3.12.07

Uno sguardo altrove: Desperate Housewives

Marc Cherry potrà andare in giro quanto vuole a ripetere cento volte che la sua creatura Desperate Housewives non ha nulla a a che vedere con Twin Peaks. E magari c'ha pure ragione, nel senso che nelle sue intenzioni non vi era questo accostamento. Ma si sa, quando qualcosa di epocale accade (tipo la messa in onda di un serial come Twin Peaks) nulla sarà più come prima e tutto ciò che ne consegue ne sarà assolutamente influenzato.
Desperate Housewives, per l'appunto, non fa eccezione. E del serial cult di David Lynch ignora tutte le implicazioni fantastiche (quelle di cui si servì X-Files, insomma) e s'appropria dei toni più leggeri, quasi da soap ma senza dimenticare un di dark. La serie di Marc Cherry, infatti, è la più esplosiva miscela di generi che si sia vista in tv da un bel di tempo a questa parte. Le quattro protagoniste garantiscono ricchezza di sfumature (c'è la lunatica, la nevrotica, la libertina e così via) condite da toni thriller con inattese esplosioni di violenza. La storia è ambientata nel quartiere di Wisteria Lane, dove i vicini di casa sono tutti sorridenti e tutti gentili. Finché un giorno una di queste non si spara un colpo alla testa. Perché l'ha fatto? Cosa nascondeva di così terribile? La necessità di scoprire i segreti di Mary Alice (la suicida che dal momento della sua morte diventa la voce narrante del serial) porta le protagoniste ad indagare non solo nel suo passato ma anche a scoperchiare tutti i segreti degli abitanti di Wisteria Lane. Tutti, infatti, hanno qualcosa di più o meno pericoloso da nascondere e col tempo tutto verrò a galla con le sue inevitabili conseguenze. I punti di contatto con Twin Peaks, quindi, abbondano (la morte di una donna ad aprire le danze, donna che diventerà l'ossessione che porta avanti la storia; una piccola comunità all'apparenza idilliaca ma profondamente ipocrita nel nascondere l'impensabile) ma non è questa la questione: Desperate Housewives riesce a reggere tutti gli aspetti di questa storia (che oscillano da punte di alta comicità fino a momenti di estrema drammaticità) con un equilibrio sorprendente ed impeccabile, davvero lodevole. Merito anche di uno splendido cast. Desperate Housewives ha anche il pregio di riportare in tv qualcosa che da molto tempo latita, ovvero un prodotto televisivo che tenti un qualche tipo di satira o di critica nei confronti della società americana, questa volta in chiave femminile e con un di ironia.
Sulla Rai è in arrivo la terza serie, a partire da martedì. Il consiglio è di non perderla perché mentre la prima fu davvero fulminante, la seconda si è un incespicata. Con la terza, invece, Desperate Housewives ritorna a vette altissime, grazie anche all'introduzione di un nuovo personaggio interpretato niente di meno che da Kyle MacLachlan (sì, proprio il mitico Cooper di Twin Peaks) che in queste vesti è davvero adorabile. Una terza serie davvero impeccabile in quanto a sviluppi narrativi e colpi di scena a catena. Su FoxLife, invece, dal 4 dicembre prende il via la quarta serie quasi in contemporanea con l'America. E non si sa davvero come andrà a finire, visto il putiferio in corso. Staremo a vedere.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Domani sera sarò in prima fila davanti alla tv sia per DH sia per il bellissimo Brothers & Sisters! Ciao, Ale

Anonimo ha detto...

ATTENZIONE COMMENTO CON SPOILER PER CHI NON HA VISTO LA SEASON 3!!
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Insomma, non sono molto daccordo su quelle "vette altissime" riferite alla terza stagione che, per me, oltre ad allungare male il brodo (vedi la superficialità con cui si è parlato di pedofilia, Gabrielle Solis ormai caricatura di sè stessa e la parentesi signora Mclusky) crolla inesorabilmente dopo la 15a puntata con il mistero svelato e la sparizione (inevitabile vista la gravidanza)di Bree. Ho trovato molta più coerenza narrativa nella seconda stagione. Rimane comunque una piacevole serie disimpegnata che forse non sarà più un gioiello di scrittura come nella prima stagione.

Massimo Manuel ha detto...

No, attenzione: io riguardo alle vette mi riferisco alla soluzione narrativa costruita sul personaggio di Orson Hodge e sua moglie Bree, cbe brilla molto di più della blanda storia di omicidio su cui si fondava il nodo della seconda serie. Concluso per forza di cose quell'arco narrativo (per la gravidanza di Bree, come giustamente dici) la serie ha subito un vistoso calo nonchè una serie di soluzioni in termini di trama piuttosto stiracchiate. Ma rimane, a mio parere, comunque molto più alta della seconda.
Sul disimpegno, poi, mi permetto di dissentire. Ovviamente è da leggersi nelle righe, ma un pò d'impegno nel descrivere la situazione femminile del nostro secolo io ce lo vedo.

Massimo Manuel ha detto...

E ovviamente concordo con te riguardo la prima serie: un vero gioiello difficile da ricostruire.

Anonimo ha detto...

Pardon, avevo capito male! Su Orson Odge concordo alla grande, ma quelle ultime 8 puntate tirate per i capelli non le ho proprio digerite e hanno viziato il mio gradimento finale per una stagione che comunque prometteva molto bene. Concordo con le considerazioni sul sottotesto della serie, ma diciamocelo: mi ritrovo più spesso a ridere che a pensare! ^^

Massimo Manuel ha detto...

8 puntate finali tirate per i capelli... mi ricorda tanto la seconda stagione di Twin Peaks!! =)

Unknown ha detto...

twin peaks.....ma lynch che dice a proposito? non si sa nulla del suo prossimo film

Massimo Manuel ha detto...

Il paragone con Twin Peaks non significa che DH si avvicini alla grandezza del serial cult di Lynch, ma semplicemente che ne riprende molti meccanismi che, proprio grazie all'avvento di TP, sono diventati di linguaggio comune nella tv seriale.
Detto ciò: Lynch tace. Di nuovi film non se ne parla proprio e rimane, al riguardo, una sua dichiarazione ai tempi del tour promozionale di IE: "aspetterò che nuove idee convergano."

Anonimo ha detto...

Uhmmm... trovo carina la serie. Tutto bene, ottimo il personaggio "Orson", un inedito "cattivo?" Kyle. Però, francamente, lo sforzo di "descrivere la situazione delle donne" lo trovo scarsetto assai. Sex and the city, per quanto ormai obsoleto, con la classica situazione ragazza in carriera con migliore amico gay, resta comunque più vicino a noi donne, anche europee. Ma va bene lo stesso, non è necessario che una serie faccia riflettere più di tanto secondo me =)