6.3.09

In Bruges - La coscienza dell'assassino

In Bruges di Martin McDonagh
(2008) USA

In Bruges è uno dei film più bizzarri che mi sia capitato di vedere negli ultimi tempi. Lo è per la sua genuina volontà di mischiare commedia, dramma e violenza (con tinte gore) in un'atomosfera fredda ed ovattata come quella della provincia belga, teatro di questo intreccio dal sapore quasi shakespiriano e il cui risultato finale è decisamente surreale. A tratti il film ricorda un qualcosa di Tarantino o dei Coen ma pur mantenendo un proprio stile genuino ed originale.
Il punto forte dell'opera è la grande trappola che il regista tende allo spettatore: all'inizio del film ci vien detto subito che i protagonisti sono due assassini in esilio a Bruges, in attesa che si calmino le acque. Una serie di avvenimenti, di battibecchi, addirittura una gag, ci faranno credere di poter ritenere simpatici ed affabili questi due uomini, salvo poi scoprire chi e come hanno davvero ammazzato. Da qui in poi, comunque, l'ironia sui fatti rimane ed anche piuttosto insistita pure sui momenti più tetri della vicenda, sviluppando una trama lucida e perfetta nella quale i colpi di scena non mancano (anche se più di colpi di scena, si dovrebbe parlare di una volontà del regista di disattendere puntualmente le aspettative del pubblico) e che si va incastrando perfettamente nell'ambiente medievale di Bruges. 
Ottimo tutto il cast anche se non è il protagonista Colin Farrell ad emergere più di tutti ma il magnifico Brendan Gleeson che con molto poco riesce ad esprimere praticamente tutto. Riguardo Ralph Fiennes, credo che in molti lo abbiano già detto ma è il caso di ripeterlo: il meglio di sé lo da' proprio nelle caratterizzazioni da co-protagonista, come in questo caso dove appare per la prima volta solo a metà film e nel giro di poche battute ipnotizza l'attenzione di tutti.
In Bruges propone un tipo di cinema che mi piace: mette in ballo principi e morale in un mondo che per definizione non dovrebbe averli, attraverso una regia dall'equilibrio saggiamente calibrato con l'obiettivo di costruire un crescendo emozionale notevole.

2 commenti:

Alberto Di Felice ha detto...

Mi piacerebbe rivederlo, l'ho visto una sola volta in dvd dopo averlo perso in sala. Se non sbaglio era periodo di "Divi" -- nonché di esami. Ricordo molto vividamente Gleeson, del quale ho pensato tutto il bene del mondo: questo grassone buono, romantico, essere di un'etica perduta. Del film posso solo dire che l'ho amato come piccola opera, e sono contento che rimanga tale: non è un gran film, e non tutto mi è sembrato a a posto, ma vale anche per questo.

Massimo Manuel ha detto...

Sì, credo che l'opera offra un paio di spunti per una critica più approfondita. Ciò che mi ha colpito però (e mi par di capire che abbia colpito anche te) è che preso nel suo complesso (nessuna sequenza memorabile ma un insieme di scene perfettamente incastrate fra di loro) diventa un film affascinante pur con tutti i suoi limiti.
Gleeson è validissimo, un passo avanti su tutti.