30.5.07

Tarantino e il cinema italiano

“Il cinema italiano mi deprime. Parla solo di coppie in crisi, ragazzi e vacanze per minorati mentali. L’ho amato così tanto negli anni ’60 e ’70 e ora sento che tutto è finito. Una vera tragedia.” Firmato Quentin Tarantino. Il regista americano butta nel cestino gli ultimi anni del cinema italiano (fatta eccezione per il Il Caimano di Moretti), ad esempio film come Centochiodi di Olmi, Mio fratello è figlio unico di Luchetti, il cinema di Garrone, di Costanzo, di Bellocchio… Tutto questo, secondo Tarantino, è spazzatura. Quanto meno lo è in confronto ai film italiani che lui ha amato. (Tarantino è quello che ad un Festival incrociò Lino Banfi e gli si prostrò davanti, ammirato per come aveva interagito in uno dei suoi "splendidi" film con il culo di Carole Bouquet!) Ma Tarantino è anche quello che ama Sergio Leone.
Bellocchio lo attacca e difende il cinema italiano, pur ammettendone le colpe. Pupi Avati fa mea culpa sull’eccessivo provincialismo nostrano. Calopresti accetta le critiche ma ci vede un bel po’ di luogo comune, come D’Alatri. Luchetti dice che il problema è stato inquadrato nel modo sbagliato. Io, che ammiro la cultura cinematografica di Tarantino e la sua abilità nel frullarla ma più di questo non gli riconosco, rimango un po’ interdetto. A me Quentin dà sempre l’impressione di essere eccellente nel vedere la bravura degli altri, un po’ meno bravo a sviluppare uno stile che possa dirsi tutto suo; fatta eccezione per l’eccesso, sua caratterista peculiare così come potrebbe esserla di molti e non è poi un grande merito.
Come reagire davanti ad una critica così tranciante?

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Bè, a dire il vero non ho visto neanche uno dei film citati, ad eccezione naturalmente di Moretti. Credo che la sua sia solo un'opinione. Se a lui non piacciono certi film, pace e bene. Del resto anche lui mi pare un pò monocorde. Certo però dire "A me Quentin dà sempre l’impressione di essere eccellente nel vedere la bravura degli altri, un po’ meno bravo a sviluppare uno stile che possa dirsi tutto suo; fatta eccezione per l’eccesso, sua caratterista peculiare così come potrebbe esserla di molti e non è poi un grande merito" mi sembra non proprio esatto (non ho capito se lo dici tu o Lucchetti, pardon). Non capisco perchè i registi italiani si debbano tanto scaldare. Se la stessa cosa l'avesse detta Pinco Pallino nessuno avrebbe fatto una piega.Tarantino e la grossa parte di registi americani non fanno che osannare il cinema italiano. Una volta tanto qualcuno da un parere negativo. E vabè. :)

Anonimo ha detto...

In Italia è quasi sparito il cinema di genere (horror, storico, fantascienza ..), mentre le commedie occupano la maggior parte degli schermi - esigui - dedciati al cinema italiano. Forse Tarantino voleva puntare il dito su una certa staticità nella nostra produzione cinematografica, troppo legata al "sicuro" e poco propensa a rischiare ... Ciao, Ale

Anonimo ha detto...

Forse generalizzare è sempre un eccesso. Di certo si può salvare qualcosa. Però... quasi mi vergogno del cinema italiano quando penso che negli ultimi anni campioni d'incassi sono stati i vari "notte prima degli esami"... & things like that.

Massimo Manuel ha detto...

Zed, quelle parone sono mie. E' quello che penso di Tarantino: bravo nel frullare gli stili altrui, meno bravo a svilupparne uno proprio.
Per il resto, considero l'opinione di Tarantino condivisibile ma male espressa: generalizzare è il più grande sbaglio. Il problema di fondo, per me, rimane uno: negli anni citati da Tarantino l'ITALIA produceva 400 film l'anno. Ora ne produce 60. E' dunque molto difficile riuscire a creare una produzione d'eccellezza in un numero così esiguo di opere.
La critica ci sta, ma forse andava approfondita meglio.

Anonimo ha detto...

Tarantino ha fatto un osservazione legittima e nemmeno tanto infondata: mi auguro solo che la stampa italiana non monti un caso (solo perchè è lui a parlare) su dichiarazioni che comunque non scoprono l'acqua calda, perchè siamo tutti ben coscienti della mediocrità del nostro attuale cinema

Anonimo ha detto...

Tarantino poi, ad onor del vero è uno dei pochi che ha il coraggio di rendere pubbliche le proprie fonti di ispirazione. Ogni regista ha la propria forma mentis, dei modelli, degli stili a cui si ispira e non credo sia questo un problema. Tarantino è grande nel momento in cui non esiste altro regista sulla piazza in grado di fare le cose che fa lui, poichè ha uno stile molto personale e riconoscibile.
La mia preoccupazione è che possa ripetersi e, sulla carta (almeno per me) sembra che questo "Death Proof" non aggiunga nulla al manifesto della sua arte/estetica già visto in "Kill Bill". Spero insomma che non diventi un regista di maniera e che si reinventi ogni volta, cosa che in fondo ha fatto fino a "Jackie Brown"

Massimo Manuel ha detto...

E' che io non ci vedo questo grande autore che dicono, ma ovviamente questo è il mio parere...
Paradossalmente, trovo i suoi film più personali i meno riusciti... Penso di essere uno dei pochi a non essersi esaltato per "Le iene"...

Anonimo ha detto...

Bè io mi trovo d'accordo con Iggy riguardo allo stile tarantiniano. Ricordo che, non tanto le Jene, ma Pulp Fiction segnò la nascita di un nuovo genere... appunto il suo. Quante volte vediamo un film e diciamo: un pò alla Tarantino. Mi pare sia esaustiva come frase. Riguardo alle sue affermazioni la penso come Massimo. Pericoloso generalizzare, anche se di fondo non ha tutti i torti. Del resto, e lui non lo ha mai negato, anzi ci sguazza, il cinema italiano è sempre stato per lui fonte inesauribile di spunti e - perchè no - di citazioni più che volute. D'altro canto, anche lui tende a fare un pò sempre le stesse cose. Per ora è ancora solo un regista "di genere", magari il suo genere, ma pur sempre... ehm... limitato.