1.2.08

Non è un paese per vecchi (anteprima)

(2007) USA

I fratelli Coen. Gli ultimi rimasti a saper coniugare tradizione e modernità. E questo No country for old men è forse una delle loro opere più riuscite. Probabilmente una delle perle dell'anno appena finito. Più di tutto, il film che meglio rappresenta a che punto è il cinema americano in questo momento.Verranno in molti, poi, a decantare le perfezioni 'tecniche' di questo film. A me interessa soprattutto raccontare il terremoto interiore che mi ha provocato (che poi, per quanto mi riguarda, significa parlare della stessa cosa).
No country for old men è un film violentissimo. Inizia con un brutale omicidio e poi subito un altro e poi via, un'escalation di morti ammazzati. Ma sarebbe troppo facile attaccare a questo film l'etichetta di cinema che rispecchia il mondo brutale e violento in cui viviamo. Non credo che ai Coen interessi questo. Ai due fratelli prodigio interessa più di tutto gettare un uomo qualunque (Josh Brolin) nel bel mezzo di un casino fatto di sangue e sudore. Ai due fratelli interessa dipingere il più agghiacciante e pauroso psicopatico che si sia visto negli ultimi anni di cinema (Javier Bardem). Ai due fratelli interessa un vecchio sceriffo disilluso (Tommy Lee Jones) che però ancora ci crede o ci vuole credere che si possa fare qualcosa per far sì che almeno una storia, una sporca storia come questa possa finire nel modo giusto. Il tutto sullo sfondo di un'America desertica al confine con il Mexico, una terra dove sembra che la libertà ce la si debba guadagnare a gran fatica. Grande tradizione dunque senza farsi mancare nulla, neanche il marchio di fabbrica (i Coen sono quelli capaci, come ad esempio anche in questo film, di inondarti di ironia mentre un uomo sanguina pure l'anima) o la riflessione sulla vita, decisamente più nera dei film precedenti; ho trovato, a tal riguardo, terribilmente bella e atroce una delle ultime scene del film, ovvero l'incidente d'auto che coinvolge Bardem: una scena che sembra voler riconciliare il pessimismo del film con la voglia di riscatto degli spettatori ma che finisce con il risuonare come un dolorosissimo schiaffo in faccia a chi in fondo ci aveva creduto che potesse esistere una speranza superiore o un giusto ordine delle cose. Ma come potrebbe? L'aridità del deserto è la stessa che si è impossessata degli uomini. Il cieco desiderio di un mondo migliore, di una vita migliore può costare molto.
I Coen fanno tutto questo con uno stile glaciale e perfetto, con un cast che meriterebbe qualsiasi tipo di premio esistente e con un coraggio da cui molti (qualcuno ha detto Tarantino? Sì, l'ho detto io!) dovrebbero sforzarsi di imparare. E io sono grato a loro per questo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ohohoh che bello già l'hai visto!

Non leggo niente xké nn voglio rovinarmi la sorpresa, tornerò a commentare!
Aspettative altissime xò..

Massimo Manuel ha detto...

Aspetto il tuo commento con piacere, allora.

Anonimo ha detto...

Cavolo che recensione, aspettative alle stelle!