19.12.09

Cosa resterà degli anni zero?

Il gioco della classifica è irresistibile ogni qualvolta si chiude un ciclo. La fine degli anni zero ci porta a fare il punto della situazione e a decidere cosa portarci nel nuovo decennio. Siti specializzati, blog e testate giornalistiche non si sottraggono al gioco e io non sarò da meno (come se questo importasse a qualcuno ma tant'è). Ma prima di buttare giù i miei 20 film più una postilla è bene fare qualche precisazione: è una lista parziale, talvolta emotiva; soprattutto è una lista incompleta! Detto ciò, quando si fanno di queste cose, a pesare sono più le assenze che le presenze. Fa' parte del gioco e siete liberi di insultarmi, criticarmi o meglio ancora dirmi quello che secondo voi manca e perché avrebbe dovuto esserci. Infine, un ringraziamento al mio amico John che mi ha aiutato e sopportato nell'ardua impresa di restringere l'iniziale rosa di 46 titoli per ottenerne 20.

1) INLAND EMPIRE (David Lynch). E' lo schiaffo in faccia a chi si affanna a cercare nel 3D la speranza di risvegliare i sensi del pubblico nelle sale cinematografiche. E' il culmine di una carriera. E' sperimentazione allo stato puro e al tempo stesso cinema nel senso più stretto del termine. E' narrazione emotiva che non può passare inosservata, è il film che non finisce con i titoli di coda ma ti insegue anche dopo esserti alzato dalla poltrona. L'autentico capolavoro degli anni zero che ci spiega (e ci fa "sentire") cosa dovrebbe essere un film.

2) Niente da nascondere (Michael Haneke). A mio parere l'opera più riuscita del regista austriaco, dove la sua ossessione per la macchina da presa e le sue capacità si coniugano al meglio con il cancro sociale che ci potrebbe portare alla deriva. Non distinguere quando stai guardando il film o una delle videocassette minatorie ci riporta al labile confine tra realtà soggettiva e realtà oggettiva: il tuo sguardo è quello del regista o del ricattatore? Fra l'altro, è un film dai molteplici livelli ma rimane sostanzialmente un thriller. Un thriller che non ha nessun elemento classico del genere, quindi un nuovo modo d'intenderlo.

3) Mulholland Dr. (David Lynch). Vale lo stesso discorso per Niente da nascondere: un film di genere che rimescola le regole e crea un'angoscia ad arte senza che se ne comprenda il motivo. Classicheggiante in alcuni punti ed innovativo per altri, è una fusione riuscitissima tra emozione e narrazione che ha spianato la strada ad INLAND EMPIRE. La verità è che non si potrebbe mai smettere di rivederlo.

4) Paranoid Park (Gus Van Sant). Per me rappresenta il compimento della ricerca di Van Sant avviata con Elephant. Se il più recente prevale sul primo è solo per la sua maggiore precisione negli intenti e la migliore resa finale. Paranoid Park è magari meno efficiente di Elephant ma forse meno pretenzioso e per questo più onesto. La scena della doccia è uno dei capolavori degli anni zero.

5) Lost in Translation (Sofia Coppola). Lo piazzo qui per creare un contrasto con le precedenti scelte. Le complesse scelte registiche precedenti si scontrano e deflagrano con questo elogio della semplicità che ha un impatto altrettanto fortissimo: il secondo film della Coppola è minimalismo che si fa' forte di un'idea e la porta avanti affidandosi ad un attore istrione e ad una cornice surreale (tale perché lontana da noi occidentali). Le emozioni che ogni volta questo film mi scatena sono fortissime e la scena finale ha lasciato qualcosa dentro tutti, se è vero che oggi se ne parla ancora. Il cult per eccellenza del decennio.

6) The Village (M. Night Shyamalan). Sono un ammiratore della prima ora di Shyamalan, pur riconoscendone gli alti e bassi. Ma The Village va oltre: per me è il miglior film post-11 settembre, il che è ancora più eccezionale se si pensa alla cornice cronologica del film. Una autentica favola che scava nel profondo dell'animo americano ed occidentale in genere, molto più di certe spocchiose produzioni già cadute nel dimenticatoio. Inoltre, è un'altissima lezione di regia cinematografica.

7) Dogville (Lars von Trier). Subito a seguire The Village perché è l'altro post-11 settembre che ha lasciato davvero un segno in questo decennio. Ma ancora più importante è l'elaboratissima messa in scena con la quale von Trier concretizza definitivamente le sue idee sul cinema ed il parziale fallimento del Dogma 95. Discesa agli inferi e violenza vendicativa senza precedenti, amara e liberatoria al tempo stesso. E' come guardare un mostro che sappiamo tutti di avere dentro. E' l'idea di un cinema che si piega alla storia che vuol narrare.

8) Kill Bill Vol. 1 (Quentin Tarantino). Altra memorabile vendetta al femminile, lo metto in cima alle opere di Tarantino perché forse è l'unica che ha davvero segnato interi anni di produzione cinematografica: nella sua perfezione stilistica e pregiatissima messa in scena, ci ha ricordato che il cinema può anche essere puro intrattenimento, divertimento, senza perdere la sua impronta d'autore. Non prendiamoci troppo sul serio, insomma. C'è abbastanza tempo e spazio per tutto.

9) Il petroliere (Paul Thomas Anderson). Difficilmente un regista è riuscito ad infilare un capolavoro dietro l'altro come Anderson. Il petroliere non sarà forse il mio film del cuore tra quelli che ha fatto eppure è perfezione non solo stilistica ma anche come risultato: per me rappresenta la fusione tra classico e moderno, un autentico punto fermo che chiude un'era e ne apre un'altra, ammesso che qualcuno voglia raccogliere la sfida. Perfetto sotto ogni aspetto, un vero capolavoro.

10) Il caimano (Nanni Moretti). Discusso e criticato, rimane la migliore analisi dell'Italia anni zero. Quell'Italia schiacciata dall'ingombrante presenza di Berlusconi e dai suoi effetti devastanti, riesce a narrare tutto ciò senza essere pedante e strettamente politico ma anzi marginalizzando la figura di Berlusconi concentrandosi invece sugli italiani. E sul cinema. Il bellissimo epilogo riassume il tutto con un impatto emotivo raro per il cinema italiano ed attualissimo ancora oggi. Purtroppo.

11) Se mi lasci ti cancello (Michel Gondry). L'incontro tra due geni del decennio (il regista e lo sceneggiatore Kaufman) ha prodotto una strepitosa lezione di cinema e di vita sull'elaborazione del dolore e del rimpianto. Sfrenata fantasia poetica che si esprime attraverso regia e montaggio, fusione tra artigianato ed effetti speciali, difficilmente lo si può dimenticare dopo averlo visto. Stiamo ancora aspettando qualcuno che sia capace di seguire questa strada.

12) Non è un paese per vecchi (Coen). Puro cinema fatto di immagini, panoramica di personaggi disperati e dispersi, la nostalgia di un ordine delle cose che ci rassicuri, la speranza negata di una giustizia che non arriva mai. Capolavoro che scalza A serious man solo perché quest'ultimo è ancora troppo fresco per essere elaborato, ma meritavano entrambi di esserci.

13) Il Divo (Paolo Sorrentino). La mia pietra miliare per il cinema italiano del decennio. Ancora spero che presto si parlerà di un prima e di un dopo Il Divo. E' quel tipo di cinema che mette in scena il regista prima ancora del film stesso: l'opera è Sorrentino ad ogni inquadratura, ogni scelta di montaggio, ogni ardito movimento di macchina. Senza mai farsi invadente ma semplicemente esprimendo il suo personalissimo punto di vista su un personaggio grottesco.

14) The Prestige (Christopher Nolan). Lo metto prima de Il cavaliere oscuro perché era sicuramente molto più facile aspettarsi da quest'ultimo il risultato che ha ottenuto. The Prestige, invece, non aveva l'obiettivo di imporsi sull'immaginario collettivo e per questo riesce in maniera profonda a condurre una riflessione sul potere ingannevole dell'illusione (anche cinematografica) pur rimanendo fortissimo intrattenimento. Da riscoprire.

15) Il cavaliere oscuro (Christopher Nolan). Nolan è il più grande degli americani capace di intrattenere con grandi budget ed effetti speciali senza mai essere banale e scontato, ma anzi sfruttando al meglio le potenzialità tecnologiche messe a sua disposizione per costruire una precisissima (e discutibile) apologia dell'eroismo, creando anche un "bad guy" da annali del cinema che ha reso immortale Heath Ledger.

16) Match Point (Woody Allen). La migliore espressione artistica di Allen degli ultimi dieci anni, asciutto e preciso nel portare avanti un discorso talvolta metafisico che materializza in immagini il pensiero del regista. Woody Allen abbandona i suoi cari toni da commedia per creare una tragedia lontana dalle esperienze comuni ma che ci tocca tutti da vicino: "il caos regna".

17) Into the wild (Sean Penn). Esempio di cinema viscerale ed emotivo, alla stregua di INLAND EMPIRE sembra (solo all'apparenza) privarsi di una vera e propria storia per puntare all'esperienza sensoriale che abbatte il confine tra spettatore e grande schermo. Un film non perfetto ma che nel suo insieme ottiene un risultato altissimo.

18) Zodiac (David Fincher). Quasi tre ore di thriller dove l'assassino è un fantasma. Non c'è, certe volte si dubita addirittura che esista. Neanche il finale fornisce risposte. Eppure si sta lì folgorati dallo stile del regista che mette su un'opera perfetta fatta di splendida fotografia e caratterizzazione precisissima dei protagonisti, merito di una sceneggiatura col botto. L'immagine del taxi illuminato solo da un lampione rimanda all'esorcista davanti la casa di Regan, consacrandosi per sempre.

19) I figli degli uomini (Alfonso Cuaròn). Perché questo film? Perché rappresenta un importante progresso nelle tecniche di messa in scena. E' un costante superamento dei limiti umani che si impongono nella realizzazione dei film, continui ed elaboratissimi (e truccatissimi) piani sequenza che gettano una ventata di innovazione non da poco. E' spettacolo allo stato puro.

20) I segreti di Brokeback Mountain (Ang Lee). Per chiudere ho scelto un film che quasi si distacca dalla produzione degli anni zero ma non per questo si rende banale o all'antica. Anzi, la costruzione delle inquadrature secondo Ang Lee richiama l'urgenza di non dimenticare che il cinema è anche e soprattutto immagini e che queste devono essere capaci di raccontare anche lo stato interiore degli individui. Il film, inoltre, ha rotto un taboo raccontando in maniera genuina e realistica l'amore omosessuale, senza gli insopportabili cliché e stereotipi che siamo costretti troppo spesso a subire.

Per concludere,una doverosa menzione al mondo dei serial che negli anni zero ha conosciuto un vero e proprio exploit che ha consacrato definitivamente quel processo di rivalutazione del mezzo televisivo avviatosi con Twin Peaks. Quello dell'audiovisivo seriale è lo spazio dove si ha il coraggio di osare, spesso molto più di quanto facciano al cinema. Perciò voglio citare quelli che a mio parere sono i due migliori prodotti del decennio.
Lost. Ha letteralmente rivoluzionato il modo di pensare il prodotto televisivo, ha scardinato le regole cronologiche e ha ordito una delle migliori trame di sempre nella quale tutti gli elementi emozionali sono sapientemente dosati. Ma soprattutto ha dimostrato che, se ben condotto, il pubblico si impegna con piacere a diventare parte attiva dello svolgimento. Un delirio osannato in tutto il mondo dopo il quale nulla è stato come prima.
Dexter. Il capolavoro seriale per eccellenza, una sfida costante nel richiedere da parte del pubblico empatia per un protagonista che più atipico non si poteva: un serial killer sociopatico. La capacità degli autori di spostare sempre più in là il confine dell'accettabile ha mantenuto intatto il notevole crescendo che ha caratterizzato le prime 4 stagioni, non facendosi mancare ardite riflessioni grazie alle quali milioni di persone si riuniscono davanti alla tv per dare il benvenuto nel loro salotto ad un serial killer.

11 commenti:

Christian Alpini ha detto...

Bellissimo post e bellissimo blog.
Ho finito ora di vedere la terza stagione di Dexter e già fremo per la quarta. E' un capolavoro assoluto.
Mi son opermesso di citare il tuo blog su un mio post....spero tu non me ne voglia :-)

Massimo Manuel ha detto...

Grazie mille.

J.L. ha detto...

Condivido gran parte delle scelte, ma questo lo sai già ; quello che scrivi a corredo di ogni singola preferenza mi ha convinto ancora di più. Naturalmente la parte più bella è stata "farla" la classifica :-D

Nota personale: Mi sento responsabile per Brokeback mountain (spero di non averti troppo condizionato con le mie citazioni antiquate), mi sarebbe piaciuto vedere un "orientale"(ma anche questo già lo sai)...

Sul versante telefilm non posso che condividere LOST e promettere di recuperare Dexter: il tuo entusiasmo nel parlarne mi ha già convinto del suo "valore"...

Compiti per le vacanze: FILM: In the mood for love. TELEFILM: True blood. Naturalmente scherzo!!! :-D

Massimo Manuel ha detto...

Ok, allora la prossima volta che ci vediamo buttiamo giù un'altra classifica perché il divertimento è quello.

Provvedo immediatamente per "In the mood for love".

Sempre grazie.

Paolo Cernigliaro ha detto...

Complimenti per il blog.. per quello che fai.. complimenti per ciò che scrivi, si vede/legge chiaramente che dietro le tue parole e i tuoi commenti c sono una buona preparazione e un'ottima conoscenza cnematografica e non solo(vedi la recensione di religiolus).. complimenti per la classifica di fine annozero..cominciamo :-) nn amo von(il von non è neanche suo) Trier il suo snobbare il cinema americano(e le sue conve(i)nzioni) vedi il progetto Dogma95 m fa girare le palle... note positive per Gus van Sant, Gondry/Lynch, i Coen.. fuori ne rimangono un bel pò, alcuni nomi, Inarritu e Amores Perros, il su citato In the mood for love!!!, e poi Miyazaki(uno a caso),richardkellydonniedarko, vabò forse avrai dimenticato Crash :-), penso che un posticino se lo meriti anche ozpetek con un saturno contro o ancor meglio le fate ignoranti, e dov'è Tim Burton??? buone feste ottimo lavoro ;-)

Massimo Manuel ha detto...

Grazie mille dei complimenti.

Le tue note sono giustissime e comprensibili; del resto già scrivendo il post sapevo che qualcuno mi avrebbe detto che mancava qualcosa e in realtà è giusto che sia così: i consigli che mi dai tu (e spero altri) mi serviranno per rimettere in giusta prospettiva queste scelte e poi chissà, fra qualche tempo, rivalutarle.
Delle tue precisazioni, in particolare, mi sento di dover rispondere ad alcune: Donnie Darko mi è piaciuto molto ma non reggeva il paragone con le altre scelte; col tempo mi sono resto conto che l'entusiasmo per Crash è andato scemando e tutto sommato molti altri film hanno fatto meglio. In ultimo (e qui ti darò un dolore, mi sa), non impazzisco per Burton: è costantemente in cima alla mia lista dei sopravvalutati. Non me ne volere.

Spero tornerai volentieri su queste pagine. Grazie ancora.

Anonimo ha detto...

Difficile scegliere solo 20 film di questo grandissimo decennio cinematografico. Io farò la classifica di fine anno dei personaggi maschili e femminili, però chissà se riesco a trovare la "forza" potrei cimentarmi in qualcosa del genere.

Ale55andra

Massimo Manuel ha detto...

E' per giocare. Ovvio che in queste classifiche ci sono assenze pesantissime, perfino mia. Ma serve più che altro a delineare uno stile, a far capire cosa si cerca nel cinema.
Basta non prendersi sul serio.
Grazie, ciao.

Cinema Notizie ha detto...

ottima classifica condivido molti dei film e le serie TV da te segnalate... ti auguro un sereno anno nuovo ;)
Marco Michele
CN

iggy ha detto...

Da estimatore di Van Sant trovo la tua scelta coraggiosa e quindi rispettabilissima. C'è chi si ostina a dire che Paranoid Park non aggiunge nulla al suo cinema ed invece lo reputo fondamentale per apprezzare la precedente trilogia, perchè si muove su binari diametralmente opposti!

Approvo i film scelti senza discutere le posizioni (impazzirei); mi mancano solo Cuaròn e il film di Haneke..

Dexter, dopo una quarta stagione così ci si può solo genuflettere!

Ciao, buon anno!

Daddun ha detto...

Mi sono divertito a verificare se condividevo la tua scelta, ma mi sono accorto che sarebbe un'impresa ardua riuscire a scremare. Complimenti per esserci riuscito! Comunque 16 film presenti nella tua classifica starebbero tranquillamente anche nella mia qualora riuscissi a stilarne una ... Buon 2010, Ale