
31.5.06
Lieto fine per Blade Runner?

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30.5.06
L'horror si tinge d'Argento

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Etichette: Dario Argento
The Corporation
The corporation di Mark Achbar, Jennifer Abbott
(2003) USA
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29.5.06
Dubbi esistenziali
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Crash
Crash di Paul Haggis
(2004) USA
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Etichette: Crash, Paul Haggis
28.5.06
Cannes:politically (s)correct

- Palma d'oro: Ken Loach per The wind that shakes the barley;
- Gran Prix: Flandres di Bruno Dumont;
- Sceneggiatura: Almodovar con Volver;
- Miglior regista: Inarritu con Babel;
- Migliore interpretazione maschile: tutto il cast di Indigenes (Jamel Debbouze, Roschdy Zem, Sami Bouajila e Samy Naceri);
- Migliore interpretazione femminile: tutte le attrici di Volver (Penelope Cruz, Carmen Maura, Blanca Portillo, Yohana Cobo, Lola Duenas e Chus Lampreave);
- Premio della giuria: Red Road di Andrea Arnold;
- Miglior cortometraggio: Palma d'oro: Sniffer di Bobby Peers;
- Premio Caméra d'or: Fost sau n-a fost? del romeno Corneliu Porumboiu;
- Un Certain Regard: Luxury Car di Chao Wang;
- Fipresci: Le Climats del turco Nuri Bilge Ceylan;
- Semaine de la critique: Gran Prix a Les amities malefiques del francese Emmanuel Bordieu;
- Quinzaine des Réalisateurs: Anche libero va bene di Kim Rossi Stuart.
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Etichette: Cannes
Il Festival di Roma fa le cose in grande

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Etichette: Roma
27.5.06
Mi ospitano su Pellicola Scaduta 2.0 (II)

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Etichette: sul cinema
Manuale d'amore
Manuale d'amore di Giovanni Veronesi
(2005) Ita
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26.5.06
Giordana varca la frontiera

Giordana è conosciuto e apprezzato non solo in Italia ma anche all'estero grazie al notevole successo ottenuto a New York con La Meglio Gioventù. E' un importante riconoscimento per un modo tutto italiano di fare cinema che ci auguriamo non venga snaturato una volta varcata la frontiera.
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25.5.06
Fuoco cammina con me
Twin Peaks: Fire Walk with Me di David Lynch
(1992) USA



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Quando si dice "la gallina dalle uova d'oro"

C'è da credere che se la Chiesa continuerà con le sue stomachevoli lamentele a fare pubblicità ai film tratti dai romanzi di Dan Brown, il successo sarà ancora una volta assicurato!
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23.5.06
A tavola con Vittorio Storaro

Chiedo al maestro Storaro se, innanzitutto, la Sicilia e in particolare il castello Maniace della mia città, Siracusa, siano stati dei buoni set per la fiction televisiva su Caravaggio a cui sta lavorando come, ovviamente, direttore della fotografia. “Si,” risponde “ci siamo trovati molto bene. Abbiamo girato al castello Maniace come fosse la fortezza di Malta da cui Caravaggio fuggì rocambolescamente. Abbiamo girato anche ad Augusta, in un bellissimo castello diroccato.” Ho letto, chiedo, che ha aderito a questo progetto con entusiasmo perché vedeva ottimi spazi per continuare la sua opera di studio sugli elementi a lei tanto cari, l’ombra e la luce. “Si, la figura di Caravaggio e la sua arte sono ottimi materiali per il mio lavoro. Del resto è lo

Il resto della serata prosegue su questa riga. Storaro mi confida che a questo punto della sua carriera non sa se proseguire nel suo lavoro o dedicarsi completamente all’insegnamento e alla scrittura di libri, anche se, ammette, la seconda possibilità gli sembra più interessante. Continua a parlare, è davvero gentile e disponibile, mi chiede dei miei studi e dei miei professori, anche per capire se sono personalità che lui conosce. Mi dice che se ci avessero presentati prima, mi avrebbe portato sul set perchè gli piace portarsi giovani dietro per insegnare loro qualcosa sul campo. A questo punto gli chiedo se sarebbe interessato a portare la sua mostra fotografica nella mia facoltà; lui si mostra entusiasta e (meraviglia!) mi dà il suo biglietto da visita con i suoi contatti personali per realizzare al più presto la cosa, impegnandosi non solo per la mostra ma ad accompagnarla lui personalmente con un seminario. E’ stato il culmine di una serata meravigliosa.

Al termine, mi congedo per non arrecare ulteriore disturbo; mi concede un autografo (non ho avuto il coraggio di chiederglielo, è stato lui di sua spontanea volontà!) e mi augura ogni meglio per la mia aspirante carriera nel cinema. Quando faccio per andarmene, lui, quasi come nei film dove le grandi personalità si congedano sempre con una frase ad effetto, mi dice: “Ricordati Massimo che per arrivare dove sono arrivato io ci si deve credere davvero; amare questo mestiere e crederci davvero. Anche io sono arrivato ad un certo punto della vita in cui sentivo che non sarei riuscito a combinare nulla, eppure ci ho creduto e ce l’ho fatta. Ti auguro la stessa cosa.”
E’ come se avesse letto nei miei occhi la mia disperata passione per il cinema e la frustrazione nell’essere così lontano dalle grandi città dove il cinema si fa sul serio. Le sue parole sono per me un augurio caro. Spero di risentirlo presto. Da domani, intanto, attivo tutti i canali necessari per organizzare la mostra. Contattarlo personalmente per organizzare la cosa sarà un altro grande onore per me.
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Etichette: Incontri ravvicinati, Vittorio Storaro
Stasera appuntamento a cena con il 3 volte premio Oscar Vittorio Storaro...
...e già mi tremano le gambe!! Consigli su quali argomenti affrontare con un maestro del genere?
Vittorio Storario Official WebSite
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22.5.06
L'Italia sta troppo avanti?

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21.5.06
Per la stessa ragione del viaggio,viaggiare

P.S. Chi sa riconoscere (senza imbrogliare) la citazione musicale (niente a che fare con il cinema) che dà il titolo al post si aggiudica...il mio affetto!!
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20.5.06
Perchè l'autostima è importante....
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18.5.06
Manuale d'amore 2

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16.5.06
Buongiorno, notte

(2003) Ita
Quando Bellocchio annunciò l’idea di un film sul sequestro di Aldo Moro, si scatenò un’attesa piena di fiduciose aspettative. Era un pezzo di storia italiana recente sotto l’occhio severo di uno dei più sensibili autori del cinema italiano. La scelta vincente del regista è stata quella di raccontare la storia dal punto di vista dei sequestratori: un manipolo di quattro brigatisti fra cui spicca una donna che crede ciecamente in ciò che sta facendo ma non può fare a meno di temere la peggiore delle conclusioni, cioè la condanna a morte dello statista della Dc. Il racconto dei quasi due mesi di sequestro si snoda così fra i lucidi e gelidi dialoghi fra vittima e carcerieri e il dilemma interiore che lacera questa giovane donna resa folle da un’educazione estremista e malsana. Tutto intorno, l’Italia di allora e ciò che avvenne intorno alla vicenda di Moro, ovviamente filtrato dagli occhi di Marco Bellocchio, il suo occhio surreale e dissacratorio che da bravo autore non può esimersi dal metterci del suo. Ad esempio, l’accusa ai pochi sforzi compiuti dalle forze politiche per trattare; oppure la ridicola rappresentazione della leggendaria seduta spiritica tentata da alcuni volti noti della politica per individuare Moro (una delle scene migliori e più significative); o la raggelante sequenza del Papa a cui viene suggerito di invocare il rilascio ‘senza condizioni’, due parole “suggerite al Papa da Andreotti, a quanto si dice” come ci ha detto Bellocchio in un recente incontro. C’è tanta rabbia in questo film, espressa nella regia lucida e precisa, nei toni grotteschi e pietosi dell’autore, nelle scene visionarie con Maya Sansa (la sequestratrice) e Roberto Herlitzka (Aldo Moro). Ma c’è anche tanta voglia di riscatto e di giustizia: la scena in cui Moro viene reso libero e passeggia sereno nelle vie di Roma, alternata alle immagini della sua esecuzione e del suo funerale, fanno male. Ma sono immagini significative e profonde o come ci ha detto lo stesso Bellocchio “sono immagini che esprimono una voglia di libertà universale. E’ stata una scelta d’infedeltà storica per esprimere un sentimento diffuso, una voglia di libertà.”
Marco Bellocchio ha realizzato una pellicola intensa ed emozionante su un tema delicato e passionale. Si conferma, dunque, coraggioso ed incisivo nel cinema italiano. Non che ce ne fosse bisogno, ovviamente, ma è doveroso ricordarlo.
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Etichette: Buongiorno notte, Marco Bellocchio
15.5.06
Nemico pubblico?!?

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10.5.06
Incontro ravvicinato:Marco Bellocchio e Donatella Finocchiaro.

La psiche. “Il discorso psiche è ovvio nel cinema, quasi naturale” esordisce Bellocchio. “La rappresentazione dei rapporti umani, al cinema, non è una sterile foto ma un’interpretazione. Lo stesso psichiatra, con il suo mestiere, non si limita ad analizzare ma ad interpretare il paziente. Il mio interesse sulla sfera della psiche non è artistico; quando sono entrato in analisi, non era per interesse dettato dal mio lavoro ma per cura personale. Alcune scuole sostengono che la malattia mentale non esista, che siamo tutti un po’ pazzi; io credo fermamente nell’esistenza della malattia mentale e che si può e si deve curare. La storia ce lo ha dimostrato, i pazzi sono in ogni classe sociale e io stesso volevo essere più sano di quanto non fossi. Ne Il regista di matrimoni, Castellitto capisce che la sua vita è a un vicolo cieco: non ha un buon rapporto con la figlia che sta per sposarsi infelicemente, non è soddisfatto della sua carriera appiattita. Fugge al sud verso una nuova dimensione a lui estranea (la Sicilia di Cefalù). Il suo problema, capirà, è riconquistare la sua vita e la sua personalità prima che la carriera. Non è interessato ai premi, a lui preme rialzare la qualità della sua vita.”
Il regista morto. Nel film, appare un regista che si finge morto perché solo in quel modo crede di poter ottenere gli ambiti premi artistici che non ha mai avuto. “Incarna un’angoscia, un’urgenza di riconoscimento tipica dell’uomo” ci spiega Bellocchio “ma ancor più tipica dell’artista. Il suo problema è una vera patologia e per raggiungere i suoi fini si finge addirittura morto. Ma sentirà il fallimento di questo trucco comprendendo che senza una forte identità non c’è successo morale, né successo riconosciuto."
“L’Italia è un mondo di morti”. E’ una frase ricorrente nel film. Bellocchio dice di averla scritta in modo spontaneo, senza particolari significati. Il suo modo di lavorare (ispirato a Vigo e a Bunuel fra gli altri) è “l’inconscio che salta il processo razionale. E’ una frase ricorrente nel film perché colpisce ed ha diversi significati. Per esempio, religioso: morire per essere riconosciuti, dunque essere considerati nel momento stesso in cui non puoi più dare fastidio a nessuno, è un procedimento tipicamente religioso. Ha un significato artistico: per esempio, il David di Donatello a Girotti giunse solo dopo la sua morte, come ebbe a dire lo stesso Ozpetek che lo diresse in quel bel ruolo (La finestra di fronte, N.d.R.). Inoltre, la frase vuol sottolineare come nella società italiana moderna, culturalmente non c’è niente di nuovo, siamo troppo ancorati al passato.”
L’identità. Alcune scene del film suggeriscono anche una crisi d’identità, sia dell’autore che dello spettatore che sta guardando. “Quando faccio un film, non voglio dimostrare nulla” commenta il regista. “L’idea di fondo di alcune scene è che ormai la nostra vita è costantemente controllata, anche e soprattutto dalle telecamere. Un concetto antico quanto la religione: l’idea di un dio che ti segue e ti vede ovunque è di una violenza estrema e devastante. E’ un problema serio della nostra società.” Donatella Finocchiaro si aggiunge al dibattito: “Il mio personaggio non corrispondeva anagraficamente alla sceneggiatura di Marco, ma dopo il provino lui ha cambiato il personaggio per adattarlo meglio a me. Il discorso sull’identità è profondo in questo film; è un film dai forti spunti comici ma dà anche molto da pensare.” Bellocchio spiega meglio come è andata la scelta della Finocchiaro: “E’ vero, il personaggio era diverso ma più che adattarlo a Donatella, il suo provino mi ha fatto capire che il personaggio funzionava meglio da donna che non da ragazzina. Infatti, i provini alle giovani attrici non mi piacquero per nulla.”
Il non-detto. “Nel film c’è questo mistero, i due protagonisti sembrano già conoscersi al loro primo

I padri. “Il personaggio di Castellitto è deluso da se stesso più che da sua figlia. Il personaggio del principe, invece, è un personaggio enigmatico, un provocatore, un personaggio assunto come lo fu il Conte de L’ora di religione.”
Gli animali. “Nel film ci sono questi cani che sono la vera e propria prova di coraggio che Castellitto deve affrontare per raggiungere la sua agognata principessa. E’ quasi un elemento fiabesco. I pesciolini rossi nell’acquasantiera non hanno un preciso significato, sono reminiscenze da bambino, quasi un elemento giocoso."
Aldo Moro. Si torna a parlare del discusso Buongiorno, notte e sulla rappresentazione della figura di Aldo Moro. “Con quel film non ho voluto entrare nel politico. Ho semplicemente visto, in quella storia, un prigioniero trattato crudelmente da 4 individui folli. La mia immaginaria liberazione di Moro alla fine è il sogno di una libertà universale, affiancata all’immagine della vera cronaca. La mia è stata una scelta d’infedeltà storica per esprimere un sentimento diffuso, una voglia di libertà."
Tematiche decadenti. Qualcuno contesta a Bellocchio un eccessivo decadentismo nelle tematiche del film che vengono poi snaturate nel finale. “Non condivido affatto questa chiave di lettura, è una tesi infondata. Il movimento vitale del protagonista non avviene alla fine ma inizia molto prima, già quando il regista abbandona la produzione del suo film. E durante tutto il film lui cerca di reagire, non di subire. Non c’è decadenza e non c’è neppure un vero lieto fine nei fatti."
Da dove nasce l’immagine. “E’ una domanda che non ha risposta. Un film nasce da un qualcosa che un significato forte e a cui si assegna un’immagine. Il mio stesso film nasce da una scena a cui io ho stesso assistito: ero in vacanza qui in Sicilia e vidi questa coppia di sposi che venivano diretti in spiaggia, tutto

Il lavoro con l’attore. “Abbiamo iniziato a studiare il personaggio molto presto” dice la Finocchiaro del suo ruolo. “Nei minimi particolari, anche nei movimenti e nel vestiario e perfino in questo Marco si è dimostrato un buon direttore. La principessa è un personaggio che ha un certa alterigia ma non scortese; è una specie di nobildonna decadente che esprime la sua nobiltà nei gesti e nel modo di vestirsi. E’ un personaggio bellissimo. E Bellocchio è un fantastico regista che dialoga molto con i suoi attori."
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Etichette: Incontri ravvicinati, Marco Bellocchio
9.5.06
Gabriele Muccino raddoppia

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8.5.06
Tu vuò fà il napoletano!

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6.5.06
Libero contro tutti

Non ha tutti i torti il ragazzo...ma forse non ha le spalle abbastanza grandi per poter lanciare un attacco del genere. O forse sì. Aspetteremo di vedere il suo esordio alla regia.
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4.5.06
Al Pacino in Ocean's 13

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2.5.06
Inland Empire:Prime Indiscrezioni




Grazie al blog di Iggy, sono venuto a conoscienza delle prime indiscrezioni riguardo il nuovo film di David Lynch. Appurata la mancata presentazione al Festival di Cannes, le immagini che vedete sono le prime foto arrivate dal blindatissimo set di Inland Empire. Lynch sta ultimando le riprese, tutto ciò che è riuscito a dire è: "È la storia di una donna che ha seri problemi, ed è un mistero. È tutto quel che posso dire al riguardo." Altra annotazione importante: il film è interamente girato in digitale. Lynch: "Ho cominciato a lavorare in DV per il mio sito web, e mi sono innamorato di questo mezzo. È incredibile la libertà e le diverse possibilità che fornisce, sia in fase di ripresa che in post-produzione. Per me, non c’è modo di tornare alla pellicola. Un bellissimo mezzo, ma molto lento e non hai la possibilità di sperimentare che hai qui. Dove,in post-produzione, se vuoi fare qualcosa la fai e basta. La qualità sembra diversa. Qualcuno direbbe che sembra scadente. Ma a me ricorda la prima pellicola 35mm, che non aveva quella grana così fitta. Quando hai immagini povere, c’è molto più spazio per il sogno. Ho fatto comunque dei test in cui ho trasferito il video in pellicola, e i presupposti sono soddisfacenti." Infine, i nomi del cast sono disponibili su Imdb, potete raggiungere la pagina cliccando qui.
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Etichette: David Lynch, INLAND EMPIRE
1.5.06
I Film Del Mese:Maggio 2006
- Viaggio alla mecca di Ismael Ferroukhi (5);
- Sangue - La morte non esiste di Libero De Rienzo (5);
- Romance&Cigarettes di John Turturro (5);
- Mission:Impossible 3 di J.J. Abrams (5);
- I tuoi, i miei e i nostri di Raja Gosnell (5);
- Workingman's Death di Michael Glawogger (5);
- Anche libero va bene di Kim Rossi Stuart (5);
- Promised Land di Michael Beltrami (5);
- Free Zone di Amos Gitai (12);
- Bubble di Steven Soderbergh (12);
- Una top model nel mio letto di Francis Veber (12);
- 4-4-2 Il gioco più bello del mondo di Vari registi (12);
- I re e la regina di Arnaud Desplechin (12);
- La casa del diavolo di Rob Zombie (12);
- Big Momma's House 2 di John Whitesell (12);
- Whisky di Juan Rebella e Pablo Stoll (12);
- A Bittersweet Life di Kim Jee-Woon (12);
- My Father di Egidio Eronico (12);
- Volver di Pedro Almodovar (19);
- Il Codice Da Vinci di Ron Howard (19);
- Aquamarine di Elizabeth Allen (19);
- Occupation:Dreamland di Ian Olds e Garrett Scott (19);
- The Breed di Nicholas Mastandrea (26);
- Una magica notte d'estate di di M.Gòmez e A. de la Cruz (26);
- X-Men 3 di Brett Ratner (26);
- O'Jerusalem di Elie Chouraqui (26);
- Vers le sud di Laurent Cantet (26);
- One Last Dance di Lisa Niemi (26).
Fateci sapere le vostre scelte, se vi va.
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