elimina tutti i limiti che rischiavano di ingabbiare la creatività del regista che grazie al digitale può dare libero sfogo, senza freni, a tutta la sua inventiva. Creando, così, tutti quei mondi di cui è sublime autore, va dritto a quella che è stata la definizione più abusata ma certamente più adatta per IE: un’esperienza extra-sensoriale.
“Non guardate il film, lasciate che sia il film a guardare voi.” Il consiglio di Justin Theroux, uno dei protagonisti, è sicuramente calzante per il decimo film di Lynch. IE è un’orgia di sensazioni costruite con un delicato equilibrio che affascina, conquista e ci conduce nell’universo del regista che per quanto confuso ed angosciante, risulta sempre essere accogliente. La parabola di Laura Dern è coinvolgente non solo per la monumentale bravura dell’attrice, ma perché va a toccare corde e sensibilità comuni, come l’universo femminile, le incontrollabili attrazioni sessuali, il senso stesso del cinema e ciò che questo film dovrebbe essere. Ed è su quest’ultimo che vorrei azzardare una personalissima interpretazione.
Chi è la donna in pericolo? Al termine del film, la sensazione che ne ho ricevuto io è che la vera donna in pericolo del film non è tanto Laura Dern quanto la “donna perduta” che apre e chiude il film e che sembra essere salvata dalla Dern stessa. Questa donna, reale o irreale che sia, sembra seguire tutto ciò che avviene nel film nell’angosciosa attesa che Nikki\Sue arrivi a salvarla travalicando tutti i confini fra mondo reale e sogno. Quasi metaforizzando il potere catartico dell’arte cinematografica, la “donna perduta” viene salvata dall’attrice. Sta in questo, a mio parere, uno dei sensi più prepotenti di IE. Cerco di spiegarmi meglio: ciò che è imponente del cinema (e dell’arte in generale) è la forza che ha nel farci identificare con un personaggio di cui seguiamo le vicende; il nostro identificarci con un personaggio fittizio dimostra che ciò che stiamo guardando, per quanto falso, può diventare vero in quanto noi come pubblico siamo capaci di provare, tramite identificazione, tali sensazioni. Sta in questo la micidiale forza del film di Lynch: è un film nel film che disvela il potere extra-sensoriale che un film può ottenere arrivando al pubblico e non fermandosi alla sua sterile realizzazione. Infatti, l’attrice Nikki non arriva a liberare la “donna perduta” limitandosi ad interpretare il film ma anche e soprattutto vedendolo al cinema: siamo noi pubblico, dunque, a salvare la “donna perduta” utilizzando il nostro intuito, quell’intuito che proprio come ha detto Lynch “servirà a ciascuno spettatore per dare risposta alle domande poste dal film. Basta uscire dai confini della logica e abbandonarsi.” In questo senso, ho percepito la scena finale della “donna perduta” come un vero e proprio colpo di scena, metodo quanto mai nuovonella carriera di Lynch.
“Ogni azione ha una conseguenza.” Mesi fa scrivevo dei cortometraggi di Lynch e azzardavo che il corto Darkened Room poteva essere l’ideale trailer di INLAND EMPIRE. Mai affermazione mia fu più azzeccata: Lynch, infatti, fa collimare in IE tutti i mondi da lui creati negli ultimi 5 anni. La vestaglia di seta con la bruciatura di sigaretta arriva proprio da Darkened Room (dove, fra l’altro, c’è una donna in pericolo chiusa in una stanza!); il giardino che viene invaso dagli artisti itineranti lo abbiamo già visto nel corto inserito in Room to dream dove, fra l’altro, comparivano due delle molte personalità femminili che popolano IE; infine, prorompente, compare anche il serial Rabbits che diventa protagonista e terra di confine tra reale e irreale e acquista quel senso, in termini di trama, che ai tempi della sua realizzazione (nel 2002) era sfuggente e si limitava a puro esperimento sui tecnicismi cinematografici. Si può dire che Lynch, un po’ per gioco un po’ perché se lo può permettere, cita se stesso e perfino l’atmosfera alla Twin Peaks, ammessa dallo stesso autore, si materializza nel taglialegna che compare nei titoli di coda.
La durata. Forse l’unico punto debole che offre il fianco ai critici più feroci. In realtà, la durata, almeno per me, è quella giusta: quasi 3 ore dove non c’è un minuto di noia o di stanca sono un miracolo! Non solo, ma Lynch usa tutto lo spazio a disposizione per riempire l’immagine e perfino i titoli di coda diventano strumento per lanciare indizi utili ad un’eventuale interpretazione della pellicola.
INLAND EMPIRE. Più che la vetta artistica di Lynch, è la vetta del pensiero Lynchiano cinematografico: INLAND EMPIRE è un atto d’amore come lo era Mulholland Drive, un omaggio al cinema e al potere che ha il cinema e dunque alle responsabilità artistiche a cui deve far riferimento ogni buon regista. Molti diranno che Lynch è un megalomane, che ci prende in giro, che INLAND EMPIRE è un pasticcio. Io dirò che sono grato a Lynch perché appartiene a quella minuscola schiera di registi (sulla scena mondiale) che ancora credono che un film non è lanciare un messaggio ma comunicare sensazioni indelebili. E rischiare, rischiare soprattutto, affrontando tutte le critiche del caso. Non è facile avere un coraggio del genere ma quanto meno a Lynch si deve il rispetto che richiede la sua carriera: unica, inarrivabile, coraggiosa ed imperdibile. Tutti aggettivi che ben riassumono INLAND EMPIRE.
P.S. Domani torno a vederlo. Ne scriverò ancora dopo la seconda visione. Intanto, discutiamone!
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Etichette: David Lynch, INLAND EMPIRE
10.2.07
Ho finito pochi minuti fa di vedere INLAND EMPIRE...
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Etichette: David Lynch, INLAND EMPIRE
9.2.07
INLAND EMPIRE: in quali città? Eccole!
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9 febbraio: David Lynch's INLAND EMPIRE
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8.2.07
Prendi i soldi e gira!

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7.2.07
Il numero vero delle copie di INLAND EMPIRE

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Divorzio all'italiana

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5.2.07
Polanski vuole fare "il botto"

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La via verso l'Oscar
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Etichette: Martin Scorsese, Oscar, The Departed
3.2.07
Sequel Departed

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2.2.07
I Film del Mese: Febbraio 2007
- Black book di Paul Verhoeven (2);
- La cena per farli conoscere di Pupi Avati (2);
- Miss Potter di Chris Noonan (2);
- Una notte al museo di Shawn Levy (2);
- Vero come la finzione di Marc Forster (2);
- L'amore non va in vacanza di Nancy Meyers (9);
- INLAND EMPIRE di David Lynch (9);
- Arthur e il popolo dei minimei di Luc Besson (9);
- Complicità e sospetti di Anthony Minghella (9);
- Hannibal Lecter - Le origini del male di Peter Webber (9);
- Mi fido di te di Massimo Venier (9);
- Tenacious D e il destino del rock di Liam Lynch (9);
- La voltapagine di Denis Dercourt (9);
- Apnea di Roberto Dordit (16);
- The covenant di Renny Harlin (16);
- Lettere da Iwo Jima di Clint Eastwood (16);
- Notte prima degli esami oggi di Fausto Brizzi (16);
- 4 minuti di Chris Kraus (16);
- L'ultimo re di Scozia di Kevin Macdonald (16);
- Alpha Dog di Nick Cassavets (23);
- Barnyard - Il cortile di Steve Oedekerk (23);
- Bordertown di Gregory Nava (23);
- Diario di uno scandalo di Richard Eye (23);
- Il piacere e l'amore di Nuri Bilge Ceylan (23);
- Saturno contro di Ferzan Ozpetek (23);
- Scrivimi una canzone di Marc Lawrence (23);
- Uno su due di Eugenio Cappuccio (23);
- Il velo dipinto di John Curran (23).
Non sto neanche a specificare quale sia il film da me più atteso perchè ormai è superfluo. Ma voi sentitevi liberi di comunicare i vostri!
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