26.12.08

Birth - Io sono Sean

Birth di Jonathan Glazer
(2004) USA

Una sorpresa nel mare magnum delle produzioni cinematografiche USA, Birth è colpevolmente passato sotto silenzio probabilmente per il tema narrato ma soprattutto per l'approccio scelto dal regista, semplice ed impetuoso al tempo stesso, volontà di farsi sentire dietro ad ogni inquadratura, non per questo molesto ed invadente nei confronti dello spettatore. Glazer racconta una storia difficile e surreale che è riuscitissima innanzitutto grazie all'intenso lavoro degli attori (su tutti, si staglia manco a dirlo Nicole Kidman ma il regista è notevole anche nel dirigere il piccolo Bright) ma soprattutto per le scelte di direzione che non inquinano neanche per un attimo le difficoltà del racconto ma anzi lo arricchiscono di elementi essenziali, come ad esempio l'utilizzo del commento musicale o il coraggio di rimanere per più di due minuti sul primo piano fisso della protagonista in un momento cruciale del film. Birth ha un risultato finale dignitosissimo innanzitutto perché si lega fortemente ad un'idea di cinema contemporaneo che vuole concedere ben poco al classicismo e tenta non poche sperimentazioni. Mi ha sorpreso più che altro come il giovane Glazer ricordi in molti momenti un altro regista a lui contemporaneo (sì, sto pensando a Shyamalan) e come il lavoro di quest'ultimo stia già iniziando a fare proseliti. Anzi, mi ricordo un'intervista a Shyamalan in cui diceva: "vorrei fare un film su un elemento della mia cultura indiana, la reincarnazione, ma già immagino le sale cinematografiche deserte." Glazer, dal suo piccolo, ha avuto più coraggio senza ottenere un notevole successo. Gli va reso comunque l'onore di aver realizzato un prodotto non facile e il cui risultato finale non è per nulla scontato, dove riesce a tirare avanti anche un discorso sull'illusione di certi sentimenti e come questi riescano ad influenzare la nostra vita, nel bene e nel male. Non facendosi mancare l'idea di un finale teso che non spazza via tutti i punti interrogativi.

2 commenti:

Alberto Di Felice ha detto...

Io ormai ho concluso che questo film è uno dei più interessanti e sconvolgenti degli ultimi anni. Purtroppo, come tutte le cose davvero grandi, è anche un film che è stato deriso con gran faccia tosta. La gente ha sempre tanta voglia di non capire un cavolo -- altro motivo per tirar fuori Shyamalan, col quale però non voglio trovare molte similitudini (penso più a Buñuel, Losey, von Trier o anche Polanski).

Massimo Manuel ha detto...

Eppure io ci ho visto più di una similitudine, soprattutto nella costruzione delle scene o l'uso delle musiche.
Dei nomi che mi citi, il più arduo da ricondurre al film credo sia von Trier; potrei anche dirti perché ma magari rischio di tirare in ballo cose che non c'entrano neanche.