3.10.07

Babel

Babel di Alejandro Gonzalez Inarritu
(2006) Usa\Fra\Mex

Camera perennemente a mano, anche nelle inquadrature fisse, ad eccezione di pochi momenti fondamentali. Totale assenza di raccordo tra una scena e l'altra. Montaggio apparentemente 'sballato' che smaterializza il tempo e ne confonde la percezione. Queste sono le costanti del cinema di Inarritu, unite a storie di dolore profondissimo e tragico dove a farla da padrona è sempre il caso: i personaggi dell'autore non sembrano avere colpe se non quelle di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Tutti elementi che rendevano affascinante 21 grammi e che ritroviamo qui; a differenza del film precedente, però, qui c'è una linearità più rigorosa (anche se solo apparente) ed una storia di più ampio respiro, che si muove tra i quattro angoli del mondo: una giapponese, due americani, due mexicani e una famiglia di marocchini influenzano le proprie vite senza saperlo, in luoghi e momenti lontani. Oltre al tempo, quindi, è anche lo spazio (che divide i protagonisti) a smaterializzarsi, a rendere vicino ciascuno di loro per un semplice motivo: a qualsiasi etnia o cultura si appartenga, c'è una cosa che rende uguali tutti gli essere viventi. L'umana disperazione che ci contraddistingue.
Babel è un film difficile, che sembra non iniziare mai mentre invece si è nel cuore della vicenda senza accorgersene fin da subito. E' un film che racconta una storia infelice e difficile in un'ottica cinematografica che è un concentrato di stile e di rottura con il cinema classico; è anche una riflessione sul mezzo, su come non sia importante la vicenda quanto come la si narra. Di Inarittu, intoltre, percepisco la volontà di non far immedesimare eccessivamente lo spettatore con i personaggi, quasi prendendo le distanze da quel dolore che non è nostro ma solo loro, solo di chi lo sta vivendo. In tutto questo, Brad Pitt raggiunge un nuovo livello recitativo della sua carriera e gliene va dato merito.
Non un film memorabile, ma Inarittu si conferma una presenza importante del panorama cinematografico.

2 commenti:

Gianmario ha detto...

Secondo me Inarritu e' bravo, il primo Amores Perros mi e' piaciuto molto. 21 grammi e Babel sono interessanti, ma sembrano piu' un modo per dire "quanto sono bravo". Dipendera' anche dal fatto che in tutti e tre i casi abbia lavorato con lo stesso sceneggiatore. Non vedo l'ora di vederlo all'opera con una storia non "spezzettata-desincronizzata".

Massimo Manuel ha detto...

La volontà di farsi bello del regista è una cosa che proprio non ho percepito. Non credo ci sia arroganza nel suo stile, è più una ricerca che però deve ancora approdare a qualcosa di definito.